Dimensioni diverse per un obiettivo unico: la cultura dello sport
LA STRADA GIUSTA
Di Maurizio Monego
Da quando – trent’anni fa – il Panathlon ha imboccato più decisamente la strada dell’agire, accentuando il carattere di club service, i club hanno intensificato le azioni nel territorio. Questo si è tradotto in maggiore attenzione per le società sportive che vi operano e accresciuto impegno nel sociale, attraverso iniziative mirate sia sul piano organizzativo che su quello culturale. Vicinanza negli eventi sportivi locali, premiazioni di vario genere per enfatizzare meriti e valori, incontri nelle scuole e in ambiti pubblici sono le più apprezzate caratteristiche che i club sviluppano. Quelli che meglio le mettono in luce, per contenuti e per capacità comunicativa, ottengono quel riconoscimento di credibilità, autorevolezza e utilità nelle proprie comunità di riferimento. Le esigenze di ciascun territorio, siano la singola cittadina o la regione, possono essere diverse. Nel tempo molti club hanno dimostrato e continuano ad affermare il valore della loro presenza promuovendo l’etica, il fair play, l’integrazione e l’inclusione, sostenendo la solidarietà e spargendo i semi della cultura sportiva nell’educazione dei giovani – anche dei meno giovani -, al rispetto dell’ambiente, alla salute e a dare senso alla pratica sportiva per tutti. I campioni, che vengono spesso coinvolti, danno volentieri il proprio contributo di immagine e di testimonianza per aiutare i club.
In Italia possiamo contare su un Distretto Panathlon che finalmente mostra di aver compreso il suo ruolo e realizza service di successo. Paradossalmente questi si sono realizzati in periodo pandemico. La pandemia ha contribuito a sviluppare queste attività – questo è il solo effetto positivo del flagello che sta condizionando le nostre vite – facendoci scoprire il vantaggio di liberare, in molti casi, dagli oneri organizzativi che la presenza comporta, garantendo presenza teoricamente più numerosa e partecipata. L’importante è che non vengano inflazionati, sappiano mirare temi importanti e alzino il livello delle competenze chiamate a trattarli. Il Convegno di Venezia del Giugno scorso “Lo Sport nella Terza Età – Perché mantenersi attivi e in salute”, il Forum Nazionale di Ottobre realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico UST Ufficio IX di Lucca e Massa Carrara riguardante la “Ripartenza della Scuola” e il progetto di corso di formazione per operatori sportivi, “Manager per l’etica sportiva”, che sarà realizzato nel 2022 in collaborazione con Sport e Salute e con la Scuola dello Sport sono esempi che favoriscono la conoscenza e l’autorevolezza del Panathlon. I risultati di quei convegni e del corso in preparazione dovranno essere valorizzati dai club attraverso l’applicazione sul campo. Lo stesso dicasi per alcuni dei convegni che si svolgono in Centro e Sud America e per quanto avverrà nel prossimo Congresso Panamericano di fine Gennaio in Bolivia.
Tutta questa attività responsabilizza anche la “Commissione per la cultura, la scienza e l’educazione” (CCSE) a individuare temi e relatori per un congresso che sia di ampio respiro e fornisca linee di ricerca e applicazione adeguate, con il risultato di alzare ulteriormente il livello culturale del Panathlon International.
Ciò sta già avvenendo attraverso le iniziative che il Panathlon International sta realizzando in collaborazione con istituzioni e organizzazioni in campo internazionale ed europeo in particolare.
Il numero 3/2021 della Rivista, che la Segreteria Generale ha diffuso, ha contenuti che vanno letti con una certa attenzione. Si segnalano, in particolare, gli articoli di Enrico Fora (pg. 4) sullo sport sostenibile, di Malcom Foster (pg. 6) sullo sport vissuto dai rifugiati, di Paul Standaert (pg. 10) su EWOS 2021, di Fabrizio Coniglio (pg.11) per l’intervista a Stefano Bizzozi e di Patrick Van Campenhout (pg. 30).
Gli argomenti trattati danno la dimensione degli interessi culturali del Panathlon International e del terreno su cui opera. Compaiono sigle di organizzazioni e di progetti che forse non tutti conoscono, ma riguardano programmi ed eventi in cui il Panathlon è inserito fra i protagonisti della cultura e delle politiche sportive di primo piano.
Per capire la portata di queste iniziative è necessario informarsi. La rete è uno strumento assai utile quando è usata in modo intelligente. I contenuti della Rivista suggeriscono dove cercare per approfondire. Senza voler entrare nel merito degli articoli e degli argomenti citati, che lasciamo alla curiosità dei lettori, è evidente che le tre dimensioni sopra ricordate, Club, Distretto, Panathlon International, sono unite da un unico filo rosso, che si dovrebbe imparare a scorgere e seguire.
La forza del Movimento panathletico sta nella presenza dei club sul territorio e nell’efficacia delle azioni che vi compiono. Gli input, le suggestioni, i campi delle linee d’azione provengono sì dall’intraprendenza dei dirigenti di club e dalle opportunità che di volta si presentano, ma a ben vedere nascono e sono rintracciabili nei programmi e nelle realizzazioni dei livelli organizzativi superiori. Le Carte panathletiche, le targhe etiche, alcuni concorsi che il Panathlon realizza attraverso la sua Fondazione Culturale “Domenico Chiesa”, sono strumenti a disposizione dei club. Sono il frutto di congressi internazionali, di confronti con altre organizzazioni culturali, di frequentazioni di ambienti internazionali dove si incontrano culture e sensibilità diverse rispetto ai temi dello sport.
Riuscire ad avere una visione olistica del panathletismo, riuscire a cogliere il disegno completo da perseguire per livelli applicativi diversi ma ugualmente orientati, si traduce in “senso di appartenenza che conferisce fiducia e speranza”, come ha ricordato recentemente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Se lo riferiamo alla “comunità” Panathlon, la fiducia è quella nei nostri dirigenti e quella riposta nelle azioni suggerite; la speranza è di riuscire a far breccia in un percorso educativo dove i nostri principi e le nostre esperienze possano trovare consenso. Ovvero l’essenza della nostra utopia.
Ciò che il Panathlon International realizza, ciò che il Distretto produce, ricadono sui club in termini di prestigio dell’istituzione e sono incentivo all’espansione. Il Panathlon International Expansion Committee (PIEC) presieduto da Patrick Van Campenhout, ad esempio, è partito col piede giusto e certamente otterrà quei risultati che fino ad oggi erano auspicati ma trovavano difficoltà a realizzarsi: i nuovi Club, Lyon-Metropole (2/09/2021) in Francia e Arenzano (12/09/2021) in Italia, sono un buon punto di partenza, che va ad onore dei due Distretti, ma risente di una impostazione nuova a livello internazionale.
La presenza in convegni e congressi internazionali di qualificati rappresentanti del Panathlon International e delle sue sedi di rappresentanza, contribuiscono a dare internazionalità al movimento, a farlo conoscere ed apprezzare. È questa la strada da percorrere e quanto prima ne saremo consapevoli tanto prima ritroveremo crescita e autorevolezza.