La stazione di inanellamento del MUSE dal 1992 studia gli uccelli migratori
La prima stazione di inanellamento “di valico” italiana, nata nel 1992, riapre ai visitatori con visite guidate ogni martedì. Ogni anno da questa rotta italo-ispanica transitano migliaia di uccelli migratori: un fenomeno che gli esperti della Sezione Zoologia dei Vertebrati del MUSE studiano da trent’anni.
Era una piovosa settimana di inizio ottobre del 1992 quando a Bocca di Caset, in Valle di Ledro, alcuni naturalisti, con Paolo Pedrini e Alessandro Micheli e l’aiuto di alcuni appassionati del luogo e della locale stazione forestale, sperimentavano la prima campagna di inanellamento. I trascorsi quale antica uccellanda, uniti ai caratteri topografici, morfologici e logistici dell’area, avevano attirato l’attenzione sul valico che ben si prestava a diventare un ideale sito di studio e osservazione della migrazione autunnale degli uccelli attraverso le Alpi.
In quei pochi giorni di prova furono inanellati oltre 500 esemplari, tra cui un piccolo regolo munito di anello e proveniente dalla Danimarca, segnale eloquente dell’esistenza di una rotta proveniente dall’Europa. Da qui, l’idea di trasformare quel luogo nella prima stazione di inanellamento “di valico” italiana e, dal 1996, in sede permanente di ricerca dell’attuale Museo delle Scienze di Trento e della PAT.
A distanza di 30 anni, la stazione prosegue la sua attività, oggi parte del Progetto Alpi un più ampio progetto di monitoraggio della migrazione post-riproduttiva attraverso le Alpi italiane, nato nel 1997 e coordinato da ISPRA con MUSE. Anche quest’anno, da inizio agosto fino alla fine di ottobre, il gruppo di ricerca della Sezione di Zoologia dei Vertebrati torna a 1600 metri di quota per monitorare il fenomeno fin dalle sue primissime fasi: codirosso comune, balia nera, luì grosso e succiacapre sono alcune delle specie di passaggio più tipiche di questo periodo, segnando i primi movimenti lungo la cosiddetta rotta “italo-ispanica”, che superate le Alpi conduce gli uccelli lungo Francia, Spagna e ancora oltre, verso l’Africa centro-meridionale. A questi, si aggiungono gli spostamenti delle popolazioni locali, formate dai molti individui giovani e quest’anno ben rappresentate da ciuffolotti, crocieri e rapaci notturni e diurni, favoriti dal proliferare di piccoli roditori nei boschi alpini.
Non sono poi mancate le sorprese: risale a qualche giorno fa la ricattura di una civetta capogrosso inanellata proprio a Bocca Caset nell’estate 2012. Un dato di particolare interesse scientifico, vista la rarità di informazioni sulla biologia di questa specie alpina. La stazione, in questo periodo dell’anno attiva sette giorni su sette, è pronta ad accogliere famiglie ed escursionisti di passaggio e offrire l’opportunità di dialogare con i ricercatori, osservare da vicino le operazioni di inanellamento e conoscere meglio tutto il fascino della migrazione. Partiranno invece oggi, 17 agosto, per poi proseguire tutti i martedì fino al 14 settembre, le visite guidate organizzate dalla Rete di Riserve Alpi Ledrensi in collaborazione con il Museo delle Palafitte del Lago di Ledro (su prenotazione scrivendo a prenotazioni@muse.it o chiamando lo 0461 228502, per un massimo di 12 persone in contemporanea).
Il MUSE di Trento, però, non lavora su questo tema solo in Val di Ledro: dal 18 settembre al 24 ottobre, un’attività analoga partirà anche presso il Passo del Brocon, dove la stazione situata in località Vallerica riaprirà i battenti dopo la sospensione dovuta alla situazione sanitaria del 2020.
—
Per restare sempre aggiornati sulle ultime catture e l’andamento della migrazione, seguite le pagine Facebook delle due stazioni (@stazione.inanellamento.caset e @AmicidelBrocon).