Qui Trieste – Matteo Contessa – Area12
Con l’elezione di Gianfranco Coppola alla presidenza dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, subentrato a Luigi Ferrajolo che ha lasciato dopo 16 anni da massimo dirigente, il gruppo di specializzazione dei giornalisti sportivi volta pagina. E imbocca una nuova pagina, al tempo stesso di continuità (Coppola era vice presidente nello scorso mandato) e discontinuità rispetto agli ani scorsi. Perché il caporedattore della Rai Campania dovrà guidare l’ormi ineludibile processo di rinnovamento dell’Ussi per adeguarlo alle mutate necessità della categoria in conseguenza del cambiamento radicale della professione e della diversificazione della comunicazione, completamente rivoluzionata dal web e dai social media.
E indubbiamente l’aggiornamento del linguaggio comunicativo, nonchè l’utilizzo avanzato dei social media, rappresentano uno dei focus della nuova Ussi. Così come, ça va sans dire, sarà necessaria una formazione solida per poterli utilizzare, ma anche per offrire nuove opportunità a chi si occupa di giornalismo sportivo. Ma sono tante altre le esigenze emerse negli ultimi anni, che sono diventate argomenti nel programma del neo presidente, che nella corsa elettorale ha battuto il fiorentino Franco Morabito. Dal cambio di passo nei rapporti con le Federazioni sportive e le Leghe per la risoluzione di problemi che negli ultimi anni sono emersi e poi cresciuti fino a calcificarsi (citiamo ad esempio quello dell’accesso agli eventi dei fotografi sportivi, distinguendo quelli che lo fanno per professione e con incarichi ricevuti dai mezzi di comunicazione da quelli che invece si muovono in totale autonomia, per scopi personali e senza professionalità alle spalle; oppure i rapporti difficili dei cronisti sportivi con le società sportive delle varie discipline e il sempre minor spazio concesso da queste ultime al diritto-dovere di libera e diversificata informazione), alla conseguente valorizzazione che deve acquisire la tessera Ussi come mezzo previlegiato di accesso agli eventi sportivi. Dal potenziamento del ruolo sindacale (ricordiamo che l’Ussi, anche se da molti anni divenuta una delle benemerite del Coni, è nata nel 1946 come gruppo di specializzazione della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti del quale fa ancora parte) all’intensificazione del rapporto con scuola e università.
Di certo però, due dei temi di maggior “sentiment” sono le pari opportunità e il sostegno ai giovani giornalisti per favorire il ricambio generazionale nella categoria. Due argomenti legati dalla comune esigenza di rappresentatività, ma distinti fra loro. Giornaliste sportive professioniste che lavorano con contratti a tempo indeterminato nelle aziende editoriali ce ne sono e sono anche molto brave. Basta guardare accendere la tv o la radio, oppure sfogliare la carta stampata per vedere volti, sentire voci e leggere firme. Però poche sono iscritte all’Ussi e ancor meno rappresentate nell’organo di governo (nel nuovo Consiglio nazionale ce n’è una sola, la piemontese Domenica Caligaris). Bisogna trovare la maniera di cooptarle e inserirle nel tessuto dell’Ussi. Questo è uno degli imperatvi che il Presidente e il nuovo Consiglio si sono dati.
Diverso il discorso relativo ai giovani. Le aziende editoriali non assumono quasi più giornalisti, preferiscono affidarsi a collaboratori freelance pagati a servizi occasionali. L’equo compenso per questi servizi è una pura illusione. I nuovi media digitali offrono ampi spazi ai giovani, ma naturalmente senza rispettare la contrattazione nazionale giornalistica. Insomma, sottopagati e poco tutelati nei fatti da sindacato e Ordine, restano fuori dall’Ussi per due motivi che si intrecciano fra di loro: quello economico e quello delle tutele sindacali e previdenziali. Per poter iscriversi alla stampa sportiva bisogna prima farlo all’Ordine dei Giornalisti, poi al sindacato e infine all’Ussi, mentre in parallelo vanno versati i contributi pensionistici all’Inpgi e quelli previdenziali alla Casagit. Una spesa impossibile per chi fatica a mettere insieme a fine mese un reddito dignitoso. Il problema è stato posto ripetutamente all’attenzione di Ordine e Fnsi, ma finora senza risultati concreti. E’ giunto il momento non più eludibile di affrontare di petto la questione e risolverla. Perché se non si fa saltare questo tappo e così favorire il ricambio generazionale, oltretutto dando l’accesso ai nativi digitali in un mondo dell’informazionale sempre più digitalizzato, il mestiere di informare rischia di scivolare in una decadenza senile. Pari opportunità e ringiovanimento della categoria saranno dunque due pietre d’angolo nella costruzione del giornalismo sportivo del futuro che la nuova governance dell’Ussi si è presa l’impegno di realizzare.