” Ma dove sarà finito il pallone? “
da Trieste, Andrea Ceccotti
E’ quello che si sarà chiesto l’incredulo Leonardo Candi e tutti i presenti al PalaBigi di Reggio Emilia domenica nel corso del primo quarto della sfida valida per la 19° giornata del massimo campionato italiano di pallacanestro.
Milos dopo sette minuti e mezzo di gioco s’inventa una magia, un illusionismo bello e buono. In un’azione di 1 contro 1 contro Candi, arrivato in area e sotto canestro, si passa il pallone dalla mano destra alla sinistra dietro alla schiena del suo avversario. Poi, solo piegando il polso, appoggia la sfera al tabellone segnando un canestro che passerà alla storia della pallacanestro come una delle giocate più incredibili mai viste su un campo italiano e non solo (non per niente le immagini hanno subito fatto il giro del mondo).
Milos Teodosic non è nuovo a questo tipo di giocate. Come tutti i grandi campioni di scuola serba gioca principalmente per divertirsi. Per gli atleti serbi di tutti gli sport divertirsi significa in primis VINCERE, giocare bene e anche “irridere l’avversario”.
Attenzione però che questo prendere in giro il proprio antagonista non ha sicuramente lo stesso significato che viene dato da noi e dalla nostra cultura sportiva.
I giocatori serbi, soprattutto quelli di pallacanestro, hanno come tutti i loro connazionali che si cimentano nello sport dei fisici pazzeschi e delle doti atletiche e morfologiche (altezza) non comuni. Lavorano da soli come pazzi in palestra allenandosi più ore dell’orologio e grazie alla tradizione e alla scuola di basket, sono dotati di una tecnica sopraffina.
E per questo che anche e soprattutto quando si allenano e giocano tra di loro, sono costantemente in accesa ma sana competizione. Cercano in tutti i modi di migliorarsi tecnicamente e superarsi a vicenda. Essendo poi dotati di tecnica sopraffina vanno sempre a caccia di nuove invenzioni e del “numero” non tanto per irridere l’avversario ma semplicemente per dimostrarsi più bravi di lui.
Tutti i team serbi nello sport, quando riescono a mettere da parte l’individualismo e a giocare di squadra sono letteralmente inarrestabili e questo accade quando i gruppi vanno d’accordo.
Quando invece non c’è armonia e accordo, i gruppi si disintegrano letteralmente in faide interne che culminano in clamorose débâcle.
I rancori e i dissidi interni ci sono sempre stati anche nelle nazionali iugoslave (che erano sempre composte prevalentemente da atleti serbi) proprio pe la difficoltà di mettere d’accordo etnie e nazionalità diverse. I team iugoslavi hanno retto, pur e sempre con grandi difficoltà, solo sotto la Grande Iugoslavia del Maresciallo Tito. Alla sua morte sappiamo bene e purtroppo come è andata a finire non solo nello sport ma soprattutto con la drammatica guerra tra il 1991 e il 2001.
Che ci siano ancora quanto meno dei contrasti e delle ruggini tra le etnie della ex Iugoslavia, lo dimostra anche il commento di Mirko Novesel (uno dei più grandi coach croati) al gesto di domenica scorsa di Teodosic (uno dei più grandi giocatori serbi).
Novosel, richiesto di un parere sullo splendido gesto tecnico di Teodosic ha voluto sottolineare: E’ quel tipo speciale di giocatore che non vincerà mai nulla nella sua squadra. E’ un buon giocatore ma un perdente. Non è un vincente. Ha perso un po’ di Euroleghe.
Io preferisco riportare, oltre alla meravigliosa giocata di Teodosic che sono sicuro non l’ha fatta per irridere il buon Candi, il gesto altrettanto e sicuramente più bello dal punto di vista umano e significativo per i valori sportivi fatto da Leonardo. Si è voluto congratulare subito con Milos dandogli i cinque per la magata fatta da lui qualche secondo prima.
Milos Teodosic, gesto tecnico da grande campione.
Leonardo Candi, gesto umano da grande campione.