“Giochi ben organizzati e tranquilli”
-Adriana Balzarini–
La città definita da Italo Calvino “ La città che sa di prato e di pesce nata com’è fra i boschi e sull’acqua” ospitò i Giochi e per la prima volta vide la partecipazione dell’URRS. L’Unione Sovietica, per volontà di Stalin, aveva fatto questa scelta: vinta la guerra doveva vincere anche nello sport. Una realtà sportiva sconosciuta e un modello sportivo nuovo si affacciarono per la prima volta ai Giochi.
La città che vide per proprio per questa partecipazione due villaggi maschili, uno con scarso servizio d’ordine l’atro recinta da un insieme di reticolati e protezioni oltre alla presenza di molti guardiani, non tanto per la paura di possibili entrate di atleti stranieri ma per la paura della fuoriscita dei propri. Questa paura aveva indotto alla richiesta iniziale dei dirigenti dell’URSS di poter far alloggiare i propri atleti a Leningrado ma non venendo accettata questa proposta ottennero di avere due villaggi distinti e in quello di Otaniemi formato da nove palazzine presero posto anche le donne oltre all’unico cinese che gareggiò a Helsinki. Per la prima volta uomini e donne vissero il periodo dei Giochi nello stesso villaggio e fra di loro per partecipare fu fatta una selezione non solo per le capacità sportive ma anche per non avere presenti alcuni possibili dissidenti; un esempio: Heino Lipp, il grande decathleta estone, seppur campione sovietico, fu lasciato a casa per scelta del regime al quale non dava garanzie sul suo comportamento, come richiesto dalle autorità.
I Giochi si svolsero dal 19 luglio al 3 agosto e il momento dell’apertura dei Giochi fu un momento emozionante perché tutti gli spettatori scattarono in omaggio al tedoforo Paavo Nurmi che compiuto il giro di pista passò la torcia a un altro staffettista Hannes Kolehmainen, che salì i gradini fino in cima alla torre olimpica, per accendere il tripode. Nurmi e Kolehmainen erano due eroi dello sport finlandese che avevano collezionato insieme ben 17 medaglie olimpiche.
Tra le discipline introdotte c’erano il baseball, anche se a titolo dimostrativo e molte specialità della ginnastica femminile come la trave, le parallele, il volteggio, il corpo libero, oltre alla prova a squadre del pentathlon moderno. Le rappresentative in gara furono 69, 41 presenti con almeno una donna, donne che in totale furono il 10,6% . Per la prima volta le donne poterono partecipare alle gare di equitazione fino allora riservate solo ai maschi e ai militari . Parteciparono anche la Germania Ovest e la Saar (parte della Germania occupata dalla Francia ma non ammessa la Repubblica Federale Tedesca) Ritornò ai Giochi anche il Giappone, escluso nel 1948 in quanto Stato aggressore nella Seconda Guerra mondiale. La spedizione italiana fu formata da 231 atleti di cui 23 donne. Per la prima volta nei Giochi estivi l’Italia si avvarrà di una donna come portabandiera: la ginnasta Miranda Cicognani.
La foto rappresenta lo Stadio Olimpico nel 1938, subito dopo il suo completamento. Lo stadio fu costruito per le Olimpiadi 1940 ma ha dovuto attendere fino al 1952 per la sua destinazione d’uso come arena per i giochi olimpici.
L’Olimpiade di Helsinki verrà ricordata nella storia come una delle edizioni più riuscite, soprattutto per la grande attenzione che riservò all’organizzazione e alla realizzazione dei maestosi impianti sportivi. Nello stadio, che ha avuto una capienza massima di 70000 spettatori in occasione dei Giochi, ebbe la caratteristica di una torre adiacente le tribune alta 72,71 metri, misura che corrisponde alla lunghezza del lancio del giavellotto dell’atleta finlandese Matti Järvinen che vinse l’oro olimpico nel lancio del giavellotto alle Olimpiadi del 1932 a Los Angeles.
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