di Alberto Capilupi – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Il calcio è uno di quegli sport in cui non sempre si può dire che chi ha vinto abbia dimostrato di essere superiore a chi ha perso. Specialmente se lo scarto del punteggio è di una sola rete. In questi casi il tifoso deve accontentarsi di affermare che la sua squadra ha portato a casa il risultato.
Tutto sommato, però, la vittoria è considerato l’obiettivo più importante nello sport agonistico: si gareggia non per divertimento, ma per vincere.
I pali e le traverse non contano assolutamente nulla e in pratica non hanno alcun valore gli errori della terna arbitrale relativamente a rigori dati o non concessi, a falli rilevati o trascurati, a fuori gioco veritieri o inesistenti e ad eventuali rinunce a fare verifiche ricorrendo al video a disposizione dei due ufficiali di gare del “var”.
Ad esempio, l’Italia ha vinto gli europei, ma dovremmo limitarci a ritenere obiettivamente che li abbiamo conquistati semplicemente perché i risultati sono stati positivi per noi. Quello che conta, in realtà, è che agli europei abbiamo superato gli iberici e che ci siamo poi imposti sull’Inghilterra nella finale. Non importa se la Spagna, che poi ci ha battuto meritatamente qualche giorno fa nella semifinale della “Nations League”, fosse o non fosse superiore a noi.
Allo stesso modo non possiamo dire che siamo arrivati terzi perché abbiamo dimostrato di essere più forti del Belgio, che nello spareggio per il terzo e il quarto posto ha perso dall’Italia per 2-1 cogliendo però tre legni. Ci è andata bene: abbiamo vinto e quindi siamo terzi.
Il caso, la fortuna e le decisioni arbitrali spesso discutibili rivestono un ruolo determinante nel calcio se i livelli delle due squadre si equivalgono.
Difficilmente, però, i commenti sportivi tengono conto dell’enorme importanza del caso, perché è piuttosto diffusa la tendenza a fornire nella cronaca versioni orientate a dare l’impressione che la squadra vincente si sia dimostrata superiore all’altra anche quando questo non corrisponde al vero.
Invece in altri sport, ad esempio nel tennis, nella pallavolo e nella pallacanestro, questo non succede, se non eccezionalmente.
Nel tennis, in particolare, l’arbitro è ridotto ormai ad una funzione molto secondaria, perché nei tornei più importanti le incertezze nel decidere se la palla fosse dentro o fuori sono affidate ad una macchina computerizzata (il cosiddetto “occhio di falco”, che pur potendo sbagliare di qualche millimetro emette giudizi incontestabili). Da quando però è stato introdotto il “tie-break”, cioè un gioco decisivo per terminare un set o addirittura un incontro, a volte succede che si possa perdere per un solo punto, magari per un nastro fortunoso, anche dopo molte ore di lotta. Ma è molto raro che succeda.