Di Massimo Rosa
Ad un giornalista che le chiedeva cosa indossasse per andare a letto, Marilyn Monroe, con quel suo intrigante ammiccare, debordante sexappeal, rispose “Due gocce di Chanel N°5 “. Una frase esaltante la femminilità, senza la quale quest’ultima perderebbe quel suo charme dominante sull’universo maschile.
Dunque il brand Chanel si coniuga nell’immaginario collettivo femminile e maschile, come qualcosa che ammicca al desiderio. Pochi invece sanno che Gabrielle Bonheure Chanel, cioè Madame Coco, era una sportiva, montava abilmente a cavallo, tant’è che alcune sue creazioni avevano come riferimento quel mondo che lei tanto amava. Coco ebbe l’intuito di comprendere che il mondo stava cambiando, siamo all’inizio del secolo XX, e con esso anche la donna. Dunque via quei rigidi corpetti con le stecche di balena, via tutto ciò ch’è costrizione. La donna doveva essere più libera.
Così realizza i primi pantaloni da cavallerizza mandando in soffitta quelle lunghe ed ingombranti gonne, che usava per montare a cavallo. Addirittura intorno agli anni ’30 creò una linea di abbigliamento sportivo, che la portò a Londra nell’elegante ed esclusivo quartiere di Mayfair, dove aprì una boutique.
La sua rivoluzione la si può racchiudere in questa frase: “Fino a quel momento avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece avevo ormai una clientela di donne attive; una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito. Bisogna potersi rimboccare le maniche”.
Certo il suo abbigliamento del tempo libero era rivolto ad un mercato di classe sociale elevata, d’altra parte tennis, equitazione, golf e sci erano sport, un mondo di pochi eletti.
Chi avrebbe mai immaginato che in tempi così lontani, grazie ad un’inattesa Coco Chanel, osservatrice dei tempi che cambiavano, e con essi anche il mondo femminile, avrebbe dato il via ad un mercato dell’abbigliamento sportivo che oggigiorno è una delle voci pilastro dell’economia.
Merci Madame Coco.
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