Il tennis di Alberto Capilupi
Si abolisse la seconda palla di servizio.
Le regole sono regole, ma si possono anche cambiare se lo scopo è condivisibile.
Tra l’altro alcune modifiche alle regole di gioco sono già state fatte: ad esempio quando é stato introdotto il tie-break per evitare il rischio di andare avanti quasi all’infinito, fino a quando un giocatore, per vincere un set, riuscisse a conquistare due giochi in più dell’avversario. Con questa innovazione, però, succede che il set venga aggiudicato anche per un solo punto, quindi grazie ad una differenza minima.
Tornando alle regole attuali sul servizio, il tennis é uno dei pochi sport (o forse lunico) in cui un errore non viene penalizzato. È così da sempre, ma non se conosce la ragione. La norma appare immotivata, ma si può ritenere che essa venga mantenuta solamente per rispettare la tradizione. La conseguenza della possibilità di poter sbagliare il primo servizio senza alcuna penalizzazione comporta che i giocatori molto alti, essendo i più avvantaggiati nello scagliare la palla superando un ostacolo che per loro è come se fosse estremamente basso, si trovano ad essere eccessivamente privilegiati nell’evitare i break, per cui aumenta a dismisura la loro fiducia (se non certezza) di conquistare i game in cui stanno battendo. E poiché è sufficiente anche un solo break per vincere il set, l’esito dell’incontro appare in gran parte compromesso grazie soltanto all’altezza.
Se invece fosse a disposizione una sola palla per il servizio, il battitore sarebbe portato ad iniziare il gioco come avviene adesso con la seconda palla, cioè con una potenza ridotta e con un maggior controllo. Credo che migliorerebbe lo spettacolo e che sarebbe un notevole vantaggio per chi sa giocare a tennis.
Se ne é avuta un’ennesima conferma nell’incontro tra Opelka (un grattacielo di 2,11) e l’emergente Karatsev, cosi’ sovrastato dai missili aria-terra dell’americano (peraltro incapace di reggere più di tre scambi) da non riuscire ad organizzarsi per esprimere il proprio gioco.
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