” Dal salto in alto al giro di pista”
di Daniele Zanini
Lo sport consente all’atleta saggio di esprimere la propria identità e migliorare, attraverso un allenamento intenso e costante, le singole abilità innate e le capacità espressive, anche competitive. Tuttavia, per emergere servono allenatori e maestri. Infatti, grandi scienziati come Marie Curie e molti campioni dello sport come Alberto Juantorena, due figure che hanno segnato la mia vita professionale e sportiva, confermano che la genetica non è sufficiente per superare i traguardi della vita e che dietro alle eccellenze c’è sempre un Nobel o un valido allenatore, cioè bravi professori attenti a far emergere le proprie predisposizioni, soprattutto in gioventù quando non è ancora chiaro cosa si vorrà fare nella vita, ciò che anima e gratifica maggiormente.
Rimanendo in ambito sportivo, Verona è nota anche come terra di campioni (Consolini, Simeoni, Bordin…) e se valgono i presupposti appena ricordati, devono essere presenti pure dei bravi allenatori tra cui Angelo Tagliapietra che, con i suoi 60 anni vissuti sui campi di atletica, ha testimoniato quel piacere e quella dedizione allo sport tipici del selezionatore e preparatore di successo.
Negli anni settanta nel mio Istituto superiore i professori di educazione fisica sfruttavano i loro trascorsi agonistici per spronare i giovani studenti predisposti a scegliere uno sport per socializzare e rafforzare la propria autostima, convincendo che “lo sport ti fa bene”.
Forse per la mia statura, ricordo che spesso in palestra Angelo Tagliapietra mi chiedeva di fare salto in alto con la tecnica dello scavalcamento ventrale, ma, non riuscendo ad abbinare la forza con la tecnica, non provavo emozione. Oggi mi chiedo perché abbia tanto insistito nel farmi provare la pista del Bentegodi! Forse aveva capito che non amavo saltare, bensì correre? A questo non so rispondere, certo è che gli è stata sufficiente qualche ripetuta su pista per convincersi che dovevo assolutamente continuare. In particolare ricordo un pomeriggio, durante un allenamento allo stadio, quando, in accordo col preparatore dei velocisti Nello Simoncelli, mi propose di ripetere una sintesi sui 300 metri ed all’arrivo notai la loro espressione sbalordita ed il commento, cronometro alla mano, sulla prestazione. Non azzardai a chiedere un parere al riguardo, anche perché avevo eseguito la prova con estrema naturalità e senza fare fatica, ma notai che era successa una cosa speciale, che non poteva essere sfuggita ai due allenatori, ossia l’esecuzione di un gesto atletico tipico dello specialista. Ciò mi convinse che probabilmente avrei potuto confrontarmi con altri e dare inizio ad una carriera che si sarebbe rivelata piena di successi e soddisfazioni.
Angelo non è stato il mio allenatore perché non seguiva il settore della velocità, ma mi accompagnò in molti momenti decisivi della mia carriera. Mi convinse a soggiornare 3 giorni alla settimana all’hotel Mastino per preparare la stagione agonistica del 1975. Alla Società Bentegodi veniva richiesto un grosso impegno economico che, tuttavia, riuscii a ripagare con la conquista del titolo italiano juniores a Napoli sui 400 metri.
Sempre in quell’anno, Angelo mi accompagnò personalmente al meeting internazionale di San Marino, che vinsi, e che mi permise di prendere contatti con il gruppo militare dei Carabinieri di Bologna, ospiti in quel contesto, e di scegliere la sede per il mio futuro corso di laurea. Quindi, il 1975 fu per me un anno speciale, ossia della maturità, dell’iscrizione all’Università e del trasferimento presso il centro sportivo militare di Bologna.
La preparazione agonistica veniva svolta a Formia in ritiro con la FIDAL e tutti gli aspetti tecnici, in vista dei Campionati Europei di Atene, venivano concordati a distanza tra Carlo Vittori e Nello Simoncelli mentre Angelo teneva i contatti societari; infatti, fu lui a trasmettere il voto di maturità alla Federazione affinché me lo comunicasse.
Stranamente solo a Formia mi accorsi della notorietà di Tagliapietra e della sua amicizia con Vittori, confermata anche a Verona in occasione di alcuni convegni di atletica.
Trascorsi quasi tre anni, e dopo l’esperienza maturata con il gruppo militare, successe l’ultimo evento chiave della mia carriera sportiva. Stava nascendo una nuova società di Atletica Leggera, la Sisport Fiat Iveco di Torino, e consideravo naturale il mio passaggio a questo nuovo club, visto l’interessamento di Elio Locatelli, dirigente Fidal. Invece, fu sempre Angelo, in veste di garante della Bentegodi, ad accompagnarmi a Torino nello studio di Giampiero Boniperti, mitico presidente della Juventus, per firmare il nuovo tesseramento. Ho ancora un ricordo nitido dell’amicizia che traspariva tra i due ex atleti, animati da reciproca stima e dalla voglia di promuovere l’amore per lo sport e il piacere della competizione. Il club, affidato a Luca Cordero di Montezemolo, fu pienamente ripagato pure in quella occasione dalle mie prestazioni: infatti, nel 1978 fui protagonista in più incontri internazionali, nella conquista della Coppa Europa di Club a Lisbona e nei Campionati Europei di Praga, come finalista nella staffetta 4X400 assieme a Pietro Mennea.
Ho ricordato la figura di Angelo come allenatore e dirigente, ma è doveroso caratterizzarlo anche come uomo dal carattere burbero, poco socievole e in continua lotta contro la sua pressione arteriosa che sfruttava per lamentarsi continuamente di tutto e di tutti.
Molti lo ricordano come uomo difficile, spigoloso ed inavvicinabile; per me è un uomo di squadra e un abile dirigente selezionatore che ha saputo esaltare talenti e società sportive.