RUOTE D’ORO – Gold Wheels – Capitolo n. 39
di Roberto Gerosa – Redazione Verona 1954 Area1 Veneto Trentino/AA
Presentata al Salone di Parigi nel marzo del 1956 presso lo stand della Renault, la Dauphine ebbe un discreto successo e diventò famosa sul mercato internazionale, in particolare quello statunitense. Nacque come erede della 4CV (vedi capitolo n. 3 giugno 2020 ndr), in un periodo dove lo spazio sembrava essere una prerogativa delle auto di lusso, per l’esigenza da parte della Renault di avere una vetturetta a 4 porte con una migliore accessibilità ai posti posteriori.
I vari designer, guidati da Robert Barthaud (1937/2017), studiarono e progettarono questa berlina con le seguenti caratteristiche: motore posteriore, un muso e una coda dall’ aspetto morbido e arrotondato, due grossi fari anteriori, un paraurti rialzato al centro, vistose prese d’aria per il raffreddamento del motore, un lunotto di grandi dimensioni, freni a tamburo e un cambio a sole tre marce. La cilindrata di 845cc e la potenza di soli 30 CV, risultarono un handicap in quanto la velocità venne considerata troppo limitata. Per essere concorrenziale con la Fiat la Renault, nel 1958, strinse un accordo con l’Alfa Romeo che iniziò la produzione diretta, escludendo così le spese doganali che rendevano la Dauphine poco attraente economicamente, passando da un costo, dazi compresi, di 1.160.000 lire a quello, sempre di listino, di lire 928.370.
Negli anni 1957/1958, la Dauphine migliorò le proprie prestazioni grazie all’intervento di Amedeo Gordini (1889/1979), il mago di origine italiana che elaborò diversi motori del Marchio Renault iniziando la sua opera nel 1946 a seguito dell’accordo con la Simca (Société Industrielle de Mécanique et Carosserie Automobile), la Casa automobilistica francese fondata nel 1934 dall’imprenditore torinese Enrico Teodoro Pigozzi (1898/1964). L’intervento di Gordini fece aumentare la potenza della Dauphine a 52 CV e la velocità a 140 km/h.
Ed ecco arrivare gli anni ’60, quelli de “La dolce vita”, film considerato uno dei capolavori di Fellini con l’attrice Anita Ekberg, nata in Svezia nel 1931 e miss nazionale negli anni ’50. Morta sola e povera nel gennaio del 2015, dopo una lunga degenza per malattia, la ricordiamo per il famoso bagno nella Fontana di Trevi accompagnata da Marcello Mastroiani (1924/1996). Nell’arte lo spensierato mondo di Federico Fellini che faceva sognare, nella realtà le vicende politiche in Italia, che non erano tra le migliori a causa delle rivolte contro il Governo Tambroni, dell’omonimo Avv. Fernando nato ad Ascoli Piceno nel 1901 e morto nel 1963 rimanendo in carica solamente 123 giorni. Non possiamo poi dimenticare “La Primavera di Praga” nel 1968, con il tentativo da parte del Presidente cecoslovacco Alexander Dubcek (1921/1992) di democratizzare il paese in quanto interprete di una linea definita “socialismo dal volto umano”, bloccata dall’invasione di carri armati sovietici (la storia si ripete) la cui occupazione terminò nel 1990.
Siamo negli anni settanta e il mio personale ricordo va al 1976, quando provai una Dauphine/Gordini tirata a “malta fina” ma spartana internamente, in una gara in salita. La vettura apparteneva a Giacomo, un conoscente benestante residente a Canneto sull’Oglio (MN), che incontrai davanti alla chiesa di Sant’Antonio Abate in stile gotico, per trasferirci poi presso la sua residenza per i preliminari. In quella gara non ottenni un buon risultato perché, a causa di alcune goccioline d’acqua di troppo sull’asfalto, trovai molta difficoltà nella guida tant’è che in una curva feci un pericoloso testa/coda che mi portò a “grattugiare” la parete rocciosa con vistosi graffi sulla carrozzeria, proseguendo con nonchalance ma con palese ritardo, ricordando con piacere le incitazioni del pubblico a quella mia giravolta. A fine gara, la faccia del Sig. Giacomo non era tra le più felici ma in seguito comprese che quell’auto, pur avendo un motore e un cambio che rispondevano molto bene, aveva una tenuta di strada sul bagnato estremamente precaria, nonostante gli interventi preventivi sull’assetto della vettura.
“Se è vero che molto acciaio, allumino, stoffa, vetro, energia, sono necessari per la fabbricazione di un’automobile, è altrettanto vero che il materiale più necessario rimane l’intelligenza”. -E. T. Pigozzi-
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1 Comments
Gianni
Molto interessante l’articolo ma devo anche dire molto graziosa la foto con la ragazza.
Complimenti Gianni