“Letteratura dello Sport”
Faustino Anzil ha raccontato in un libro le imprese olimpiche degli atleti friulani, grandi protagonisti di un mondo tra sport e letteratura
di Adalberto Scemma
Per Gianni Brera erano i “Razzapiave”, da scrivere e da pronunciare così, due parole accorpate perché erano inscindibili i due concetti, il fiume sacro degli eroi e il lignaggio nobile della stirpe. Friulani strutturati ad arte per lo sport perché assetati di conoscenza, in tutti i campi. E ben pochi eventi di vita, con cadenze più efficaci dello sport, che impone sempre un confronto, sono prodromi di conoscenza. Così disse Brera, enfatizzando le radici illiriche per certificare nei friulani attitudini guerriere e saldezza di cuore.
Sono immagini come queste, evocate dai testi classici dell’Arcimatto, a giustificare l’emozione di un libro che racconta con il doveroso contributo di pathos l’epopea olimpica dei “Razzapiave”. L’autore è un antico drago della cultura sportiva italica, non soltanto di quella friulana, perché Faustino Anzil ha una storia personale che in altra sede sarebbe tutta da raccontare, carattere multiforme che soltanto il freno dell’antiretorica suggerisce di non definire “polytropos”, il termine che Omero usava per Ulisse. Leggere con particolare attenzione il suo personale ricordo di quattro Giochi Olimpici cui ha preso parte a vario titolo, da Roma 60 fino a Tokyo 64 (un sussultante viaggio da Mosca a Vladivostok sulla Transiberiana…), Monaco 72 e Montreal 76.
Il titolo del libro (“Friulani ai Giochi Olimpici estivi e invernali”) è banale soltanto in apparenza. Perché non c’è bisogno d’enfasi per raccontare storie di uomini e di imprese ormai radicate nella memoria: proprio in questa naturale sobrietà c’è l’anima del Friuli, che non ha bisogno di orpelli e che mira dritto all’essenza.
La struttura del libro, che aveva già visto in un lontano passato una prima dettagliata edizione, mixa in equilibrio l’aspetto statistico e quello cronistico mettendo in rilievo il contributo offerto dagli atleti friulani a partire dall’Olimpiade di Londra 1908 che vide la presenza nella scherma di Alessandro Pirzio Biroli. Ma la sezione più coinvolgente è quella di carattere più specificatamente letterario con il racconto in prima persona di tante esperienze ricche comunque di fascino. Così il ciclista Virginio Pizzali che si sofferma su Melbourne 56, o Edmondo Codarini che ricorda Messico 68, fino a Vincenzo Tondo (Mosca 80, l’Olimpiade scippata), Franco Bertoli (Los Angeles 84 con la squadra di pallavolo), il saltatore Luca Toso (Seoul 88), Ernesto Zanetti (Barcellona 92), fino a Giovanni Piccin (Atene 2004), Mario Gasparetto e Chiara Calligaris (Pechino 2008), Wilma Coseani Povegliano (Londra 2012), Elena Cecchini (Rio de Janeiro 2016). E non mancano i racconti dettagliati relativi alla presenza dei tecnici (molti nomi leggendari) e degli atleti paralimpici.
Ampio spazio, naturalmente, anche ai Giochi invernali a cominciare da Saint Moritz 1928 con la presenza di Alessandro del Torso nello skeleton. E qui ha trovato ampio spazio la leggenda di atleti dalla straordinaria tempra, alcuni dei quali tetragoni all’incalzare degli anni, da Andrea Vuerich a Ildegarda Taffra e Fides Romanin fino a Maurilio De Zolt, Manuela e Giorgio Di Centa, Silvio Fauner, Gabriella Paruzzi, Pietro Piller Cottrer.
Da segnalare lo splendido, straordinario contributo letterario di Gianfranco Scialino che in apertura (”Sport e (è) poesia”) ha saputo coniugare due espressioni di vita sinergiche, sintetizzate in questa sua frase: “L’azione pura dello sport e la purezza dell’invenzione poetica sono convissute epoca dopo epoca; il mutare dei contesti e dei linguaggi non ha mutato la loro intesa, volta a perseguire l’armonia, a realizzarla l’una nel gesto e l’altra nell’espressione”.
Infine (the last but not the least) l’appassionato contributo sugli sport invernali offerto da Luciano Provini, il decano dei giornalisti friulani recentemente scomparso. Anche in questo caso una testimonianza di affetto per un modo dello sport che Provini ha frequentato sempre in prima linea, anche come addetto stampa al Mondiale di Italia 90.
Faustino Anzil, uomo di scuola e di sport, è stato programmatore del settore salti della Nazionale di atletica leggera e ha preso parte alle Olimpiadi e alle più importanti manifestazioni internazionali. Tra i suoi atleti figurano anche Enzo Dal Forno e Massimo Di Giorgio, a suo tempo primatisti italiani di salto in alto. Nel calcio è stato preparatore atletico di Udinese, Lazio, Triestina e Padova collaborando con Comuzzi, Lovati, Giacomini, Buffoni, De Sisti, Bianchi, Milutinovic, Sonetti, Vinicio e con Italo Allodi a Coverciano.