L’appuntamento olimpico colmo di incognite
di Ludovico Malorgio
LECCE – Ma davvero le Olimpiadi di Tokio rischiano di saltare? Tra ‘autorevoli’ indiscrezioni del Times di Londra e smentite ufficiali del Comitato Olimpico Internazionale e del Governo giapponese, il dubbio rimane. E le ragioni non sono campate in aria. Con un comunicato diffuso il 22 gennaio scorso, il C.I.O., con il pieno sostegno del primo ministro Yoshihide Suga, ha assicurato che i ‘Giochi’ , in programma dal 23 luglio all’8 agosto prossimi nella capitale giapponese, si faranno. I dubbi avanzati dal Times, però, sono avvalorati anche da indiscrezioni, secondo cui Tokio starebbe lavorando per chiedere di ospitare i Giochi del il 2032, essendo già state assegnate le edizioni del 2024 a Parigi e del 2028 a Los Angeles. Tokio si é espresso anche su queste voci, giudicando economicamente insostenibile la manutenzione per dieci anni di strutture già costate 20 miliardi di euro. Da questa confusione emerge che l’ipotesi della cancellazione di Tokio 2020, in programma dal 23 luglio all’8 agosto 2021, a seguito del rinvio dello scorso marzo, é più che realistica.
Il nodo sarà sciolto presumibilmente con l’elezione dell’unico candidato presidente Thomas Bach al vertice del Cio, nell’assemblea di Atene, fissata per il 10-12 marzo, non prima. Fino ad allora esiste il dilemma se credere al Times o alla reazione irritata del Giappone, che minaccia anche querele contro il giornale inglese. In questa incertezza possiamo porre, come pregiudiziale alla effettiva disputa delle Olimpiade, la situazione della pandemia fra alcuni mesi, quando, cioè, la grande kermesse olimpica dovrà partire. La speranza é legata essenzialmente al piano mondiale di vaccinazione. In Giappone la diffusione vaccinale sta proseguendo lentamente, ma preoccupano soprattutto i dati dei paesi africani e del Sudamerica, che risulterebbero poco corrispondenti alla realtà. Bisogna anche considerare che nell’area metropolitana di Tokio (35 milioni di abitanti ndr) l’80% dei cittadini si é espresso in favore del rinvio o dell’annullamento delle Olimpiadi.
Non aiuta ad infondere ottimismo, paraltro, tutto ciò che é accaduto all’Australian Open di tennis, in cui più di 70 dei circa 200 giocatori partecipanti, risultati positivi al Covid, sono stati confinati in albergo per 14 giorni. Proiettando questa situazione in prospettiva olimpica, non é difficile prevedere cosa potrebbe accadere con 11mila atleti e decine di migliaia di tecnici, giudici, staff sanitari, funzionari e addetti. Vero é che il CIO ha previsto una edizione dei Giochi molto scarna, forse senza pubblico, una cerimonia d’inaugurazione ridotta all’essenziale, presenze limitate al Villaggio olimpico, con gli atleti che arriveranno un paio di giorni prima delle loro gare e andranno via il giorno dopo. Aggiungiamoci pure i test, le quarantene, le protezioni e il distanziamento, ma tutto questo potrebbe non bastare a tutelare tutti dal rischio del contagio, tenendo presente che Bach ha dichiarato la sua contrarietà ad obbligare gli atleti a vaccinarsi e si limiterà ad una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti i partecipanti ai Giochi di Tokio. Un’ultima curiosità riguarda la fiaccola olimpica. La partenza da Olimpia é stata fissata per il 25 marzo, cioè dopo l’elezione di Bach (10-12 marzo), che deciderà in un senso o nell’altro il destino delle Olimpiadi. Questo eviterà che la staffetta olimpica verso Tokio venga bruscamente interrotta come é accaduto lo scorso marzo.