—Un mito dell’atletica leggera nel racconto di Silvia Zerbini –
“L’Angelo dei Tagliapietra”: è questo il titolo di un libro rievocativo di prossima uscita, edito da Artifices e dedicato alle imprese di uno dei personaggi storici dell’atletica italiana, Angelo Tagliapietra, appunto, e dei suoi tre figli Mariano, Mauro e Paolo che ne hanno seguito la rotta sulle piste e sui tracciati dellai corsa campestre. Il libro è promosso dai tre Panathlon Club gemellati: il Panathlon Gianni Brera-Università di Verona, il Panathlon Verona 1954 e il Panathlon Mantova Tazio Nuvolari e Learco Guerra.
Angelo ha “ballato una sola estate”, come si suole dire, realizzando da junior risultati sensazionali a livello internazionale negli anni dell’immediato dopoguerra e battendo addirittura Gaston Reiff, il campione olimpionico di Londra 1948, vincitore dei 5000 metri davanti al mitico Emil Zatopek. Poi la sua stella si è spenta all’improvviso, un declino misterioso, inseguendo altre chimere, raccontato nel libro dalla penna di Paola Colaprisco con il contributo di Alessandro Fontana e di due allieve del corso di letteratura sportiva della Facoltà di scienze motorie di Verona: Nicole Lorenzet e Sara Perin.
Conclusa prematuramente la carriera atletica, Angelo Tagliapietra si è dedicato con risultati eclatanti all’attività di tecnico coinvolgendo i tre figli e sfornando talenti arrivati grazie a lui vincere titoli tricolori e a vestire la maglia azzurra. Tra questi anche Silvia Zerbini, figlia del due volte finalista olimpico Luciano e oggi presidente del Panathlon Gianni Brera-Università di Verona. Campionessa italiana giovanile nei 100 ostacoli con un record personale di 13”80, Silvia ha abbandonato l’attività atletica dopo la laurea in Economia e commercio alla Bocconi e un Master negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio. Ormai da diversi anni a Washington, dove ha cominciato un’attività professionale ricca di soddisfazioni, Silvia non ha dimenticato la grande lezione (di carattere umano, soprattutto, non soltanto sportivo) ricevuta da “il Taglia”, e ci ha inviato questo affettuoso ricordo di Angelo Tagliapietra.
Da Verona, Silvia Zerbini/Redazione Gianni Brera
Ho avuto il piacere di iniziare la mia carriera atletica con Angelo Tagliapietra, mi sono allenata con lui da quando avevo circa 16 anni fino al mio transferimento a Milano per gli studi universitari. Pur avendo passato la maggior parte della mia infanzia sul campo da atletica con il mio papà (Luciano Zerbini, due volte finalista olimpico) e gli altri lanciatori, seduta a giocare sul prato, ignara delle epocali sfide di policoncorrenza e lungo da fermo che mi accadevano intorno, ho iniziato la mia carriera atletica piuttosto tardi, essendo prima impegnata nello studio del pianoforte, ma soprattuto praticando equitazione: montavo un pony e facevo le gare di salto ad ostacoli.
Sfortunatamente, una brutta caduta in gara mi ha impedito di continuare a montare (la mia grande passione!) e dopo essermi ripresa, e dopo aver iniziato le superiori, ho ricominciato a seguire papà Luciano al CONI di Verona e in una giornata di fine autunno ho iniziato ad allenarmi con Angelo Tagliapietra, il Taglia.
Dopo aver mosso qualche animato commento sul fatto che avessi le “gambe storte e le ginocchia brutte” il Taglia mi ha accettato nella sua corte di atleti, che storicamente era sempre stata per la maggior parte composta da uomini, probabilmente perché facendo il liceo classico potevo apprezzare pienamente le continue citazioni poetiche con cui il Taglia abbelliva ogni allenamento. “Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi” era il ritornello con cui mi accoglieva ad ogni allenamento.
Ricordo i quei primi giorni come bellissimi ma soprattuto spensierati. Io mi ero presentata al CONI senza nemmeno le scarpe chiodate e senza lontanamente pensare di poter gareggiare. Il Taglia mi ha accolto e insegnato l’arte dell’atletica giocando: per il primo anno e mezzo non ha fatto altro che farmi corricchiare (aveva capito molto bene già da subito come io odiassi ogni tipo di corsa più lunga di 15 minuti), giocare con la palla medica, fatto fare migliaia di balzi in buca ed esercizietti per i piedi e saltuariamente accompagnare Giulia, Nicola, Filippo nei loro “allenamenti da grandi”.
Mi ricordo come ogni allenamento fosse assolutamente una continua negoziazione: ho iniziato andando al campo due volte a settimana, condite da chiamate del Taglia nel primo pomeriggio per assicurarsi che mi presentassi al campo in orario: “Ho da fare la versione!! Non posso venire oggi!!!” “Va là va là!! Silvia vieni qua, te la faccio io la versione!!”
Gli allenamenti proseguivano, e mi divertivo davvero tanto. Faticavo a stare dietro al gruppo dei grandi ma avevo iniziato a irrobustirmi un po’, avevo fatto un paio di garette sui 60/ 100 piani, ma non era proprio la mia specialità. Fino a che in una fredda sera di inverno, condita da uno di quei famosi nebbioni padani il Taglia ha messo giu’ un po’ di ostacoli: “La ga ritmo to fiola!!!” aveva detto a mio papà che ci guardava. Ed effettivamente, gli ostacoli mi sono sempre venuti facili. Abbiamo iniziato a gareggare, e ho iniziato a prendermi le prime piccole soddisfazioni, riuscivo a migliorare facilmente.
Impossibile non aggiungere una doverosa nota su come il Taglia mi portasse almeno due o tre vasetti di conserva di pomodoro (fatta da lui!!!) ogni volta che tornavo a casa con un PB. Abbiamo fatto i primi campionati italiani e sono arrivata quinta, io ero euforica non pensavo nemmeno di poterci arrivare in finale! E da lì abbiamo iniziato ad allenarci con un po’ più di serietà e consistenza, ma sempre mantenendo lo stesso spirito giocoso, non più di due-tre allenamenti a settimana, niente programmi, pochi pesi, ci si basava sulle sensazioni, magari il sabato mattina un po’ di traino.
Il Taglia mi ha portata a vincere un titolo italiano allieve nel 2011, giocando, scherzando ma soprattutto trasmettendomi sempre un’enorme fiducia nelle mie capacità. Sapevo che lui credeva che avrei corso forte ancora prima che lo credessi io, e anche se non percepivo lo studio che c’era dietro i nostri allenamenti, il Taglia sapeva sempre mettermi in forma al momento debito.
Le nostre strade si sono divise quando ho iniziato a frequentare le lezioni di economia alla Bocconi. Ho cominciato ad allenarmi con il gruppo dell’Arena di Milano e inevitabilmente a dedicare più tempo allo studio, ma tornavo comunque ad allenarmi a Verona con il Taglia qualche volta durante il weekend e a prendermi un paio di vasetti di conserva.
La cosa che mi preme sottolineare, però, è come io purtroppo fossi sempre stata probabilmente troppo giovane per apprezzare e comprendere pienamente tutte le cose che il Taglia ha fatto per me, come per tutti i suoi atleti. Mi ha trasmesso la sua passione e la profonda dedizione per questo sport, stimolato la mia grinta accompagnandomi in ogni ripetuta al freddo in inverno, nel mini pistino indoor del CONI quando pioveva e durante quelle focose giornate estive, misurando a grandi passi la distanza tra un ostacolo e l’altro. E cosa gli davo io in cambio?
La gratuità con cui il Taglia mi ha accompagnato durante tutto il mio percorso è qualcosa che mi fa ancora venire la pelle d’oca e l’ho inizaro a capire specialmente dopo la laurea triennale, quando mi sono trasferita negli Stati Uniti e ho fatto due anni di Master in un College in Virginia, con una borsa di studio per l’atletica. Le cose dall’altra parte dell’oceano funzionavano decisamente in maniera diversa: da subito sono rimasta abbagliata dalla bellezza delle strutture (sala pesi, fisioterapia, enormi campi indoor), seguita da questi coaches strapagati che imponevano programmi di allenamento qualche volta fuori dalle mie capacità, ma dopo il primo shock iniziale, ho iniziato a realizzare quanto valore aggiunto in realtà ci fosse negli allenamenti serali a Verona, dove si faticava in compagnia, ci si raccontava la giornata durante il recupero su quelle piste sgangherate e vecchie, ridendo e scherzando, facendo sfide e festeggiando le vittorie individuali insieme, con spensieratezza e leggerezza d’animo.
Per concludere, dico che tutt’ora uno dei miei ricordi più belli era festeggiare il compleanno del Taglia (stesso giorno di Papa Wojtyła!!) a fine allenamento con pastine e vinello, godendosi il tramonto e il venticello tiepido di metà maggio tutti insieme, sui gradini del campo Coni.