L’ideatore delle Moderne Olimpiadi
Storia degli sport
Di Massimo Rosa
Le prime Olimpiadi della storia si tennero ad Olimpia, città consacrata a Zeus (Giove), nel 776 a.C., in auge per qualche secolo, queste videro la loro ultima edizione nel 376 a.C., da allora ci vollero niente che meno 2272 anni perché ritornassero ad essere protagoniste dello sport.
“ Lasciateci esportare canottieri, corridori e spadaccini; nel futuro c’è il libero commercio, e un giorno, quando, caduti i muri della vecchia Europa, esso sarà introdotto, la causa della pace avrà ricevuto una nuova e forte stabilità…..di continuare e di completare, su una base soddisfacente delle condizioni della vita moderna, questo grandioso e salutare lavoro, la rinascita dei Giochi Olimpici”, con queste storiche parole il barone Pierre Fredy de Coubertin chiudeva il suo intervento al congresso, tenutosi a Parigi il 25 Novembre 1892, in occasione del V° anniversario della fondazione dell’Unione delle Società Francesi degli Sport Atletici, pronunciando per la prima volta in pubblico le parole Giochi Olimpici.
In quel secolo, il XIX°, diversi furono i tentativi di resuscitare le Olimpiadi, ma sempre questi furono di poca e timida importanza.
Ma chi era Pièrre Fredy de Coubertin, il padre delle Olimpiadi Moderne?
Piérre era nato a Parigi l’1 gennaio 1863 da una nobile famiglia. La madre era una fervente cattolica e sognava per il figlio una carriera ecclesiastica, mentre, il padre, uomo probo, che coltivava la passione della pittura sognava per l’erede una carriera militare, e male che andasse quella forense. Pièrre non soddisfò né l’uno e né l’altro genitore e, infatti, terminato il liceo s’iscrisse all’Ecole Libre de Sciénces Politiques. Appassionato studioso di pedagogia e politica, non praticò alcuna delle due. Politicamente fu un liberal-conservatore, propugnatore però di uno stato leggero e federalista. Ammiratore del pedagogo inglese Thomas Arnold, ch’egli ritenne essere “il più grande educatore dei tempi moderni….con lui l’atletismo penetra in un grande collegio e lo trasforma…..e, dal giorno in cui la prima generazione plasmata dalle sue mani, fu lanciata all’esterno, gli affari dell’Impero britannico cambiarono aspetto”. E così da questa sua convinzione cominciò ad attraversare il canale della Manica per studiare il sistema scolastico inglese da importare nella sua Francia. Da queste sue continue frequentazioni trasse l’ispirazione per elaborare i principi dello sport e dell’olimpismo, che devono essere per i giovani motivo di crescita fisica e morale. Valori che il barone vedeva soprattutto esaltati nell’atletismo di matrice anglosassone; in questi vedeva, infatti, qualcosa che educava al sacrificio, alla responsabilità ed alla disciplina, senza nulla togliere all’individualismo, mentre in quello della ginnastica tedesca coglieva invece l’esaltazione del militarismo e del nazionalismo, conferma che ebbe in occasione delle Olimpiadi di Berlino nel 1936. Era un idealista ma al contempo abile organizzatore, attento al particolare più insignificante. Della società aveva una visione elitaria, ma sapeva avere gli argomenti per affascinare la massa. Non amava lo sport professionistico perché adombrato da uno stuolo di scommettitori che ne potevano inficiare l’etica sportiva.
Ma poco prima di morire dichiarò: “ Che vecchia e stupida storia, quella del dilettantismo olimpico. E quanto mi hanno rimproverato, e sempre a torto, la pretesa ipocrisia del giuramento olimpico. Ma leggetelo, questo famoso giuramento di cui sono il padre felice e fiero. Dov’è scritto che esige dagli atleti che scendono nello stadio olimpico un dilettantismo che io sono il primo a riconoscere come impossibile? Con il giuramento io chiedo che una cosa: la lealtà sportiva. Ed essa non è ad appannaggio dei soli dilettanti”.
Morì a Losanna il 2 Settembre 1937, ed il suo ultimo desiderio di essere sepolto ad Olimpia fu esaudito.
E là riposa il “Padre delle Olimpiadi Moderne”.
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