’Da Trieste Andrea Ceccotti – Area 12 Friuli Venezia Giulia
Ho avuto il piacere di conoscere Annamaria Cecchi, per tutti “Lalla” come le piaceva farsi chiamare, due anni fa in occasione di una Conviviale del Panathlon Club di Trieste dedicata al Centenario della Triestina Nuoto. Evento nel quale la grande triestina protagonista del nuoto italiano degli anni ’60 non poteva certo mancare.
L’avevo poi rivista nel corso del Trofeo del Centenario alla piscina Bianchi, dove la “divina” degli anni ’60 era stata ovviamente accostata alla “divina” dei tempi nostri, Federica Pellegrini. Del resto è innegabile che per entrambe “divine” erano e sono ancora oggi per Federica, l’eleganza e la classe nell’affrontare le competizioni agonistiche.
E la incontrai ancora, quanto mai battagliera, in occasione di un’importante ricorrenza dell’ANAOAI di Trieste, lei membro del direttivo nazionale, presieduto da Novella Calligaris.
Annamaria Cecchi, classe ’43, era stata una delfinista, o meglio una “farfalla” appunto.
Perché lo stile a delfino è uno stile del nuoto evoluto dalla farfalla. Prima di poter eseguire lo stile a delfino è fondamentale l’apprendimento delle corrette tecniche nuoto dello stile a farfalla. E’ necessario quindi imparare dapprima movimenti del corpo ondulati.
E Lalla era bella, leggera quando nuotava.
Partecipò a due Olimpiadi, a Roma nel 1960, dove ottenne un settimo posto nella staffetta 4×100 stile libero e a Tokio, nel 1964, quando conquistò l’accesso alla semifinale dei 100 delfino.
Ricorda Franco del Campo, altro simbolo della storia del nuoto triestino, finalista nel dorso alle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico. “Lalla era consapevole del suo fascino e della sua bravura. Col lei, che ha nuotato al fianco di Bruno Bianchi, scomparso nella tragedia di Brema nel 1966, e a Pierpaolo Spangaro, anche lui nato agonisticamente nell’Edera Nuoto di Trieste, scomparso qualche anno fa, si chiude di fatto una stagione importante del nuoto della città di Trieste, che non possiamo permetterci di dimenticare”.
Grande specialista dei 100 farfalla, Annamaria Cecchi riuscì a stabilire a Tokio il record italiano sulla distanza con il tempo di 1’10”30, che fu battuto solamente nove anni dopo. Una prestazione per la quale meritò all’epoca, nel 1964, la citazione fra le 10 migliori delfiniste del mondo.
Non fu quello l’unico suo record. A Spalato, nel 1960, stabilì quello dei 400 misti e mantenne a lungo anche quello della staffetta 4×100 stile libero e quello della 4×100 mista.
Una volta abbandonata l’attività agonistica, “Lalla” non riuscì ad allontanarsi da quel mondo del nuoto che l’aveva affascinata fin da giovanissima e riempita di soddisfazioni, e allora intraprese la carriera di allenatrice.
Atleta, preparatrice e infine dirigente sportiva, pronta a contribuire alla crescita dello sport italiano.