“RUOTE D’ORO – Gold Wheels – Capitolo n. 18″
Di Roberto Gerosa
Ricordare i piloti del passato che per incidenti o per anagrafica ci hanno lasciato, credo sia un “dovere” sportivo anche perché, grazie a loro, le nostre vetture sono oggi più sicure. Stirling Moss (1929/2020) nacque a Londra e fu soprannominato “il Re senza corona” in quanto pur avendo vinto il maggior numero di gran premi non vinse mai il titolo mondiale.
Oggi tutto corre veloce ma anche gli anni 50’ non furono da meno. Ricordiamo, tra i tanti avvenimenti, la prima edizione del Festival di San Remo, quella del 13 al Totocalcio (uno dei numeri che insieme al 17 mi accompagna dalla nascita, e scaramanticamente assenti dalle gare automobilistiche), l’inizio del regno di Elisabetta II, il debutto della Fiat 500 e della produzione della Chevrolet Corvette.
Furono anche gli anni dell’esordio di Moss in Formula Uno (1951) in occasione del Gran Premio di Svizzera, mentre nel 55’, alla guida di una Mercedes 300SLR, vinse la Mille Miglia, battendo nientemeno che il grande Fangio, la Targa Florio e il Tourist Trophy. Guidò una sola monoposto italiana, la Maserati, avvicinandosi al Marchio prima come cliente e poi come pilota ufficiale. Nel 1956 con la Maserati vinse parecchie gare tra cui il Gran Premio di Monaco e il Gran Premio d’Italia. Nel 57’ vinse il Gran Premio d’Europa presso Aintree e il Gran Premio di Pescara.
Il 1958 fu l’anno in cui poteva aggiudicarsi il Campionato del mondo durante il Gran Premio del Marocco a Casablanca. La sua posizione era in bilico in quanto per diventare campione avrebbe dovuto vincere quella gara ma, in base ai punteggi, il pilota Hawthorn non avrebbe dovuto arrivare al secondo posto. Finì che Moss vinse la gara ma non fu sufficiente perché il pilota Phil Hill trovandosi al secondo posto rallentò lasciando passare il compagno Hawthorn che, conseguentemente, si aggiudicò il mondiale.
Nel 1959 a Monza nel Gran Premio d’Italia vinse con una Cooper Climax 2.5 davanti alla Ferrari che aveva il motore anteriore. Ricorderete forse, come scritto in un precedente capitolo, che anche Maurice Trintignant corse con una di quelle Cooper, una vettura che comportava una guida estremamente precisa. Moss sapeva essere grande su qualsiasi vettura: sport, gran turismo, monoposto. Pochi come lui sapevano sfruttare i cavalli del motore ottenendo prestazioni sbalorditive. Lo si paragonò a Nuvolari in quanto, pur con mezzi a volte inferiori, riusciva a vincere su avversari ben agguerriti.
Nel 1961 con la “vecchia” Lotus corse il Gran Premio di Monaco vincendo e rivelando tutta la sua arte di pilota. Nell’aprile del 1962, anno avverso, Moss rimase gravemente ferito con fratture e contusioni in tutto il corpo in un pauroso incidente ancora oggi inspiegabile. Si riprese dopo trenta giorni di coma e con problemi che comportarono l’inattività per diversi mesi. L’anno successivo, a Goodwood, sulla stessa pista in cui ebbe l’incidente, riprovò il percorso a bordo di una Lotus per capire se fosse stato in grado di continuare la carriera. Nonostante le condizioni meteo avverse riuscì a eguagliare il suo record, ma comprese di non essere più lo stesso corridore di prima. La sua prestazione era stata degna di un conduttore di classe internazionale, ma lui aveva un’aspettativa diversa, accorgendosi di essere meno sicuro e meno padrone di sé stesso. Così, dopo quindici anni di vittorie e aver ottenuto dall’automobilismo tutti gli allori, eccetto il più ambito, diventare campione mondiale, decise di fermarsi.
Intervistato da un giornalista che gli chiese quale fosse stata la vettura preferita, Moss rispose che quattro furono le vetture che lo avevano maggiormente colpito: la Osca 1500, la Maserati 300 S, la Lotus 18 e la Cooper 1960. Tutte vetture “docili” da guidare e pertanto scelte per questo motivo. Tuttavia, anche altre vetture gli offrirono emozioni come la Mercedes 196 con motore da 2,5 funzionante ad alcool, che guidò in Argentina. Di quest’auto disse che riusciva a far slittare le gomme quando a 190 km/h schiacciava ulteriormente l’acceleratore. Non dimentica la Maserati 250 F che, secondo lui, non rientrava nelle vetture più eccitanti.
Dopo l’annuncio del ritiro dalle corse e tralasciando qualche saltuaria partecipazione ad alcune gare nel 1968, ottenne il divorzio dalla moglie Katie e, alla domanda se fosse intenzionato a risposarsi, disse: “Cari miei, la stampa mi sta rovinando la vita sociale. Le nuove amiche si rifiutano di uscire con me perché convinte che io mi debba risposare tra pochi giorni, mentre quelle che conosco da tempo si danno da fare per stabilire quale sarà la prescelta. Essermi ritirato comporta una fatica”. Questo era Stirling Moss, un’incredibile energia, un pizzico di ironia e una preparazione tecnica che trasferì nell’automobilismo anche dopo il suo ritiro.
*Ringrazio come sempre tutti i lettori/lettrici anche per i loro commenti, auspicando il coinvolgimento di tanti altri amici appassionati o semplicemente interessati agli articoli pubblicati su questo Panathlon Planet.
*Per richieste relative al settore o essere informati quando verrà pubblicato un mio nuovo articolo, il numero dedicato è: 3755459855 tramite WhatsApp.
Notizie in breve Salvo limitazioni “Coppa delle Alpi by 1000 Miglia” (BS) dal 21 al 24 di questo mese.
5 Comments
Giacomo
Moss è tutt’ora il mio Pilota preferito… grazie Roberto
Gianni
Giusto ricordare questi piloti che nel tempo ci hanno lasciato un messaggio non solo sportivo ma anche un messaggio di vita. Inoltre mi ha fatto piacere dare un volto a Roberto Gerosa Cordialmente Gianni
Luca+Veloso
Ancora una volta Roberto Gerosa fa centro con un ottimo articolo su un pilota da poco scomparso. Simpatici aneddoti ci portano indietro negli anni strappando un sorriso immaginando il pilota mentre risponde alle domande dei giornalisti… Complimenti
Oliver
Excellent runner the english Moss
Interesting article
Ciao Italy
Oliver
Enrica da Udine
Vorrei ringraziare il sig.Roberto Gerosa oltre che per il suo bellissimo articolo ,per avermi fatto conoscere un pilota del quale non ero a conoscenza illustrando in modo semplice ma molto efficace le sue avventure sportive.