Tris di Goldfinger pugliesi
di Ludovico Malorgio – Area 8 Puglia Calabria Basilicata
Pioggia d’oro sull’Italia a Tokio. Cinque ori nell’atletica non li avevamo mai vinti. E’ qualcosa di immenso, un record storico. Tre, le più prestigiose e sorprendenti, arrivano dalle gare più importanti, i 100 metri, la 4×100 e il salto in alto. Due le dobbiamo alla marcia, storica disciplina che in passato ci ha regalato tanti successi olimpici. E non basta, nel ricchissimo medagliere italiano (quando scriviamo conta 38 medaglie) , sicuramente non definitivo, figurano gli altri cinque ori del Tae Kwon Do, vela, ciclismo su pista, canottaggio e Karate. Non ci sono dubbi questa olimpiade passerà alla storia come la più grande per gli italiani e noi che l’abbiamo vissuta saremo stati i testimoni di imprese ‘miracolose’, emozionanti fino alle lacrime, mai viste prima.
Qualcosa di straordinario, di incredibile, da sbattere in faccia ai pessimisti per partito e ai professionisti delle chiacchiere da bar, che avevano previsto risultati catastrofici e attaccato senza ritegno il presidente del Coni Giovanni Malagò, definendolo ‘bravo solo a fare relazioni pubbliche’ ed avvezzo ed a ‘governare lo sport con gli aperitivi’. Il 2021 lo ricorderemo certamente per la pandemia da Covid 19, che ha segnato l’esistenza di tanti italiani, che ha cambiato le nostre abitudini, ma anche per questa svolta sportiva epocale, per la nuova strada che ha imboccato lo sport nazionale, prima con la vittoria degli ‘Europei di calcio, poi con questi straordinari successi olimpici. A Tokyo stanno trionfando gli atleti azzurri che hanno già polverizzato i precedenti record di 36 medaglie stabiliti a ‘Los Angeles 1932’ e ‘Roma 1960’. In questo ‘festival’ olimpico anche la Puglia ha impresso un marchio indelebile, con tre ori e un argento. Ben tre atleti pugliesi, Vito Dell’Aquila nel Tae Kwon Do, Massimo Stano e Antonella Palmisano , per la prima volta nella storia della rassegna mondiale a cinque cerchi, sono saliti sul podio più alto di Tokyo 2020. Si tratta di uno straordinario successo conquistato dalla terra di Pietro Mennea, la ‘freccia del sud’ che partì da Molfetta per conquistare il mondo dell’atletica e dello sport.
” Voglio sentire l’inno e poi vi dirò cosa provo’ ha dichiarato Antonella Palmisano subito dopo aver tagliato, prima donna italiana nella storia delle olimpiadi, il traguardo dei 20 km di marcia. Antonella, 30 anni di Mottola in provincia di Taranto, non é al primo successo internazionale (1 oro mondiale e 1 bronzo europeo, 19 titoli italiani), ma questa vittoria per lei ha un sapore incredibilmente unico. “Ho reso possibile l’impossibile’ ha dichiarato la ‘marciatrice con il fiore in testa’, così’ chiamata per il fiore di feltro, che le prepara la sua mamma sarta prima di ogni gara per raccogliere i capelli sulla nuca. “Questa volta, a sorpresa, ha usato anche il colore oro, ha portato bene” ha commentato con un sorriso grato. Tesserata le Fiamme Gialle, é allenata da Maurizio Parcesepe, un autentico ‘guru’ della marcia, il ‘miglior tecnico di tutti i tempi’ secondo la Palmisano. Antonella voleva farsi un regalo per il 30° compleanno che ricorreva proprio il giorno della gara. C’è riuscita ed ha ringraziato tutti, il marito Lorenzo Dessi, anch’egli marciatore, la sua famiglia e Massimo Stano con cui si è preparata a Castelporziano. Ora si prenderà un periodo di riposo dopo cinque anni di grandi sacrifici mirati soprattutto all’impegno olimpico. Chapeau!
Massimo Stano ha costruito il suo trionfo olimpico nella 20 km con lo stesso allenatore di Antonella Palmisano. E’ tesserato con le Fiamme Oro, ma ha ottenuto di essere prestato al gruppo Sportivo della Guardia di Finanza per poter lavorare con lui. E mai scelta fu tanto felice. Nato a Grumo Appula, é cresciuto a Palo del Colle in provincia di Bari. Perito informatico, 28 anni, é sposato con Fatima Lofti, ex siepista di origine marocchina. Per amore di Fatima, ma con pieno convincimento, si é convertito all’islam e con Fatima é padre amorevole della piccola Sophie. L’emulo di Abdon Pamich (ToKyo 1964), Maurizio Damilano (Mosca 1980) e Alex Scwarzev ( Pechino 2008), proviene dal mezzofondo, si é trasferito ad Ostia per lavorare con lo stesso tecnico di Antonella. Nel suo ‘palmares’ non mancano i successi: un 4° posto nella 20 km agli ‘Europei ‘under 23’ del 2013, campione d’Italia e primatista nazionale nel 2018. Massimo Stano ha un carattere molto forte, discreto e abituato al sacrificio, non ha mai lesinato l’impegno. Si racconta che in vista si Tokyo 2020 abbia studiato il giapponese per non lasciare nulla al caso e che i suoi vicini di casa abbiamo scoperto di avere a che fare con un grandissimo campione solo dopo il suo trionfo olimpico. Un atleta esemplare, insomma, un giovane da indicare ai giovani. Sicuramente darà ancora tanto alla marcia e all’atletica italiana.
Vito Dell’Aquila, 21 anni di Mesagne, a Tokyo 2020, ha conquistato la prima medaglia d’oro per l’Italia nel Tae Kwon Do. La cittadina di 25 mila abitanti a 10 km da Brindisi, é considerata giustamente la ‘capitale italiana del tae kwon do, perché alle Olimpiadi di Londra 2012 Carlo Molfetta, altro mesagnese doc, conquistò la medaglia d’oro. I due ‘allori’ olimpici recano la firma indelebile di un fantastico tecnico, Roberto Baglivo, il maestro che costruisce campioni nella sua palestra ‘New Marzial’. Vito aveva appena otto anni quando il papà lo accompagnò da Baglivo per avviarlo a questo sport. Il campione olimpico é un ragazzo molto tranquillo ed equilibrato. ‘Ringrazio il mio maestro speciale Roberto Baglivo – ha dichiarato dopo la conquista della medaglia d’oro – e la mia famiglia, che mi ha insegnato a lavorare duro per realizzare i miei sogni. Ora diventerò famoso?”. Certo, Vito é già diventato famoso, salendo sul gradino più alto del podio olimpico. Ora continua a sognare anche una nuovo vita privata. E’ carabiniere, ma vuole diventare giornalista. Si iscriverà al corso di laurea in Scienze della Comunicazione. “Voglio fare il giornalista sportivo e scrivere di tae kwon do, di cui si scrive poco”. E’ il suo progetto di vita, ma a 21 anni, con la classe e il carattere di ferro che dimostra ha ancora da scrivere tante pagine importanti in questo sport, che lo ha reso famoso. Come meritava. In bocca al lupo, Vito! Anche come futuro collega.