Qui Verona – Alberto Capilupi Redazione Gianni Brera – Area1
Dopo il pasticcio delle norme sull’attività sportiva, in cui sarebbe stato sufficiente distinguere gli sport di contatto da quelli non di contatto, adesso stiamo assistendo ad un’insensata liberalizzazione di tutti gli sport, che sarebbe stata comprensibile in condizioni ben diverse da quelle attuali, in cui il virus continua a circolare e a mietere vittime.
Gli sport di contatto sono infatti ammessi per chiunque in zona gialla, mentre in zona rossa e arancione quelli non di contatto erano assurdamente considerati leciti solo per chi aveva la tessera agonistica. Ma, se andiamo ad analizzare i rischi di queste attività, il quadro appare totalmente e vergognosamente illogico.
Vediamoli.
Come per tutte le attività sportive, anche quelle di contatto si praticano senza mascherina, che invece è ancora richiesta a tutti i cittadini per andarsene in giro a piedi. Si vuole per caso sostenere che per chi pratica sport di contatto le mascherine sono meno utili rispetto a chi passeggia per la strada o entra in un negozio? Nessuna persona di normale intelligenza sarebbe disposta ad affermare una sciocchezza simile.
Le distanze. Ai “normali cittadini” si raccomanda il distanziamento minimo di 1 – 2 metri dalle altre persone. Ma negli sport “di contatto” è evidente che tale misura prudenziale non può essere garantita. Perciò, quando un atleta si trova molto vicino ad un compagno o ad un avversario, c’è solo da sperare che non avvenga la trasmissione del contagio, perché anche l’eventuale tampone negativo di qualche giorno prima non esclude che successivamente ci sia stato un contatto con un contagiato, ad esempio con un asintomatico o con un individuo in cui la malattia era ancora in incubazione, ma potenzialmente trasmissibile.
Le respirazioni forzate, che caratterizzano quasi tutti gli sport. Con espirazioni maggiorate nell’intensità e nella frequenza aumenta ovviamente la quantità di aria che si diffonde nell’ambiente. E se a questa si aggiunge la maggiore ricettività dovuta all’aumento del volume dell’aria inspirata e della frequenza respiratoria, è evidente che per il virus viene enormemente facilitata la possibilità di passare da un individuo ad un altro.
Infine gli assembramenti. Sono vietati per tutti i cittadini, perché creano una diminuzione dei distanziamenti, ma non possono esserlo negli sport di contatto, in cui si verificano spesso mischie di vario genere.
Gli sport di contatto dovrebbero essere gli ultimi ad essere riammessi, perché sono i più rischiosi in relazione alla possibilità di contagiarsi. Sono ancora più pericolosi del ballo, che sarebbe accettabile imponendo adeguati distanziamenti entro aree delimitate. Ma non ci risulta che le sale da ballo riaprano, a meno che non si ricorra alle solite eccezioni … furbescamente pasticciate a favore delle associazioni affiliate al CONI …