di Adalberto Scemma – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Guai a ricordare a un canturino che la sua città è in provincia di Como. Cantù è Cantù e Como è Svissera, cantonticinobruttagente (tutto attaccato): così vi risponderebbe, un po’ per abitudine gaglioffamente corsara e un po’ per invidia (della Svissera), difficile capire fino in fondo il perché e magari anche il percome di un tale atteggiamento. Ma se avete la fretta e la curiosità di capirlo, correte a leggere “Il Busillis della borraccia” by Alberto A. Brambilla (Bolis Edizioni), intellettuale ciclofilo con la tendenza ad allargarsi sempre fuori dalla sua provincia.
Alberto A. Brambilla è di Busto Arsizio, provincia tigrotta di Varese. Busto Arsizio ha una prerogativa che le consente un immediato approccio alla conoscenza da parte del colto pubblico e dell’inclita guarnigione: è la città della Pro Patria et Libertate, squadra calcistica di antiche e nobili tradizioni, molto Antoniotti, moltissimo Reguzzoni e quasi Kubala, maglia a strisce bianche e blu orizzontali, per tutti ormai solo Pro Patria, la Libertate essendosi persa lungo qualche imperscrutabile percorso laterale.
Quale sia il ruolo (un vezzo?, un irrinunciabile magheggio narcisistico?) di quella A puntata a dividere l’Alberto dal Brambilla (o magari a unirli, chissà, certe storie nascono in un modo e poi magari prosperano in direzione ostinata e contraria), quale sia il ruolo di quella A puntata, dunque, non me lo sono mai chiesto e mi sono ben guardato dal chiederlo sia ad Alberto che a Brambilla, uniti per quanto mi compete dal comune impegno alla direzione scientifica di un libro oggi di culto: “I Quaderni dell’Arcimatto”, Gianni Brera over & over…
Non è il Busillis di quella A puntata, in ogni caso, a intrigare canturini, comaschi, bustocchi, varesini e varesotti, bensì “Il Busillis della borraccia e altre storie vista Svissera”, come recita il titolo completo di questo piccolo capolavoro border line proposto da Bolis, editore sempre a pieni pedali, a mordere il manubrio, a succhiare la ruota o a tirare le volate di Alberto che non sai mai dove conducano e attraverso quali territori. Qui sono raccolte quindici meravigliose, stralunatissime storie di provincia ambientate spesso tra lago e confine.
“Basta un attimo -ecco la verità vera- soprattutto quando si è in sella a una bicicletta perché la Lombardia diventi Svizzera, anzi, l’invidiata Svissera. Qui c’è sempre qualcuno, o qualcosa, che sembra messo lì apposta a ricordare che si è nel posto giusto, ma nel momento sbagliato (ma anche viceversa). Tra le pieghe della vita e le curve delle strade fanno capolino Coppi e Bartali, Piero Chiara e Vittorio Sereni, Bikila e Buzzati, il Taja e Gennarino, il Caffè Clerici e lo Stadio Speroni. Storie di corse che passano e di paracarri che aspettano, di caffè all’ombra di un pergolato, di feroci derby provinciali, di libri forse davvero letti, di pagine ancora da scrivere, di scrittori da scegliere come numi letterari positivi e di esistenze che scorrono dietro le lenti spesse dell’umorismo”.
E gli svisseri, cosa vogliono ‘sti svisseri? La domanda scivola, ondeggia, nuota e sgomita tra le righe senza trovare mai una risposta. Gli svisseri di Alberto riuscirebbero a intrufolarsi all’insaputa di Buzzati persino tra le pagine del “Deserto dei tartari”, evocati ma mai veramente attesi, soprattutto i ticinesi, che sono italiani travestiti da bavaresi. In Svissera ci sono le montagne ma a Lugano c’è il mare, un mare di danè, non è così? L’Ortese ha ragione. E le montagne? In Svissera ci sono anche nelle stazioni, dipinte sui muri. Tutto pulito, anche i cessi. I treni svisseri puntuali, si sa, e anche le svissere, belle donne, che da Losanna in su hanno però il difetto di parlare français.
Deve essere stata l’antica magia di Hugo Koblet e Ferdy Kubler e magari anche quella di Fritz Schaer o di Carlo Clerici, il terzo e il quarto uomo della Svizzera ciclistica a intrigare Alberto, i cui ricordi arrivano soltanto di sbieco a Fabian “Spartacus” Cancellara, detto la Locomotiva di Berna alla faccia delle sue origini potentine. Ma gli svizzeri, insomma, gli svizzeri e non gli svisseri, chi sono dunque? Cugini o rivali? Il Busillis rimane tale soltanto in apparenza. Perché chi avesse voglia di sfruculiare con amabile leggerezze gli italioti del Ticino senza disturbare i comaschi, che ci credono svisseri da esportasione, troverebbe la risposta, ovviamente di sbieco, a pagina 99 allorché rispunta inesorabile il richiamo della Pro Patria. Perché ci sono svizzeri anche dirimpetto a Busto Arsizio.
Sentite: “Non c’è nulla di più godurioso, alla fine della partita, quando la gente a poco a poco se ne è uscita dallo Speroni, non c’è nulla di più feroce e insieme dolce che ascoltare dall’altoparlante dello stadio la notizia di una sconfitta dei Lilla, che infatti viene accolta con soddisfazione. Soprattutto se i tigrotti hanno vinto, magari rubacchiando, e invece il Legnano ha perso in casa. Se invece si è perso, ci si consola immaginando un analogo sconforto al Mari e ciò allevia l’amarezza.
“Questa strana, in qualche modo sadica corrispondenza succede certamente anche sulla sponda lilla, con analoghi godimenti. Sebbene non ce ne rendiamo conto, questo rapporto apparentemente di odio in realtà nasconde un legame oscuro ma profondissimo. E’ quello che ti fa dire a Busto che non è campionato se non c’è il Legnano, ci manca qualcosa e ne soffriamo, e credo ciò accada sulla sponda avversa. Siamo uno di fronte all’altro, ci guardiamo, ci scrutiamo, ci odiamo e mandiamo improperi ma in fondo non possiamo esistere senza l’altro. Perché appunto come due sponde ci unisce il fiume della passione, del sentimento che, volenti o nolenti, sta in mezzo a noi, ci attraversa. Se non ci fosse una riva, anche l’altra sarebbe invasa, non esisterebbe”.
Italioti e svizzerotti come legnanesi e bustocchi? Forse che si, forse che no. il Busillis della borraccia resiste imperterrito senza che venga fornita una virgola, dico: una sola virgola, di soluzione. Ma allora, insomma, quando ci decideremo a invadere la Svissera? Quando la A puntata se ne andrà per la tangente lasciando Alberto e Brambilla ai loro ineluttabili monologhi a due? Forse che no, forse che si.
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