-Di Enrico Brigi–
In questi giorni le prime pagine dei quotidiani sportivi sono state letteralmente “invase” dalla faccenda che ha visto protagonista l’ex centravanti del Barcellona Luis Suarez. L’attaccante uruguayano, in procinto secondo le indiscrezioni di mercato di trasferirsi alla Juventus, si è presentato all’Università per Stranieri di Perugia per sostenere l’esame di lingua italiana, il cui superamento era necessario per ottenere la cittadinanza italiana e il conseguente status di comunitario.
Sull’esame si è scatenato un polverone mediatico senza precedenti. A sollevare il tutto un’intercettazione della Guardia di Finanza, disposta da un certo tenente colonnello Sarri (guarda un po’ l’ironia della sorte) su mandato del pm di turno Cantone, che ha permesso di scoprire come l’esame fosse in realtà una gigantesca messa in scena con domande preparate per far diventare la prova niente più che una semplice formalità.
La cosa simpatica, tuttavia, è rappresentata dal fatto che Suarez alla Juventus non ci andrà in quanto ha firmato per l’Atletico Madrid mentre il club bianconero, ancora prima che l’esame avesse luogo, ha abbandonato qualsiasi trattativa per virare sul ritorno di Alvaro Morata. Secondo le malelingue il diesse Fabio Paratici, che figura peraltro nelle intercettazioni, avrebbe deciso di andarsene una volta capito cosa stava succedendo. Sarà vero? Non lo sapremo mai, tuttavia l’aspetto bizzarro di tutta la faccenda, al di là dei soliti luoghi comuni sui raccomandati, sport praticatissimo nel nostro Bel Paese, è il fatto che sia stata preventivamente disposta un’intercettazione telefonica per verificare l’esistenza di eventuali sotterfugi. Pensare a questo punto di avere a che fare con qualche “gola profonda” non pare conclusione poi così campata per aria. La questione, però, è un’altra. Ma ammesso e non concesso un po’ tutto, viene da chiedersi, senza nulla togliere al fatto che sia venuta alla luce l’ennesima dimostrazione di malcostume dove il “potente” di turno cerca di ottenere il massimo risultato a proprio favore, se non sia il caso di concentrare gli sforzi su altre indagini dove, magari, la posta in palio è sicuramente di tutt’altra portata. La giustizia, non solo quella ordinaria ma anche quella sportiva faranno il proprio corso come è giusto che sia. Si tratta di un aspetto che non può e non deve passare in secondo piano.
Ora, però, viene da chiedersi per l’ennesima volta se non sia il caso di lasciare maggior spazio al calcio giocato, quello più emozionante, quello che piace di più alla gente. Di questo calcio parlato e straparlato, sino a sfiorare la nausea, siamo tutti un po’ stufi.