Rovistando tra le carte di questa ennesima noiosa domenica, mi è saltato in mano un editoriale del 22 settembre 2016, pubblicato su il Caffè, il mio personale giornale. Un editoriale, che è poi una lettera venata da un pizzico d’ironia che non guasta, indirizzata all’ora Presidente dell’Inter Massimo Moratti dal titolo “Da Massimo a Massimo”, al quale scrivevo:
Caro Massimo,
mi accingo a scriverti per testimoniare il mio dispiacere perché Tu lasci l’Inter, almeno lasci la grossa fetta che Ti dava il comando. Sarà uno choc di non poco conto vedere prossimamente il Tuo alter asiatico sul proscenio che da una vita è Tuo, lo sarà per me come lo sarà per le legioni di interisti. E’ sì, perché la famiglia Moratti sta all’Inter come la famiglia Agnelli sta alla Juventus. Berlusconi, pur avendo vinto tutto e di più, non ha ancora quel quarto di nobiltà che accomuna i due casati lombardo – piemontesi dei Moratti e degli Agnelli.
Con Te se ne va quella signorilità che Ti contraddistingueva nelle battute, penso anche nella vita di tutti i giorni non poteva essere diversamente. Anche se qualche volta le hai sparate un po’ grosse contro la mia beneamata Juventus, e mi hai fatto arrabbiare. Ma anche se hai cucito sulle casacche nerazzurre quel famoso scudetto di latta. Ma ciò non importa, sono tempi passati che non devono condizionare il futuro delle due società, anche se rivali come non poche. Rivali sì, nemiche no. I valori dello sport innanzitutto.
Tuo papà Angelo ha dato fama e titoli all’Inter e Tu non sei stato da meno, anche se hai speso molto prima di arrivare a quei famosi tre titoli in una sola annata, che sinceramente Ti invidio, ma che riconosco essere stati meritati, se non altro perché hanno ripagato la Tua smisurata passione per il colori nerazzurri.
Una passione che Ti ho sempre apprezzato in questo arido mondo del calcio, dove “Business is Business” innanzitutto. Con questo non è che Tu non ci abbia pensato mai, e se lo hai fatto è stato sempre con signorilità e non sguaiatamente come certuni Tuoi colleghi presidenti.
Caro Massimo, per Te io sono uno sconosciuto, ma Tu non lo sei per me. E sinceramente mi piacerebbe conoscerTi per stringerTi la mano. Chissà se qualcuno che mi legge non possa darmi questa possibilità.
Con stima e affetto,
Massimo Rosa
P.S. Non è mai arrivata alcuna la riposta. Forse l’editoriale inviato all’Inter non è mai giunto sul tavolo di Moratti, perché magari censurato prima di arrivare a destinazione. O, forse, perché il Presidente ha volutamente ignorato Il Caffè 2003. sta di fatto che non lo saprò mai. Buona domenica.