Le Olimpiadi del 2026 sono la ghiotta occasione per dare alla città una moderna impiantistica sportiva all’altezza del prossimo futuro.
Di Giorgio Ambrogi – Milano Area 2 Lombardia
Impianti sportivi e sport a scuola. Questi sono stati i temi che hanno animato l’incontro “Il futuro delle strutture sportive milanesi” organizzato dal Panathlon Club Milano nella serata di giovedì 23 settembre. Un incontro guidato da Filippo Grassia, il presidente del club meneghino, e che ha visto la partecipazione di Roberta Guaineri, Assessore al Turismo del Comune di Milano, Alessandro Morelli, Viceministro delle Infrastrutture e della Mobilità, Massimo Morelli, Referente del tavolo dello sport per Azione, Alan Cristian Rizzi, Sottosegretario di Regione Lombardia ai rapporti con le delegazioni internazionali, e Marco Riva, Presidente del Coni Lombardia.
Dopo un iniziale messaggio di benvenuto del presidente del Panathlon Distretto Italia, Giorgio Costa, la serata è partita, inevitabilmente, parlando dei Giochi di Milano Cortina 2026 e con la convinzione che vadano vissuti come una grande opportunità per arricchire il patrimonio sportivo della città. Questo grazie ai grandi impianti che saranno coinvolti nel grande evento, ma non solo. Con alcune strutture già pronte, alcune da riqualificare e altre da costruire da zero è stato evidenziato Milano arriverà ad avere una copertura completa di impianti ben dislocati nel territorio. Inevitabile, poi, passare a San Siro. Un discorso che va avanti da anni e che non ha ancora trovato una soluzione, ma che ha fatto emergere nella sala una sola certezza espressa da tutti gli invitati. L’attuale stadio è ormai inadeguato nonostante i lavori fatti per la finale di Champions League del 2016. Posto Milano non ha bisogno di due strutture separate, le uniche soluzioni possibili sarebbero o una pesante riqualificazione oppure, soluzione preferita di molti, uno stadio nuovo, moderno e tecnologicamente all’avanguardia che possa portare anche una grande riqualificazione della zona. Tutti questi grandi progetti, però, non devono far dimenticare che serve sfruttare al massimo la situazione per avere un traino efficace per lo sport di base e i luoghi in cui praticarlo. In una Milano che conta più di 7500 associazioni sportive e che fa registrare circa 108 concessioni c’è una sola certezza: tra impianti sportivi e palestre scolastiche non c’è posto per tutti! Ed è proprio su questo argomento che si è sviluppato gran parte del dibattito della serata e su cui hanno insistito gli invitati con due parole d’ordine: snellimento e certezze. Lo snellimento dal punto di vista legislativo e normativo relativo anche ai bandi di assegnazione attuabile grazie alla presentazione di progetti già pronti sia dal punto di vista finanziario sia da quello operativo e all’ipotesi di una legge legata alle zone olimpiche. Una legislazione speciale da legare ai Giochi che permetta di rigenerare anche l’impiantistica di base gratificando le capacità gestionali dei concessionari dando loro la certezza degli investimenti fatti o da fare, ma vincolando il tutto alla loro capacità di mantenere i propri impianti sempre a norma. Un vincolo che garantisca loro una situazione più equa e ai genitori che mandano i propri figli a fare sport di trovare un ambiente sano e sicuro. Questo genere di legislazione, in caso dovesse dare risultati positivi, dal 2026 andrebbe estesa a tutto il territorio nazionale anche una volta passato l’evento olimpico. A tirare le fila del dibattito è stato Marco Riva, il presidente del Coni Lombardia, che ha sottolineato come una grande estate di successi ottenuti dall’Italia come quella appena passata corre il rischio di essere casuale se non si riuscisse a garantire il legame indissolubile che deve esserci tra l’attività sul territorio e i massimi livelli. Un obiettivo che può essere raggiunto solo se si spinge con maggiore decisione sul futuro dei piccoli impianti e, soprattutto, delle palestre scolastiche e dell’attività sportiva negli istituti perché lo sport è cultura. Concetto ribadito da un’ultima ospite, arrivata sul finire della serata. Vale a dire Tina Montinaro, moglie del caposcorta di Giovanni Falcone e con lui deceduto nell’attentato di Capaci che ora è impegnata in un programma di sensibilizzazione degli studenti. Nel suo breve intervento ha spiegato come lo sport diventi importantissimo anche in una città come Palermo per allontanare i ragazzi dalla strada e come in questo modo siano riusciti anche a dare la possibilità ad alcuni di diventare atleti di alto livello.
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