Atalanta, le ragioni di una sconfitta
-L’Opinione di Romano Mattè–
I nostri maggiori club, che di autoctono non hanno quasi più nulla, in una sola settimana hanno preso cinque sonori ceffoni con ben cinque squadre su sei eliminate nelle finali europee!. La nostra coraggiosa ed eroica Atalanta non è stata battuta dal P.S.G., squadra piena di celebri solisti, ma è morta di sé medesima, si è sfinita nel suo arrembante e massacrante “1>1” a tutto campo, che richiede un enorme dispendio “psico-energetico”. Quello atalantino non è un “pressing” alto classico, che è atto collettivo di squadra, ma è una somma di “pressioni alte”, uomo contro uomo, “a coppie fisse”, a tutto campo. Se un giocatore viene saltato, viene subito raddoppiato dal compagno più vicino: in altri termini il giocatore in pressione non è mai lasciato solo!. Questo “1>1” a tutto campo feroce, puntuale, massacrante, tremendamente dispendioso, anche ruvido (tre difensori orobici su quattro ammoniti!) richiede una condizione “psico-fisica” al “top”: se poi in questo “1>1” l’inferiorità tecnica è palese, al punto che gli atalantini erano quasi sistematicamente o saltati o costretti all’aiuto di un raddoppio (talvolta anche al triplica mento di marcatura), allora tutto questo ti “sfianca” e ti “uccide” sul piano fisico. A questo punto, la maggiore freschezza e la superiore qualità avversaria – Neymar quasi sempre imprendibile seppur impreciso nella finalizzazione, e Mbappe anch’egli incontenibile decisivo nell’ “assist” del vantaggio! – hanno fatto la differenza e la nostra “piccola-grande” Atalanta si è dovuta attestare a difesa rinunciando forzatamente alla sua peculiare identità. L’uscita di Gomez (non era nella sua migliore serata) e l’infortunio di Freuler a cambi esauriti (il migliore in campo) hanno dato il colpo di grazia ad uno splendido e beffardo sogno. Onore delle armi, quindi, a questa Dea, che ci fatto tutti sognare, e che si è arresa non tanto al “nemico”, ma solo al proprio sfinimento, ai propri limiti e ad una avversa sorte!.
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