Il Consiglio Comunale di Milano delibera all’unanimità una via dedicata alle giovani calciatrici della prima squadra femminile italiana
-di Adriana Balzarini–
All’unanimità il Consiglio Comunale, il 24 settembre del 2020, ha approvato l’intitolazione di una via alle giovani calciatrici “Gruppo femminile calciatrici milanese” che fu la prima squadra italiana femminile di calcio in Italia. La squadra si formò negli anni trenta e in seguito alla pubblicazione del libro” Le giovinette” della giornalista del “Corriere della Sera” Federica Seneghini, con allegato un saggio di Marco Giani, uno dei migliori studiosi del fenomeno, dove raccontò la storia delle giovani calciatrici-ribelli che sfidarono le regole del tempo sollecitò anche gli organi istituzionali per un loro riconoscimento. Riconoscimento subito raccolto dal sindaco Sala e che Milano ha ufficializzato attraverso il suo Consiglio Comunale , riunitosi a Palazzo Marino, approvando all’unanimità l’ordine del giorno presentato dalla consigliera Anita Pirovano, capogruppo Milano progressista. La delibera prevede l’intitolazione di una via , una piazza o una area verde a questa prima squadra femminile di calcio; si è passati così dalle promessa ai fatti! In una Milano che sta iniziando a lavorare per i Giochi Invernali del 2026 verrà così dedicata così una strada alle ragazze del Gfc che l’11 giugno organizzarono la prima partita femminile pubblica, in tempi in cui le donne dovevano essere solo dedite ad essere buone madri e bravi mogli.
La richiesta del luogo dove intitolare la via dovrebbe essere vicino all’Arena proprio per dare maggiore visibilità alla memoria di questa esperienza femminile che sfidò le regole imposte dall’allora regime fascista. La squadra, a quei tempi, ricordiamo riuscì ad ottenere dal CONI un “temporaneo permesso per sperimentare il calcio femminile” ma il regime boicottò l’esperimento e le giovani calciatrici milanesi dovettero chiudere in un cassetto i loro sogni dopo solo due partite ufficiali e i giornali del periodo seppero solo ironizzare sulla loro “voglia di calcio” oltre al loro abbigliamento e sulle mutande che avrebbero usato durante il gioco. Il Littorale in modo fermo e scarno scrisse a tal proposito: ”Contrari noi? Solo diciamo che la donna e nata per non giocare a calcio”. Speriamo che dopo Milano altre città, sollecitate anche da noi del Panathlon , possano essere sensibili e dedicare strade, piazze o impianti sportivi alle donne che hanno dato lustro alla Nazione attraverso lo sport.