Wimbledon 13
Il Tennis di Alberto Capilupi – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Oggi Matteo Berrettini, dopo aver compiuto l’impresa di superare le semifinali a Wimbledon – primo italiano nella storia del torneo più prestigioso del mondo –, cercherà di compierne un’altra ancora maggiore, perché farà di tutto per battere il campione assoluto Djokovich.
Il serbo, ineguagliabile in difesa, abilissimo nello spostare gli avversari evitando rischi eccessivi, concreto, razionale e dotato di incrollabile volontà agonistica, parte indubbiamente favorito, ma Berrettini non è secondo a nessuno nel difendere i propri game, grazie ad un servizio proibitivo e ad un diritto estremamente affidabile sia nella potenza che nella precisione. Oltre al diritto utilizza poi molto bene sia il rovescio a due mani (piatto o in top spin) che quello a una mano in back. Infine è molto migliorato nella palla corta e nella gestione emotiva della partita. I suoi errori più frequenti sono la risposta alla battuta di rovescio e quando affronta in back la palla a metà campo bassa.
L’impresa non è impossibile.
Ieri nel singolare femminile l’australiana Asley Barty, n. 1 del mondo, ha conquistato per la prima volta Wimbledon. C’era riuscita precedentemente (nel 1971 e nel 1980) anche la connazionale Evonne Goolagong, con cui ha in comune, in parte, origini aborigene.
La ceca Karolina Pliskova, ex n. 1 nella graduatoria WTA, esce dunque sconfitta: perdente non solo sul piano del risultato e del gioco, ma in gran parte a causa della propria emotività, nonostante apparentemente sembri quasi sempre fredda ed autocontrollata. Ma proprio l’ansia le ha probabilmente fatto un brutto scherzo all’inizio dell’incontro, in cui ha perso consecutivamente i primi 14 punti, trovandosi così, in pochi minuti, in svantaggio per 0-3, 0-30 e immediatamente dopo a 0-4 con 2 break subìti. Praticamente, in quella situazione, il primo set era in gran parte compromesso. Come tattica, l’australiana si limitava a spostarla a destra e a sinistra, costringendola spesso a piegarsi per poter colpire i suoi rovesci tagliatissimi e bassi, come viene suggerito dalle caratteristiche del fondo in erba.
Le ha dato poi un piccolo aiuto Barty, che le ha restituito un contro-break. Ma Pliskova le ha subito contraccambiato il regalo con un altro break, riuscendo poi nella medesima impresa nel game successivo.
Ormai per la ceca il primo set era compromesso.
Anche nel secondo set ha iniziato male, perchè ha perso il proprio servizio nel terzo gioco. Così, dopo circa 40 minuti Pliskova si è trovata sotto per 6-3 e 1-3.
A quel punto è finalmente iniziata la sua reazione, grazie al servizio che cominciava a funzionare e a colpi profondi e piazzati: 8 punti consecutivi, 3 pari e poi 5 pari.
Ma sul più bello, in vantaggio per 40-0, si è fatta nuovamente strappare la battuta: 6-5 per Barty.
Non era però finita. Infatti nuovo colpo di scena, perché Barty non è riuscita a difendere il proprio servizio. Si è così arrivati al tie-break, che è rimasto in equilibrio nei primi 5 punti per poi sbilanciarsi a favore di Pliskova: 7-4 per lei.
Nel terzo set la ceca ha fatto un terzo game disastroso, in cui ha commesso un doppio fallo e ha sbagliato una volè di diritto del tutto innocua. Quell’unico break ne ha poi determinato la sconfitta definitiva.