-di Mirko Rimessi–
Oggi, 60 anni fa, si inauguravano le prime Paralimpiadi della storia, che si tennero a Roma dal 18 al 25 settembre 1960, subito dopo la chiusura dei Giochi Olimpici!
400 atleti in carrozzina in rappresentanza di 21 nazioni si diedero appuntamento nella nostra capitale, con l’Italia vincitrice del medagliere con ben 80 medaglie.
Ma cosa sono le Paralimpiadi? Parlando di Olimpiadi e dei suoi valori è doveroso parlarne e, per quanto non sia facile spiegare ai più piccoli cosa siano, è forse più difficile spiegare questa manifestazione ai più grandi volendo entrare nei dettagli, essendoci non moltissima “cultura” al riguardo. Tanto più che anche io erroneamente (parzialmente) ho parlato più volte del “viaggio della Fiamma” come evento comune tra Olimpiadi e Paralimpiadi, quando invece anche i giochi Paralimpici hanno il loro Torch Relay e i protocolli ad esso legato. Ma questo non esclude le persone con disabilità dalla staffetta della torcia olimpica (per questo dico “parzialmente” errato), che anzi continua ad essere giustamente aperto a tutti, come immenso strumento di pace, integrazione e inclusione.
Quella nella foto è la slide che accompagna il mio racconto quando introduco questo tema, il minimo indispensabile con un testimonial d’eccezione, Alex Zanardi, che però ti rendi conto parlando nelle primarie, sarebbe stato forse giusto sostituire in questo momento con Bebe Vio.
Quindi se avete voglia di approfondire con me l’argomento ecco le origini e i simboli delle Paralimpiadi, pronto a correggere in caso di errori…
I Giochi Paralimpici sono l’equivalente dei Giochi olimpici per atleti con disabilità fisiche. Pensati come Olimpiadi parallele, prendono il nome proprio dalla fusione del prefisso para con la parola Olimpiade e i suoi derivati. La prima edizione riconosciuta, a posteriori, come tale si disputò nel 1960 in Italia.
Ma per capire da dove derivano dobbiamo fare un passo indietro, non lungo come per le Olimpiadi quando ci rifacciamo all’Antica Grecia, ma di pochi anni, al 1948, quando nel piccolo villaggio inglese di Stoke Mandeville, il neurochirurgo tedesco Ludwig Guttman ha in mente una cura particolare per gli ex soldati gravemente feriti: organizzare gare sportive. Il medico non solo rivoluziona il modo di trattare le lesioni spinali, introducendo la fisioterapia, ma introduce l’importanza dello sport a livello psicologico. La sua idea è quella di organizzare dei giochi sportivi in contemporanea a quelli olimpici di Londra dello stesso anno, ma riservati ai reduci disabili. Nel 1952 ai Giochi di Stoke Mandeville vengono invitati anche ex soldati olandesi rendendoli internazionali e si arriva a 16 partecipanti. Ma non sono numeri e risultati a contare: quello che conta è l’idea di promuovere lo sport come medicina!
Nel 1958 il medico italiano Antonio Maglio, direttore del centro paraplegici dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro convinse Guttmann a disputare l’edizione del 1960 a Roma, che nello stesso anno avrebbe ospitato la XVII Olimpiade, trasformando così la 9° edizione internazionale dei Giochi di Stoke Mandeville nei “IX Giochi internazionali per paraplegici” di Roma, solo a posteriori, nel 1984, saranno riconosciuti dal CIO come i “I Giochi Paralimpici estivi”.
I Giochi Internazionali per paraplegici di Roma 1960 furono organizzati dall’INAIL e dal CONI e si svolsero una settimana dopo la conclusione dei Giochi Olimpici. Vennero ufficialmente aperti nello Stadio dell’Acqua Cetosa il 18 settembre dall’allora Ministro della Sanità italiano Camillo Giardina, con una cerimonia presenziata da circa cinquemila spettatori. Le competizioni si disputarono dal 19 al 24 settembre e furono organizzate 57 gare in 8 sport diversi, a cui parteciparono 400 atleti (non più solamente ex soldati ma anche altri atleti disabili), in rappresentanza di 23 nazioni. La cerimonia di chiusura si tenne il 25 settembre presso il Palazzetto dello Sport del Villaggio Olimpico, alla presenza di Carla Gronchi, moglie del Presidente della Repubblica Italiana, e di Ludwig Guttmann, l’ideatore dei Giochi. I contatti tra quest’ultimo e la delegazione giapponese presente a Roma in rappresentanza del Comitato Organizzatore della XVIII Olimpiade di Tokyo 1964 fecero sì che Tokyo ospitasse i Giochi internazionali di Stoke Mandeville del 1964, successivamente riconosciuti come II Giochi Paralimpici estivi.
Idealmente l’abbinamento avrebbe dovuto proseguire nel 1968 a Città del Messico, ma nel 1966 il progetto naufragò a causa del mancato sostegno del governo messicano. Fu allora Israele ad offrirsi di ospitare l’edizione del 1968, come parte delle celebrazioni per il ventesimo anniversario della nascita dello stato. Negli anni successivi, mentre i numeri degli atleti disabili sale, per ben cinque edizioni le strade dei Giochi Olimpici e Paralimpici si separano. Bisogna aspettare il 1984 e i successivi giochi di Seoul 1988 per vedere finalmente il CIO e IPC (il corrispondente del comitato olimpico internazionale per l’attività paralimpica) ufficializzare il nome “Giochi Paralimpici” e sancire l’unicità della sede.
Nel frattempo, nel 1976, nella cittadina svedese di Örnsköldsvik si svolsero quelle che divennero poi, anche in questo caso a posteriori, le I Paralimpiadi invernali. L’introduzione si deve a Sepp Zwicknagl, pioniere degli sport invernali per atleti disabili e sciatore Austriaco con entrambi gli arti amputati che sperimentò la sciata con protesi. Il suo lavoro aiutò il progresso tecnologico per persone con disabilità che speravano di poter partecipare agli sport invernali. Questi Giochi furono i primi della categoria Paralimpica (estivi e invernali) che inclusero anche altri atleti oltre quelli sulla sedia a rotelle.
Il successo dei Giochi Paralimpici prosegue fino al 2005, quando Londra, sede olimpica designata per il 2012, riesce a far compiere un ulteriore passo avanti al movimento paralimpico: per la prima volta, infatti, il comitato organizzatore dei Giochi Olimpici è lo stesso dei Giochi Paralimpici.
I SIMBOLI
LA BANDIERA / LOGO L’attuale logo paralimpico è stato introdotto nel 2003 e vede tre “agitos” (dal latino agito, “mi muovo”), in blu, rosso e verde, i tre colori più utilizzati nelle bandiere dei Paesi del Mondo. L’agitos è un simbolo in movimento attorno a un punto centrale, il che enfatizza il ruolo del ICP come catalizzatore degli atleti di ogni parte del mondo. Inoltre vuole rappresentare lo spirito degli atleti che costantemente ispirano e smuovono il mondo con le loro performance, lottando senza arrendersi alle proprie disabilità: “Dove non arriva il corpo arriva la mente (disabilità fisica). Dove non arriva la mente arriva lo spirito (disabilità intellettiva)”. Un messaggio bellissimo ed importantissimo che ha qualcosa da insegnare a tutti: ai disabili insegna che se lo si vuole, ci può essere sempre un motivo per andare avanti, anche quando la vita ha in serbo dure tempeste, ai normodotati, insegna a trattare la vita con il dovuto riguardo.
Precedentemente il logo dell’IPC era costituito da “Tae-Geuk”, un simbolo tradizionale coreano che rappresenta i tre aspetti più significativi dell’essere umano: mente, corpo e spirito. Questo simbolo venne utilizzato per la prima volta alle Paralimpiadi di Seoul 1988, nella sua versione a cinque Tae-Geuk, in una configurazione e colorazione del tutto simile a quella dei cinque cerchi olimpici. Fu modificato nel 1994, su richiesta del CIO, con la versione a 3 con i colori più utilizzati nelle bandiere dei Paesi del Mondo (rosso, blu e verde).
LA FIAMMA E IL VIAGGIO DELLA TORCIA
Esiste uno specifico Torch Relay anche per la fiamma paralimpica anche se è legato a protocolli meno rigidi rispetto a quello che porta il “Fuoco di Olimpia”. La fiamma paralimpica accende il braciere paralimpico durante la cerimonia di apertura e rimane accesa per tutta la durata dei Giochi Paralimpici. Rispetto alla fiamma olimpica la fiamma paralimpica può però essere accesa con modalità diverse, scelte ogni volta dalla nazione ospitante.
Al viaggio della torcia paralimpica si associano principalmente i valori di unità e compagnia e gli obbiettivi di piena accessibilità e movimento delle persone con disabilità, nonché il superamento delle barriere tra disabili e normodotati.
Nel particolare della staffetta verso le Paralimpiadi 2018 il tema dato è stato “Relay for Everyone” con l’obiettivo di far conoscere persone con storie toccanti che ispireranno gli altri, mirando a promuovere il rispetto e accendere la fiamma della speranza e della determinazione.