Non si era mai visto uno Zverev così forte, ma neppure un Medvedev così inferiore al tedesco
Tennis Il di Alberto Capilupi – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Il primo, negli ultimi cinque incontri diretti, aveva sempre perso, per cui si pensava di dover assistere ad una finalissima almeno equilibrata.
Al contrario, nonostante il punteggio (6-4, 6-4) possa indurre a ritenere che il risultato sia stato incerto, la partita si è svolta a senso unico dall’inizio alla conclusione.
L’elemento di gran lunga più decisivo è stato il servizio. Zverev, in giornata di grazia, ha continuato senza alcuna esitazione a sparare missili, mettendo l’avversario nella condizione di non poter rispondere o di difendersi timidamente. Al contrario Medvedev spesso non è nemmeno riuscito a mettere in campo la prima palla (ben 24 volte), rinunciando così al vantaggio fondamentale di poter impostare azioni offensive alla ricerca immediata del punto ed esponendosi invece al rischio di essere attaccato con la risposta alla battuta, come poi in realtà si è verificato più volte.
Questo per quanto riguarda i primi due colpi (battuta e risposta), cioè i più importanti per vincere i game.
Ma anche negli scambi il tedesco ha dominato il gioco. Persino con il diritto, considerato il colpo in cui in genere si sente meno sicuro. Invece a destra si è quasi sempre difeso benissimo e appena ha potuto ha cercato di attaccare. Con il rovescio, poi, non si è limitato a portare a segno i suoi soliti lungolinea vincenti, ma ha persino sfoggiato ottimi incrociati in piena spinta. E poiché Medvedev rimaneva sistematicamente molto indietro nella risposta al servizio, ad un certo punto ha cominciato ad affidarsi con insolita sicurezza al “serve and volley”, cioè a seguire a rete la battuta: soluzione per lui finora piuttosto rara nonostante i suoi quasi due metri di altezza, ma che potrebbe completare il suo già altissimo bagaglio tecnico.
Medvedev, probabilmente sorpreso dallo stato di grazia dell’avversario, raramente è riuscito a liberare le sue solite micidiali accelerazioni di diritto e non ha mai dato l’impressione di poter organizzare una tattica controffensiva o di riserva. Addirittura ad un certo punto, in quelle condizioni, è sembrato simile ad un pugile costretto alle corde.
Per la cronaca, il russo ha subìto due disastroso break nel terzo gioco del primo set (rischiandone un altro nel quinto gioco) e nel primo game del secondo. E contro una macchina da guerra come era Zverev nel servizio, l’aver perso il proprio servizio all’inizio dei due set ha probabilmente determinato nella sua mente la quasi assoluta certezza di uscire sconfitto.
Con questa vittoria, Zverev si conferma come il più forte tennista dell’anno. Anche sul piano atletico e mentale. In questo momento appare davvero imbattibile, almeno negli incontri giocati in due set su tre. Ma finora non ha mai vinto un torneo del Grande Slam, in cui ci si confronta in tre set su cinque. Proprio questo sarà il suo prossimo obiettivo.
La sua stagione è finita, perché la Germania è fuori dalla Coppa Davis, che si svolgerà tra 18 squadre nazionali dal 25 novembre al 5 dicembre in tre città (Torino, Innsbruck e Madrid), con semifinali e finale nella capitale spagnola.
Perfetta l’organizzazione di queste finali ATP, che si svolgeranno per altri 4 anni ancora a Torino (“migliore di Londra”, secondo Zverev).
Un’ultima annotazione. A queste finali Atp 2021 hanno partecipato (per meriti acquisiti nell’anno) soltanto tennisti europei. Quindi dove sono finiti gli statunitensi, i sud-americani e gli australiani?
Le foto, i video, le caricature, i ritratti, presenti su PANATHLON PLANET sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla Segreteria di redazione: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it, che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate, segnalando prontamente il nome del fotografo. Si ringrazia comunque l’autore.