-XVII Giochi Olimpici – Roma 1960 – prima parte-
di Adriana Balzarini
Dovettero passare ben 54 anni dalla prima candidatura della città di Roma per ospitare i Giochi assegnati. Roma si candidò per avere i Giochi nel 1908 e nel 1904 la settima Sessione del CIO assegna alla città l’organizzazione dei IV Giochi ma nel 1906 Eugenio Brunetta d’Usseaux, in concomitanza con i Giochi intermedi dovette annunciare la rinuncia dell’Itali . Pur essendo una candidatura sostenuta da Pierre de Coubertin in seguito al ritiro della candidatura decisa per mancanza di fondi dal governo Giolitti, i Giochi vennero assegnati a Londra. L’Italia sempre con Roma ritornò alla carica nel 1924 ma in questo caso venne scelta Parigi fra le città candidate. L’Italia non si perse d’animo e ci riprovò per i Giochi del 1936 ma anche in questo caso sarà Berlino a spuntarla. Nel 1940 e 1944 l’Italia ci riprova ma la Seconda Guerra mondiale cancellò o meglio sospenderà i Giochi che riprenderanno solo nel 1948; verranno assegnati per la seconda volta a Londra.
Resterà fondamentale il giorno del 15 giugno del 1955 quando Giulio Onesti, Presidente CONI, il segretario Zauli e il sindaco di Roma Rebecchini vengono ricevuti ed ascoltati a Parigi. La candidatura questa volta è inoltre sostenuta con convinzione dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, consigliato della bontà della candidatura per i Giochi da Giulio Andreotti, allora in veste di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. il Presidente del CONI Giulio Onesti era già riuscito ad ottenere l’assegnazione dei Giochi Invernali di Cortina del 1956 portando a suo favore la bellezza della cittadina ampezzana ma anche la capacità di organizzativa di eventi invernali di rilievo internazionale. La delegazione presentò un programma ricco e capace di battere Losanna, sede del CIO, che aveva ottime speranze per l’ assegnazione, dei Giochi del 1960, visto che il movimento spingeva per questa sede. La forza per vincere la candidatura di Roma fu prevedere le disputa di alcune discipline importanti in siti storici, siti riconosciuti dal mondo per la loro unicità; sarà proprio questa idea che porterà Roma ad ottenere 35 voti contro i 24 di Losanna.
Con l’assegnazione la macchina organizzativa prese corpo e la suddivisione dei compiti voluta da una Commissione di studi vide per prima cosa la costituzione del C.O.R. :Costruzioni olimpiche Roma. La macchina organizzativa si mise in moto e prese sede nella palazzina in via Crescenzio n. 14. Il dott. Marcello Garroni, vice segretario del CONI, organizzò gli uffici tecnici necessari per lavorare e suddivise in dieci sezioni le fasi di studio che divennero in seguito operative. Niente fu lasciato all’improvvisazione: Giulio Andreottti, per acclamazione, fu nominato Presidente del Comitato Organizzatore e sotto la sua direzione le riunioni furono continue. Alcune scelte di organizzare gare per la città di Roma furono scelte spettacolari: Roma con la meraviglia dei suoi sampietrini, i pini maestosi di Villa Borghese, le pietre levigate dell’Appia Antica, la Basilica di Massenzio e le Terme di Caracalla offrirono al mondo intero il fascino della città eterna coniugata alla manifestazione sportiva più importante a livello mondiale.
Roma 1960 venne organizzata in un Paese che si trovava nel pieno del boom economico, un processo che cambiò per sempre la società, proprio organizzando una manifestazione di questo genere diede prova di essere un Paese che si era lasciato alle spalle la distruzione e la miseria del secondo dopoguerra. Un’Olimpiade che però ebbe un peso importante non solo per l’Italia, bensì per il mondo intero al punto che David Maraniss, giornalista del “Washington Post”, ha intitolato il suo volume dedicato ai Giochi italiani “Roma 1960. Le Olimpiadi che cambiarono il mondo”.
Le Olimpiadi del 1960 furono le prime, organizzate dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ad essere capaci di ritrovare i fasti del passato anche se nello stesso tempo, segnarono un momento di svolta nella concezione stessa di Olimpiade moderna: uso di mezzi tecnologici innovativi, sponsorizzazioni , furono i primi Giochi ad essere trasmessi in Mondovisione e ahimè anche il primo caso nella storia dei Cinque cerchi di doping.
Fu proprio con Roma 1960 che l’idea decoubertiniana con la quale erano nati i Giochi sparì definitivamente (dopo che Berlino 1936 l’aveva, per la prima volta, accantonata). Iniziarono a comparire i primi sintomi di un cambiamento profondo che avrebbe toccato tutto il mondo dello sport: il doping (il ciclista danese Knud Enemark Jensen (V. FOTO) fu il primo dopato della storia a Cinque Cerchi), l’uso massiccio degli ultimi ritrovati tecnologici e le sponsorizzazioni, un villaggio olimpico in città a pochi metri dalla sedi delle gare più importanti, una città ospitale al massimo sia nei confronti degli atleti che di tutto lo staff presente giudici di gara, ospiti, capi di stato , autorità del CIO. Insomma un’organizzazione attenta che nel quadriennio per prepararsi all’evento organizzò ben 344 riunioni: in ogni settore si moltiplicarono riunioni ,approvazioni e decisioni .il Consiglio nazionale del CONI vide con la Giunta esecutiva il numero di ben 29 incontri seguiti da 22 incontri di presidenza e 5 del consiglio nazionale. Uno sforzo collettivo capace e generoso capace di di fare giuste previsioni e nello stesso tempo di far accrescere nel Paese l’entusiasmo per l’ideale olimpico. Tutti i gruppi di lavoro erano ben consapevoli el compito importantissimo che avevano fatto per consegnare Roma 1960 alla storia perché l’incontro Roma –Olimpiadi rimanesse oltre che un evento sportivo anche un momento fatale , una sede di incontro mondiale sportivo con le sue bellezze rilanciando l’Italia, nel pieno centro del boom economico.
Un evento grandioso, a partire dalla cerimonia d’apertura, durante la quale la bandiera degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, venne portata da un atleta nero. Lewis Johnsons portò il vessillo a stelle e strisce all’interno dello Stadio Olimpico, capitanando una squadra che avrebbe scritto pagine di storia sportiva indimenticabili. Basti pensare alla medaglia d’oro nella boxe vinta nella categoria mediomassimi da Cassius Clay nella sfida contro il polacco Zbigniew Pietrzykowski. O ai successi di Wilma Rudolph, che riuscì a conquistare ben tre medaglie d’oro nella velocità: 100, 200 e 4×100 ebbero lei come protagonista. Risultati ancor più eccezionali, se si pensa che fino a 12 anni la ragazza, colpita dalla poliomielite da piccolissima, aveva dovuto utilizzare uno strumento correttivo per camminare correttamente.
Se gli Stati Uniti poterono scrivere pagine di storia sportiva così importanti, non bisogna dimenticare che la corsa al medagliere venne vinta nettamente dall’Unione Sovietica. L’URSS, infatti, conquistò la bellezza di 103 medaglie, 43 delle quali d’oro. La comitiva a stelle e strisce, invece, si dovette accontentare di “appena” 71 allori, dei quali 34 composti dal metallo più prezioso.
ROMA 1960: I SUCCESSI AZZURRI
Ma a ben figurare furono anche gli atleti padroni di casa. Nel medagliere, infatti, l’Italia si piazzò dietro solamente ai due colossi per numero di ori (13) e al quarto posto se si prendono in considerazione tutte le medaglie conquistate: la Germania chiuse con 42, gli azzurri si fermarono a 36.
Alcune di quelle 36 medaglie sono rimaste nella storia dello sport azzurro. Una su tutte le altre, ovviamente, è quella conquistata da Livio Berruti, primo europeo a vincere l’oro nei 200 metri piani. Saranno solamente tre, dopo di lui, i rappresentanti del vecchio continente a riuscire nell’impresa.
Non va dimenticata, inoltre, la grandissima prova della squadra di boxe azzurra. I pugili italiani si imposero nel medagliere, conquistando 3 ori, altrettanti argenti e 1 bronzo. A primeggiare furono Francesco Musso (piuma), Nino Benvenuti (welter) e Francesco De Piccoli (massimi). Così come furono impressionanti anche le prestazioni della squadra di ciclismo (7 medaglie su 18) e di scherma (6 su 24).
Le foto ed i video presenti su PANATHLON PLANET sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla Segreteria di redazione: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it, che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate, segnalando prontamente il nome del fotografo. Si ringrazia comunque l’autore.