-di Roberto Gerosa–
La Società Alpine, fu fondata nel 1955 a Dieppe (Francia) dal figlio di un concessionario Renault ed era specializzata in berlinette sportive. A seguito di accordi commerciali con la Renault, costruì i modelli A106, che aveva la base tecnica della Renault 4 CV, poi la A108 e nei primi anni 60’ la A110, con motori da 1000 cc, da 1300 avvalendosi delle elaborazioni di Amedeo Gordini (1899/1979) il “mago” delle Renault ed unico italiano ad avere una piazza a Parigi che porta il Suo nome, ed infine con motore di cilindrata 1565, di cui parleremo oggi. Anche in quegli anni, il designer italiano diede vita e forma a varie carrozzerie di auto: in questo caso, fu opera del compatriota Michelotti. Questa vettura esordì nel 1970 nel settore rally, piazzandosi a Sanremo, al Campionato Europeo, al Rally di Montecarlo e al Tour de Corse, di cui abbiamo recentemente parlato. Divenne rivale agguerrita di Ford, Lancia, BMW, Citroen, Opel, Porsche, vantando una velocità di oltre 200 km/h, un peso di 690 kg. circa, un ottimo assetto, due enormi carburatori Weber da 45 ed il soprannome di “enfant terrible”; imprendibile in pista e nei rally, era così bassa che altre granturismo al suo confronto sembravano dei giganti, senza dimenticare il suo musetto da lucertola ed un’agilità che fece scuola a piloti come Emerson Fittipaldi. L’ evoluzione dell’ Alpine A 110 proseguì nel 1973, quando diventò Campione del mondo costruttori.
E’ doveroso segnalare che la Società Renault ha recentemente deciso che, dalla prossima stagione di Formula 1, il team porterà il nuovo nome “Alpine” e le vetture monoposto cambieranno i colori passando dall’ attuale giallo al colore blu. Una chicca: la nuova versione dell’ Alpine A110 è risultata prima assoluta nel recente “Rallye de la Drome” 2020.
Vecchi ricordi mi portano ad una foto che mio padre, centauro degli anni 50’ con moto Mondial, Rumi, Gilera, al ritorno da un viaggio mi consegnò dove erano fotografate diverse auto da rally con in prima fila un’Alpine Renault ed al quale, con pungente ironia, solevo dire “Ti mancano due ruote”! Questa vettura mi rimase per anni nel cuore, ma non so spiegarvi il motivo. Nei primi anni 2000 mi avvicinai ad una A 110-1600 S, più precisamente a quella che nel 1973 si era aggiudicata il Campionato Italiano vincendo diverse gare di velocità in circuito e in salita. Corredata di vari certificati Fiche d’ Identitè, Fiche CSAI, passaporto Tecnico e certificato ASI, era pronta per partecipare alle varie manifestazioni. Non riesco a spiegare cosa realmente si prova a stare seduti su una vettura rincorsa e desiderata per diversi anni, quando dopo averci preso la necessaria dimestichezza con prove preventive, ti ritrovi assieme davanti allo striscione con la scritta PARTENZA.
L’emozione è grande, la tensione alle stelle: il rombo quasi assordante della marmitta speciale DEVIL che fa salire l’adrenalina ed il momento in cui occorre tornare ad essere concentrati. Lo speaker scandisce i nomi del nostro equipaggio mentre il semaforo in partenza è ancora rosso, poi giallo ed infine verde. . . .inserisco prima, seconda, terza, quarta, mentre la quinta diventerà un optional in quanto il percorso è in salita e pieno di tornanti, la velocità passa da picchi di 170 a 40 km/h, la vettura è incollata alla strada, mio fratello Gianni mi affianca e ogni tanto mi urla:-“ CAMBIA, CAMBIA, VAI FUORI GIRI!”- ma niente, sono un tutt’ uno con la vettura, che non mi può tradire dopo averla tanto desiderata. E poi, non possiamo certo sfigurare con gli adesivi Panathlon sulla carrozzeria! Affrontiamo un rettilineo corto, una curva, un rettilineo lungo, un tornante, una chicane che poi si ripeteranno più volte e così si proseguirà fino al traguardo. Che sudata! Anche i caschi di protezione, se avessero potuto parlare, lo avrebbero detto. A fine gara, alle classifiche, urlammo di gioia: tra i 115 partecipanti rientrammo tra i 12 premiati. Terminate le premiazioni, senza dimenticare i saluti ed il classico brindisi assieme agli altri concorrenti con fair play da sani sportivi, andammo a caricare la “morosa” sul carrello e tutti entusiasti cercammo di tornare a casa con i bei premi ricevuti, quando una pattuglia di carabinieri ci fermò. Per la miseria, cosa avevamo fatto? Brividi! Eravamo convinti di essere a posto ma, mai dire mai. Dopo i vari controlli e aver verificato i motivi per cui eravamo da quelle parti, ci salutarono complimentandosi per il risultato e con l’ augurio di buon rientro alla nostra residenza. Morale: è stata veramente una splendida giornata!
Se ognuno di noi coinvolgesse altri conoscenti parlandone o semplicemente girando i link di questi articoli, potremmo essere utili alla nostra economia perché qualcuno ricorderà di avere la Fiat 500 del padre oppure la Lambretta del 1969 in garage e vorrà restaurarla per usarla o come investimento nel tempo. Si rivolgerà quindi al meccanico o al carrozziere che necessiterà dei colori, di pezzi di ricambio. . . .et voilà, l’ indotto girerà. Si è detto che il mondo dei mezzi storici sia una delle eccellenze italiane come l’alta moda e come l’enogastronomia. Proviamoci, non ci costerebbe nulla!
Ringrazio tutti i lettori/lettrici sperando nella loro continuità e, per i nuovi lusinghieri commenti, Angelo, Enrica, Flavio, Giacomo, Giulio, Luca, Lucio, Maurizio, Nicola.
25 Comments
Paolo Tosi
Grande Roberto, è sempre emozionante leggere i tuoi articoli, tutti molto “sentiti”. Attendiamo il prossimo.
Flavio Orlandi
Grazie Roberto ogni commento non può esprimere le emozioni provate nel ricordare questi momenti. Grazie Flavio
Luca Veloso
È proprio bravo questo Gerosa a farci conoscere, grazie alle sue esperienze vissute in prima persona, e aneddoti simpatici momenti di storia motoristica. Alla prossima avventura.
Claudio Tommasini
Bravo, Roberto i tuoi articoli sempre emozionanti. Sembrava di essere in macchina con te.
Bell’articolo
Nicola
Carissimi amici, l’emozione di ammirare questa “scultura in movimento”,ogni volta che se ne presenti l’occasione ,mette adrenalina e mi fa correre i brividi lungo la schiena.Stiamo parlando di un’icona della storia del motorismo mondiale.La gioia di possederne una è un mio grande sogno nel cassetto.Riusciro’ un giorno poterlo realizzare?Forse si.Un caro saluto a tutti Nicola
Rosanna
Una piacevolissima lettura, grazie per questo bellissimo articolo!
Giovanni
Già è stata una gran bella giornata .
Gianni
Coinvolgente racconto che ci permette di conoscere più approfonditamente una vettura che ha fatto storia e uno stralcio della vita sportiva di Roberto Gerosa Complimenti anche alla redazione Gianni
Lorenzo
Grazie Roberto dei tuoi racconti, mi fanno rivivere le mie esperienze nelle gare di regolarità sport autistiche, spesso ho condiviso,gare con concorrenti a bordo di Alpine A110, con qualche punta di invidia per una macchina che mi è sempre piaciuta. Sono un Lanciata ed ho gareggiato con Fulvia Sport e Lancia Beta Montecarlo, ma la A110 mi è sempre rimasta nel cuore…..
Giacomo
Che esperienze e che bello coronare un sogno, io ho anche avuto il piacere di vederla dal vivo quella bella “BESTIA”
Enrica
È sempre un ‘emozione leggere gli articoli di Roberto Gerosa. Le sue descrizioni sono così dettagliate che ti sembra di partecipare fisicamente al suo racconto. L’Alpine Renault è stata e continua ad essere una “grande macchina” che ho avuto la fortuna di poter ammirare da vicino.
Grazieeee Sig. Gerosa aspetto il prossimo articolo
Enrica da Udine
PRESSI
Ricordo anch’io roberto certi tempi sempre emozionante
DIEGO
Bravissimo Roberto gli articoli sono uno più bello dell’altro e articolo dopo articolo stai vincendo anche questa gara di giornalismo.
Nicola
Sei sempre Grande Roberto. Fai vivere sensazioni vere e genuine anche a chi non ha molta
dimestichezza e conoscenza di questo mondo. Grazie Nicola.
Giovanni Morelli de Rossi
Ho letto tutto di un fiato lo scritto di Roberto… ha la snellezza e l’agilità della Berlinette sui percorsi misti! È un riassunto della vita di chi, come me, si è innamorato della linea, della tecnica e della storia delle A 110 fin dagli anni ‘70. Quale responsabile del Registro Storico A 110 e VicePresidente del Club Renault Alpine Gordini Italia saluto cordialmente Roberto Gerosa e lo ringrazio per questo suo scritto, che condivido pienamente, è che in forma sintetica, ma efficace, trasmette l’essenza della passione sportiva per questo modello che ha scritto la storia è si mantiene – e ci mantiene- ancora giovane! Alpinamente. Gianni
Panathlon D.I.
Gentile Signor Morelli de Rossi,
ci fa piacere che un’autorevole voce come la Sua apprezzi lo scritto del nostro Roberto Gerosa, ciò vuole dire che avevamo visto giusto nell’affidargli la rubrica Ruote d’Oro, visto il successo continuo che sta ottenendo. Si metta magari in contatto con lui per organizzare una presentazione delle Alpine al Panathlon.
Un panathletico saluto,
Massimo Rosa
Direttore Area Comunicazione
Panathlon International Distretto Italia
Alessandro
Sembra di essere nel vivo della gara anche per chi legge. Splendido racconto, degno di una splendida auto. Saluti Alessandro
Angelo
Grazie a Roberto le emozioni non mancano mai io ho avuto l’onore di poterlo vedere in azione e vi garantisco che e emozionante, anche il fratello e molto agguerrito quando si mette il casco e si siede come navigatore. Grazie per le emozioni
Adriano Baso
Eh già caro Roberto, l’”Enfant Terrible” così la chiamavano allora, negli anni 1973, ‘74 e ‘75 mi ha dato delle grandi soddisfazioni. Io, pilota non professionista per ben 40 anni, devo dire che l’Alpine 1600 s ha lasciato dei ricordi indelebili nella mia memoria come la bellissima vittoria di classe al Giro d’Italia del 1974 o il sesto posto assoluto, in mezzo ai prototipi, alla Bressanone Sant’Andrea del 1975. Ma tante altre vittorie mi ha dato questa vetturetta! Pensate che allora si andava a correre con la macchina, senza carrelli o camion di assistenza e facevamo tutto da soli! Partivamo con due gomme, quattro candele nuove e dei getti da mettere nei carburatori. Allora per essere competitivi bisognava avere due gomme Michelin FF semi liscie, le quattro candele Champion N36 nuove e poi per strada andavamo per consumare meno con dei getti dei carburatori Weber 45 più piccoli che poi sostituivamo al momento della gara. Si partiva con 3.000 lire e questi bastavano per tutto il weekend di gara! Grande Alpine 1600 s! Così piccola e così esagerata!
Panathlon D.I.
Mi par di capire che l’Alpine ” C’est comme une belle femme charmante”
Giorgio
Con interesse e curiosità leggo gli articoli di Roberto Gerosa e più conosco le sportive auto che descrive, più imparo a conoscerlo.
Ottima scelta da parte della redazione che ringrazio.
Giorgio
Silvano Quintarelli
Le rievocazioni di Roberto Gerosa sono così vivide e la sua scrittura così coinvolgente che il lettore è portato a immedesimarsi totalmente. L’immersione è così completa che, leggendo i suoi racconti di gare passate, ti sembra di essere tu stesso nell’abitacolo dell’auto a gridare a squarciagola “cambia, cambia, vai fuori giri!” Complimenti a Roberto per quello che racconta e per come lo racconta!
Panathlon D.I.
Non vi resta che indossare il casco…e viaaa
Salvatore( io-me )
Molto interessante l’auto che ho avuto modo di vedere in gara grazie a Roberto Gerosa per avermi fatto rivivere quei momenti. Salvatore.
Giampaolo
Grande Roberto! Sempre preparatissimo con cenni storici molto interessanti, i tuoi articoli sono una buona lettura molto istruttiva, per me che non conosco benissimo il mondo dei motori.
Mi è piaciuta in particolare, su un precedente articolo, l’iniziativa di piantumazione di alberi. Se si facesse più spesso…
Vai Roberto, buona scrittura e al prossimo articolo!