-di Roberto Gerosa-
E’ emozionante parlare di questo pilota, questo anacoreta della velocità che ho avuto il piacere di conoscere personalmente in alcune occasioni. Molti ne hanno parlato e scritto ma, la Sua storia è ancora nel cuore di molti appassionati e quindi, pur con doveroso rispetto, lo racconterò con il mio solito modo tra il serio e il faceto.
Svizzero di nascita ma, Italiano all’ anagrafe, Gianclaudio Regazzoni (Clay), faccia improntata al sorriso, due baffi che in quegli anni portavano i calciatori e gli attori e uno sguardo da saggio-spensierato (iniziamo con le contraddizioni), non poteva che essere considerato uno dei nostri. Era un perfetto interprete di un simbolo di successo, di charme, di una piacevole vita accerchiato dal gentil sesso, con solo cuore e poco calcolo nelle gare. Nacque a Lugano il 5 settembre del 39’ e come spesso accadeva e accade ai giovani, iniziò con il gioco del calcio nella giovanile del Lugano e con quello del tennis. Figlio di un carrozziere con annessa officina, entrò nel mondo delle corse nei primi anni 60’ con un’auto che molti ricorderanno, la Morris Cooper (la Mini). Una piccola vettura dalle grandi prestazioni molto interessante anche ai giorni nostri per gare storiche di slalom o rally. Ne furono prodotte di diverse cilindrate, da 850 cc, 1000 e 1300 ma, solo a inizio anni 60’ si ebbe la “sportiva Cooper” grazie alle elaborazioni da parte di John Cooper titolare dell’omonimo team di F1.
Anch’io ho posseduto una Mini Cooper 1300 negli anni 70’, credo 72’, di colore verde inglese, una marmitta a scarico centrale, cerchi in lega e qualche “aggiustamento” al motore. A quei tempi non vi erano molti controlli da parte di polizia o carabinieri e così, assieme a altri amici (bei tempi), si andava per le strade con tornanti nelle vicine colline per dare sfogo alla nostra passione. Ricordo con simpatia la partecipazione ad una gimkana a Modena (allora erano di moda) nella vicina Carpi e tra le prove del mattino e quelle del pomeriggio ebbi modo di visitare il Piazzale Re Astolfo godendomi un po’ di storia e un gustoso gelato. Finita la gara, gli organizzatori ci offrirono un banchetto, molto spartano, ma ricco di varie specialità del posto come l’immancabile parmigiano reggiano, prosciutto crudo e gnocco fritto, che assieme al vino Lambrusco, assaggiai per la prima volta, incitato dai gesti di altri concorrenti emiliani che accompagnarono con le parole “gnòc frètt e bòun vèin”. Non me ne vogliano gli amici emiliani ma, i vini del Veneto, sono un’ altra cosa.
Tornando a Clay, iniziò a “prenderci gusto” con le gare in auto e nel 65’ passò alla Formula 3 con vetture tipo De Tommaso ed in particolare la Tecno, dove la Sua spericolata e nonostante tutto competente guida lo fece vincere ma anche coinvolgere in alcuni incidenti anche gravi come quello al circuito di Montecarlo, dove si salvò miracolosamente. Nel 1970 diventò campione Europeo di Formula 2 con vettura Tecno e, nello stesso anno debuttò in Formula 1 con una Ferrari vincendo a Monza il Gran Premio d’ Italia. Fu pilota ufficiale della Ferrari dal 1969/70’ al 1976 escludendo l’anno 73’ e, si disse, che Enzo Ferrari lo etichettasse come un viveur e un tennista, che a tempo perso faceva il pilota. In molte gare fu premiato, vinse 5 gran premi, salendo per ben 28 volte sul podio.
Nel 1980, a Long Beach, alla velocità di circa 270 k/h con la leggerissima monoposto Ensign cercando una via di fuga, causa problemi all’impianto frenante, finì contro la monoposto della Brabham ferma per ritiro e lasciata impropriamente in quel punto dai commissari. Tra una nuvola di fumo, persone che correvano da una parte e dall’ altra e barriere in cemento spostate dall’ urto, molti appassionati di F1 davanti al televisore durante la “Domenica sportiva” ne furono emotivamente coinvolti. La diagnosi per Clay fu spietata, gli venne riscontrato una frattura vertebrale che nonostante i vari interventi non si riuscì a rimediare rendendo necessario un innesto osseo che però non gli venne fatto in quel momento ma solo successivamente a Parigi. L’ intervento risultò comunque inutile, la paraplegia lo obbligò per sempre su una sedia a rotelle.
Tra speranze inesorabilmente deluse, si recò in vari Paesi per cure specialistiche, come l’America, la Svizzera, Parigi e l’Italia senza riscontri positivi. L’ uomo però aveva una forte tempra, non si rassegnò a “rimaner seduto” cosa che mi ricorda, ai giorni nostri, Alex Zanardi un altro ex pilota la cui situazione clinica, mentre scrivo, ha dei miglioramenti e così anche Clay ci riprovò e dopo aver acquisito una specifica patente e una nuova licenza sportiva si dedicò a nuove competizioni come i rally raid, tipo Parigi-Dakar. Ricordo che durante una conviviale organizzata dal Panathlon Verona per raccogliere fondi a favore dell’ Associazione disabili di cui ne era il promotore, tra i coinvolgenti aneddoti che ci raccontava delle Sue esperienze passate nel mondo delle gare e senza disdegnare sguardi attenti alle hostess presenti, da classico viveur come era sempre stato, con il suo fare ironico provocatorio disse: “la burocrazia è uno dei mali che ci opprimono e essere paraplegici aiuta a capire meglio.
Ci lasciò paradossalmente nel dicembre del 2006 a causa di un incidente sull’ autostrada Parma-La Spezia. “Morire è tremendo, ma l’idea di dover morire senza aver vissuto è insopportabile E. F.”. La storia di Clay, vive ancora oggi assieme al suo sorriso nel cuore di molti appassionati che in questo mese ne ricordano la nascita e la prima vittoria in Formula 1 nel suo cinquantesimo.
Ringrazio tutti i lettori/lettrici sperando nella loro continuità e, per i nuovi lusinghieri commenti, Adriano, Alessio, Angelo, Enrica, Flavio, Giorgio B, Giulio, Marco, Nicola, Roberto e Vanna.
15 Comments
Giulio Brignani
Clay, esempio di determinazione e coraggio. Artefice di un “automobilismo” molto più legato al pilota che al mezzo meccanico. Grazie Roberto di aver voluto ricordare questo GIGANTE. Giulio
Panathlon D.I.
Comincio a pensare che il nostro Roberto sia un gigante nel regalare emozioni.
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Maurizio
Bell’articolo dedicato ad un grande campione. Ho rivissuto quei momenti pur non avendo la passione dei motori, ma quando si legge una storia ben descritta è un piacere leggerla.
Panathlon D.I.
Grazie Maurizio a nome di Roberto Gerosa. Continua seguirci, ci saranno altre storie non meno coinvolgent.
Un saluto,
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Nicola
Grande Uomo e Grande Pilota. Uomo di grande spessore. Grazie Roberto per avercelo
ricordato. Protagonista di molti Gran Premi di Formula Uno in cui il pilota contava
veramente e spesso faveva la differenza. Nicola.
giacomo
Chi cade e si rialza per andare avanti e’ un esempio per tutti, se poi lo fa con lo stile di Clay… diventa un mito assoluto.
Panathlon D.I.
Continua seguirci, scoprirai la ricchezza di storie dell’automobilismo, quello lontano dalla ribalta della F1.
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Luca Veloso
Un gran bel ricordo di un grande campione ma soprattutto un grande uomo… Complimenti a Roberto per farci rivivere sempre emozioni di un tempo
Lucio
Sulla coinvolgente capacità descrittiva di Roberto, direi che è un “vizio” della Famiglia Gerosa ?. Sul Periodo storico delle gesta di Regazzoni e molti altri Uomini-Campioni, abbiamo imparato, senza accorgerci, della inversione di importanza tra le doti dell’atleta e il preponderante valore dei Sistemi tecnologici… Io sono anziano e sicuramente per questo motivo resto legato ai vecchi sapori … ai Pit-stop e a Var preferisco decisamente EL LESSO CON LA PEARA’ .
Panathlon D.I.
Preferisco il sapore di una volta agli attuali pit stop
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Enrica da Udine
Un bellissimo articolo ! Sono felicissima di sapere che c’è ancora qualcuno che si ricorda e ne parla di Clay Regazzoni un grande pilota purtroppo sfortunato che ci ha lasciati troppo presto.
Un grazie di cuore a Roberto Gerosa per il bellissimo articolo
Enrica da Udine
Panathlon D.I.
Gentile Enrica,
pensa che il mio ricordo di Clay più vivo risalea quando lavoravo a Lugano,dove ogni tanto ero trascinato alla “Piccionaia”, la discoteca “più In” della città.
Lì, il grande Clay, arrivava sulle ultime note di “Buonanotte Fiorellino”, la nota canzone di Francesco De Gregori, attorniato da splendide ragazze.
La sera che venne al Panathlon Verona, visto ch’ero il presidente, fu ospite al mio tavolo. Fu una serata memorabile per la vivacità del personaggio, al quale, naturalmente feci dedicare Buonanotte Fiorellino ricordando quelle sue entrate in discoteca. Neanche a dire si divertì così tanto che fu l’ultimo assieme a me ad andarsene. Tansini, il suo amico accompagnatore, disse che non era mai successo che si fosse così divertito ad una manifestazione pubblica.
Da allora Buonanotte Fiorellino è il leit-motiv che mi accompagna, ricordandomi il grande Clay.
Un aluto,
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Perozzi
Clay lo sciupafemmine.
Clay, sangue latino al volante di una rossa. Un pilota che fa parte della Grande Famiglia Ferrari, oggi ricordato dopo i 1000 gp della casa di Maranello. Grande Clay
Angelo
Scrivo in ritardo ma l’articolo di cui parla Roberto e sensazionale di cui un pilota che a noi giovani dagli anni settanta ottanta lo si ammirava perché oltre ad un gran pilota era anche un gran signore con il gentil sesso grazie Roberto di questo bel articolo
Silvia
È sempre bello leggere di figure così tanto amanti della vita e delle loro passioni!