-di Enrico Brigi–
L’ennesimo tentativo fallito di conquistare la Champions League – svanito quest’anno ai quarti di finale contro i francesi del Lione – ha portato alla fine anticipata del rapporto tra la Juventus e Maurizio Sarri, al quale non è bastata la conquista del nono scudetto consecutivo, dopo i tre targati Antonio Conte e la cinquina firmata da Massimiliano Allegri. L’esonero del tecnico toscano è stato probabilmente il triste epilogo di un feeling mai sbocciato fino in fondo. Quando si crede in un progetto si dovrebbe andare avanti, affrontando insieme anche le difficoltà che emergono giocoforza durante il percorso, invece, l’impressione è quella che l’ex allenatore di Napoli e Chelsea, non sia stato supportato fino in fondo dalla società bianconera, con l’inevitabile conseguenza di lasciare – forse – troppo potere in mano ai calciatori.
Ora la Juventus volta decisamente pagina affidando la panchina all’ex centrocampista bianconero Andrea Pirlo. Il “Maestro” – come veniva chiamato quando vestiva i panni del giocatore – era stato inizialmente destinato alla panchina della formazione Under23 (iscritta al campionato di Lega Pro ndr) ma l’imprevisto scorrere degli eventi lo ha catapultato direttamente alla guida della prima squadra. La scelta di Pirlo – come era prevedibile – ha sollevato una lunga serie di pareri contrastanti e diametralmente opposti. Secondo alcuni l’intenzione del club bianconero è quella di ripetere con lui le gesta di Guardiola e Zidane alla guida di Barcellona e Real Madrid mentre per altri, la scelta di un allenatore alla sua prima panchina, senza alcuna minima precedente esperienza in tal senso, rappresenta una decisione azzardata, a tratti presuntuosa. Insomma, un vero e proprio salto nel buio. Andrea Pirlo inquadra senza dubbio la figura del “predestinato” tuttavia è ben risaputo come il salto dal campo alla panchina possa sempre riservare brutte sorprese, specialmente per uno come lui dove l’esperienza di gestione di un gruppo di giocatori è pari a zero. Per gli “invidiosi”, in questo caso, il favorevole vento del destino è diventato quasi una raccomandazione.
Il brutto vizio del calcio italiano, comunque, rimane sempre quello di iniziare un progetto senza avere la pazienza di saper attendere i risultati. Gli esempi, se ci guardiamo indietro, certo non mancano Nel caso della Juventus la conquista della Champions resta un obiettivo primario (il trofeo manca dalla bacheca dal lontano 1996), forse ancor di più dello scudetto, anche se il prossimo sarebbe il decimo di fila, ma non deve trasformarsi in una pericolosa ossessione. Diversamente Andrea Pirlo potrebbe correre il rischio di diventare solo l’ennesima vittima sacrificale. Non sarebbe il primo e, probabilmente, nemmeno l’ultimo.
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