-di Massimo Rosa–
Oggi è il giorno della 50^ Marcialonga, l’evento per eccellenza dello sci di fondo italiano. Uno dei grandi appuntamenti dello sci. E’ infatti dalle vallate di Fiemme e Fassa che ha preso vita il movimento dello sci nordico regalandoci nel tempo indimenticabili medaglie olimpiche, grazie ad atleti di prima grandezza. Non solo la Marcialonga ci ha fatto scoprire ed amare lo sci di fondo ma, addirittura, sulle sue tracce è stato fatto lo Stadio di Tesero, dove si sono già disputati un paio di mondiali, e prossimamente anche le Olimpiadi del 2026. Per non dimenticare che da diversi anni a questa parte il Tour de ski fa tappa in Val di Fiemme, dove si conclude sull’erta salita del Cermis.
Di Marcialonga ho avuto il piacere di disputarne cinque: quattro a tecnica classica ed una skating, quest’ultima, visto che nessuno me lo aveva insegnato, mi ha regalato una forte pubalgia ad entrambi gli adduttori durata mesi e mesi. Ma non importa, la Marcialonga ce l’ho nel cuore. Così la mia partecipazione mi ha portato a conoscere il percorso di 70 chilometri palmo per palmo. Ora ve lo racconto.
La partenza, come sempre, è posizionata nella piana antistante Moena. Il colpo di cannone del via è dato alle 8 in punto
I 2.000 iscritti di quest’anno, intendo i bisonti e non i più forti che stazionano nelle prime file, dovranno farsi largo nelle strettoie del centro paese, che sono un vero e proprio imbuto. Una volta usciti da queste “Termopoli dolomitiche”, ci si deve battere per conquistare posizioni, visto che nei primi chilometri, e praticamente sino a Mazzin il gruppo è consistente. Da lì si comincia a sciare secondo le proprie possibilità.
I primi 18 chilometri che portano a Canazei sono in una continua leggera salita, poiché Moena è posta a 1.148 metri e Canazei a 1.450. Una volta doppiatala, il percorso ritorna verso Moena. Si scia in tranquillità, perchè finalmente si va col proprio ritmo dal momento che il gruppone si è finalmente sgranato. I bisonti s’intruppano nuovamente poco prima di Someda, quando la pista costeggia pericolosamente l’Avisio, il torrente che sfocia poi in Adige. Il pericolo può essere dietro l’angolo quando qualche concorrente, in difficoltà, cade nelle discese che fiancheggiano il più basso corso d’acqua. Soprattutto il rischio più grande lo corre chi è immediatamente dietro e deve all’improvviso evitare chi è andato a terra (ho provato questa esperienza quando, per non investire chi era caduto, sono finito per un attimo con le punte degli sci nel vuoto). Poco prima di Moena c’è la temibile discesa di Soraga E’ temibile per il solito assembramento di concorrenti. Comunque in un amen si transita dal centro fassano, posto al km. 35, cioè metà gara. Da lì a Predazzo (km.45) è tutta una leggera discesa che ti fa tirare il fiato. A Predazzo però bisogna arrivare entro le 15.30,subito dopo chiude impietosamente il cancelletto. Dall’entrata in Val di Fiemme si procede in leggera discesa sino a Molina, altro cancelletto che chiude i battenti alle 17.30. Se nella prima parte della gara i concorrenti assaporano il piacere dell’incitamento dal numeroso pubblico, nella seconda questo si dirada enormemente, facendoti sciare in una silenziosa solitudine accompagnata dal solo fruscio dei tuoi sci. La Marcialonga, infatti, in questa parte del percorso attraversa una landa quasi deserta. E proprio in questo silenzio, per un certo verso surreale, ci potrà essere in agguato quella martellante vocina che ti suggerisce di arrenderti, come un tourbillon che ti accompagna mentre continui a macinare strada. Se ce la fai a superarlo è quasi fatta. Eh sì, perchè al chilometro 62 ci devi arrivare entro le 17.30, dopodiché il cancelletto ti manda a casa. Però, una volta superato, non è ancora finita, perchè gli organizzatori ti regalano un’ultima dura salita che ti porta da Molina a Castello Una volta a Castello sei ormai in vista di Cavalese, ma non è ancor detta l’ultima parola. La paura svanisce solo quando leggi “ULTIMO KM”. Allora ti spuntano le ali ai piedi e voli sino al traguardo, accolto da un meraviglioso pubblico che ad unisono scandisce il tuo nome. E tu inebriato di piacere sei il vincitore della Marcialonga.