-di Massimo Rosa–
“ Il Kendo è una via per la formazione dell’essere umano, attraverso la pratica e lo studio dei principi della spada giapponese “
COS’E’ IL KENDO
La traduzione letterale della parola Kendo significa “Via della Spada”. Ed è la spada infatti la compagna inseparabile dei mitici Samurai, gli antichi guerrieri giapponesi, tanto rappresentati nelle oleografie del Sol Levante, quanto rappresentati nella storia della cinematografia nippo-americana.
Il Kendo, versione sportiva, prende dunque origine da quei pericolosi, e spesso mortali, combattimenti tra guerrieri. Oggi il Kendo, invece, è un nobile sport, figlio di quelle antiche arti marziali, giuntoci da quel lontano Paese dell’estremo oriente.
Le più antiche spade ritrovate, risalgono nella notte dei tempi del II° secolo dopo Cristo. Il ritrovamento indica l’origine cinese dell’arma (dritta con doppia lama tagliente). Queste spade sono chiamate Ken, pronuncia giapponese dell’ideogramma cinese Chen. In seguito i giapponesi elaborarono la spada, siamo intorno al 700 d.C, dandole quella curvatura ad un solo tagliente (un lato) ancora oggi conosciuta, chiamata To.
Ma mentre la spada d’origine cinese era impugnata con una sola mano, la sua evoluzione giapponese lo è con due.
Le attuali regole di combattimento vennero codificate tra il 1868 ed il 1911.
CURIOSITA’
In Giappone i Samuraierano i soli ad essere autorizzati a portare sempre la spada, ma nel 1876, quando questo diritto non venne più riconosciuto, il Ken-Jutsu fu trasformato in sport, assumendo l’attuale denominazione di Kendo.
Il Kendo sino al 1955 venne praticato solamente nell’Isola del Sol Levante, quindi si diffuse in tutto il mondo, venendo governato dalla IKF (International Kendo Federation).
LA DIFFERENZA TRA KENDO E KENJUTSU
Nelle arti marziali giapponesi, infatti, c’è un sottil distinguo, ma grande nella realtà, tra ciò che è Jutsu (tecnica di combattimento) e ciò che è Do (la via).
Mentre per Ken-jutstu è importante sopraffare l’avversario, è cioè una questione di vita o di morte, nel Kendo, invece, è la filosofia, attraverso la simulazione del combattimento, di migliorare sé stessi.
LE TECNICHE
Quelle fondamentali sono suddivise in colpi d’attacco e colpi di difesa. Esistono due forme di presentazione di queste: la prima prevede la sola gestualità dell’atleta senza avversario; nella seconda, invece, è il vero e proprio combattimento.
DA QUALE FILOSOFIA DERIVA
Il Kendo, come tutte le altre Arti Marziali giapponesi, alla base ha sempre scuole di pensiero e religiose.
Oggi giorno si tende ad affermare che la maggior influenza il Kendo l’abbia ricevuta solo dallo Zen giapponese. In realtà ciò è riduttivo, poiché la Via della Spada (Kendo) risente enormemente anche di Taoismo, Confucianesimo e Shintoismo.
I conoscitori di questa antica disciplina, dalle gestualità del combattente, capiscono qual’è la sua ispirazione di pensiero.
ZEN,TAOISMO, CONFUCIANESIMO E SHINTOISMO
Zen: è una setta contemplativa giapponese, che propugna la ricerca della verità attraverso l’astrazione meditativa personale, al di fuori di ogni ritualismo o codificazione.
Taoismo: secondo il suo fondatore, Lao Tze (V sec. a.C), tutto ciò che esiste, sia nel mondo fisico, sia in quello materiale è governato da una legge di eterna armonia. E’ dunque, allo stesso tempo, l’essere e l’esistere, legge di esistenza ed esistenza stessa secondo la legge.
Confucianesimo: per Confucio, in cinese Kung-Fu-Tzu (Maestro Kung), vissuto tra il 551 ed il 479 a.C., l’importante è l’armonia Celeste, che collega tra loro le cose a cui l’uomo deve adeguarsi.
Shintoismo: è la religione ufficiale del Giappone. La sua origine deriva dall’antico politeismo arrivato sino ai nostri giorni. Secondo la filosofia scintoista dal caos universale originario si distinsero il cielo e la terra e, tra essi, nacquero diverse divinità e coppie divine, ultima delle quali quella formata da Izanaghi (Colui che invita) ed Izanami (Colei che invita). Essi, assieme, crearono il Giappone.
I BENEFICI
Chi pratica il Kendo impara il Rei (buone maniere), cioè il rispetto per tutto e per tutti che gli permette così di rispecchiarsi in quello che lo circonda, consentendogli, in questo modo, di conoscere sé stesso a fondo.
Chi pratica il Kendo impara il Choku (franchezza), cioè apprende di perseguire i propri obiettivi con lealtà e senza alcun tentennamento.
Chi pratica il Kendo impara il Sei (imperturbabilità), cioè la capacità di essere sempre lucido e concentrato al fine di prendere le decisioni migliori.
Chi pratica il Kendo impara il Soku (rapidità), cioè la tempestività d’azione e la risolutezza di giudizio.
QUALI MALI AIUTA A SUPERARE
Il Kio (sorpresa), il Ku (paura), il Gi (dubbio) ed il Waku (perplessità). Dunque il kendoka attraverso la pratica è capace di mantenere la mente libera da ostacoli (Shi Shin), rendendola calma, serena e normale.
IL GLOSSARIO
E’ bene conoscere il significato di alcuni termini prima di proseguire a leggere la spiegazione di questa antica disciplina orientale.
Ageru: alzare
Aiuchi: due colpi validi (Yuko-datotsu)
Ateru: colpire
Bokken: spada di legno
Dan: grado
Daito: spada lunga
Dantai: una squadra
Dantai-shiai: un incontro
Datotsu-bu: le parti di Shinai usate per colpi validi
Datotsu-bui: obiettivo da colpire per colpi validi
Do: corazza
Dojo: luogo di pratica
Fukushin: arbitro
Hakama: gonna-pantalone da combattimento
Hantei: la vittoria
Hajime: “ via! “
Hansoku: azione scorretta
Hata: bandierina
Hikiwake: parità
Igi: protesta
Ippon-shobu: un punto
Jodan-no kamae: guardia alta
Jogai: uscire dall’area
Jiho: secondo concorrente
Kakari: attacco
Kamae: guardia
Kendo-gi: giacca
Kendo-gu: armatura
Ki-Ken-Tai no ichi: spirito, spada e corpo
Kiai: urlo di battaglia
Ritsu-rei: Saluto in piedi
Shiai: un incontro
Shiai-jo: area di gara
Shiai-sha: un concorrente
Shinai: spada di bambù
Shinpan-cho: direttore degli arbitri
Shinpan-in: un arbitro
Shinpan-ki: una bandiera dell’arbitro
Shobu: l’incontro
Shotu: spada corta
Shushin: un arbitro principale
Sonkio: posizione accosciata
Tai: corpo
Taiatari: scontro corporeo
Taisho: ultimo concorrente di una squadra
Tare: protezione dell’anca
Teito: tenere la spada al fianco non in posizione di combattimento
Uchi: colpo
Uchikomi: ripetizioni
Ura: rovescio
Utè: “ colpite ! “
Wakare: separazione
Waki-no kamae: guardia laterale bassa
Waza: tecnica di combattimento
Yame: “ Alt ! “
Yasume: posizione d’attesa
Yuko: colpo valido
Yuko-datotsu: colpo od affondo valido
Zanshin: stare in allerta, attendendo un contrattacco
Zenshin: avanzare
I GRADI
Il sistema adottato per il Kendo è analogo a quelle delle altre Arti marziali giapponesi codificato dal Kodokan di Tokyo.
Ma contrariamente a quello che si pensa nel Kendo non si indossano cinture di alcun colore.
La Federazione Internazionale di Kendo prevede livelli che vanno dal 6° al 1° Kyu, mentre i gradi (Dan) vanno dal 1° al 10°.
Il nono ed il decimo però sono attribuiti molto raramente, e la loro assegnazione è spesso semplicemente onorifica.
COSA SI RICERCA
Nel Kendo, al di là del fatto sportivo ed agonistico, si tende a ricercare maggiormente l’armonia con il proprio avversario, più che un nemico da sconfiggere.
L’ATTREZZATURA
Il kendoka per poter effettuare il combattimento dovrà indossare il suo “ Bogu”, cioè l’armatura che sarà composta dal Men, o maschera per la testa, che comprende anche le protezioni per la gola e le spalle; il suo “ Do “, cioè la piastra toracica di protezione; il suo “ Kote “, cioè i guanti; il suo “ Tare “, o gonnellino protettivo da portare attorno alla vita, e la sua “ Shinai “, ovvero la spada.
SHINAI
La spada da combattimento, a norma della All Japan Kendo Federation, può essere in bambù oppure in materiale sintetico.
I BERSAGLI
L’obiettivo del Kendo è quello di entrare nella guardia dell’avversario cercando di colpirlo in uno dei punti qui sotto riportati.
L’attacco può anticipare l’avversario, essere contemporaneo o di reazione. Ciò determina una tecnica: semplice, di parata, di schivata e di contrattacco.
L’attaccante quando colpisce una di queste zone è obbligato ad urlare il proprio nome:
Men: colpo frontale sulla testa
Migi-men: colpo lato destro della testa
Hidari-men: colpo lato sinistro della testa
Tsuki: colpo alto sullo collo-sterno
Migi-kote: colpo all’avambraccio-polso sinistro
Hidar-kote: colpo all’avambraccio-polso destro
Migi-do: colpo al fianco sinistro
Hidari-do: colpo al fianco destro
UN COMBATTIMENTO
Lo Shiao-jo, cioè l’area di combattimento, ha una dimensione di 9/10×11; il centro è segnato con una croce bianca; i due contendenti si trovano ad una distanza di 3 mt. l’uno dall’altro; l’incontro dura dai 3 ai 10 minuti, salvo le interruzioni degli arbitri, durante le quali il cronometro di gara viene arrestato.
I GIUDICI
L’incontro è diretto da un giudice capo (Shinpan-cho), posizionato esternamente al campo gara, e da tre giudici (Shinpan-in), che al contrario si trovano all’interno. Oltre alla quaterna arbitrale vi sono anche due giudici di tavolo, un segnapunti ed un cronometrista.
A parlare è il giudice anziano, mentre le decisioni degli altri arbitri sono segnalate mediante le bandierine (Hata).
QUANDO SI VINCE
Nel combattimento i punti in palio sono due: chi se li aggiudica vince.
Se l’incontro fosse incerto è vincitore il Kendoka che ha già conquistato un punto. In caso di parità , i giudici dichiarano partita nulla, oppure decretano un tempo supplementare.
COS’E’ PROIBITO
- E’ vietato fare uso di droghe
- Lo Shiai-sha (combattente) non può insultare né arbitro, né avversario
- Usare un equipaggiamento diverso da quello indicato dal regolamento internazionale
- Sgambettare o spezzare una gamba all’avversario
- Respingere o spingere scorrettamente l’avversario fuori dallo Shiai-jo
- Fare un passo fuori dallo Shiai-jo
- Perdere lo Shiani ed essere impossibilitato ad usarlo
- Richiedere una sospensione dello Shiai senza alcuna ragione
PENALITA’
A chi trasgredisce verrà imposto il ritiro, concedendo così due punti all’avversario. Inoltre i punti già acquisiti saranno annullati.
INTERRUZIONE
Nel caso in cui lo Shiai-sha fosse impossibilitato a continuare l’incontro, gli verranno concessi cinque minuti di sospensione.
Se l’infortunio avvenisse per colpa intenzionale dell’avversario, quest’ultimo sarà dichiarato perdente.
Nessuna protesta è ammessa contro la decisione dello Shinpan-in.
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