-di Enrico Canino-
“Perché la Yamaha non mi ha ascoltato prima? Perché ho 41 anni, Vinales e Quartararo vanno fortissimo e mi dicono impara a guidare come loro..”
Queste le parole di Valentino Rossi ai microfoni di SkySport dopo il 3o posto nell’infernale (letteralmente) circuito andaluso di Jerez.
Il che ha del clamoroso. La casa per cui ha corso più di una decade, spezzata dal biennio Ducati, non lo considera ma segue i giovani. Lui, che ha fatto vincere titoli mondiali e costruttori alla casa del Diapason dal 2004 fino ad oggi. Ripeto, ha del clamoroso. O dell’imbarazzante, come ripetuto più volte a fine gara da Carlo Pernat.
Le difficoltà di Rossi degli ultimi due anni (consumo gomma posteriore, spinning e chi più ne ha più ne metta) spazzati via nel secondo weekend consecutivo in Spagna.
Nella prima gara non era della partita. Assente nelle prove libere, 9o in qualifica e non arrivato in gara. Sarebbe comunque arrivato decimo alla meglio..
Cos’è cambiato, dunque, da domenica 19 a domenica 26 luglio? La risposta è stupidamente semplice. Il set-up della moto. Qualcuno parla di un pezzo meccanico già usato dalla Yamaha ma non usato (ndr,..).
“Abbiamo dovuto spingere molto con la Yamaha insieme al mio team per cambiare il setting, perché la moto che ho usato fino a domenica scorsa non è la mia e io non mi trovo bene, è in una posizione in curva che non mi piace“.
Motivi? Nessuno, apparentemente. Oppure perché la casa punta tutto sul “Diablo” francese, vincitore di due gare in MotoGp in tutta la carriera, invece che di un 9 campione del mondo in tutte le categorie e dal 1996 (!!!) consecutivamente a podio, 235 podi in tutte le classi, 199 in classe regina.. Inutile ripeterle tutte, sarebbe soltanto una presa in giro.
Ma in fondo che ne sappiamo noi. No?
Per dovere di cronaca c’è da dire che Quartararo e Vinales hanno fatto primo e secondo e Rossi è stata l’ultima Yamaha del lotto, causa rottura del motore (terza volta in due weekend) della moto di Morbidelli.
Qualcuno potrà aggiungere che se non fosse uscito di scena Bagnaia, Miller ma soprattutto l’uscita di scena di Marc Marquez di domenica scorsa e di Alex Rins probabilmente non sarebbe andato a podio. Ma con i se e con i ma non si fa la storia e la stessa ci spiega che chi non partecipa non viene contato. Fine.
Rossi questo podio se l’è guadagnato. Tutto. Sudato. Letteralmente. Perché questo giovincello di soli 41 anni si è giocato il 2o posto con il compagno di squadra fino a due giri dalla fine, quando la gomma ha deciso che sull’asfalto spagnolo di 57 gradi, di più non poteva portarlo avanti. E allora va bene così. Festeggiamo e basta.
No.
Perché questo podio vale molto di più.
Rossi dice che “questo terzo posto non è come una vittoria ma la soddisfazione che provo è molto simile”. Perché dentro porta tutta la frustrazione dei precedenti 469 giorni a digiuno da podio, la frustrazione personale perché sa quello che vale e l’amore sconfinato che ha lui per il suo sport. Perché vuole dimostrare di essere ancora il pilota che vinceva gare e campionati ad ogni manata di gas e spegnere le critiche e tutti i suoi detrattori che lo volevano fuori dal Circus e coloro che sono sempre stati suoi tifosissimi ma iniziavano a dubitare in lui. Infine si aggiunge questa battaglia politica con la sua stessa casa costruttrice per aiutarlo a rendere il meglio, con la Yamaha che puntualmente gli ha sbattuto la porta in faccia.
Perché per quattro giorni, da lunedì 20 a giovedì 23 ha insistito con i piani alti per cambiare questo dannato setup e dopo una semi-battaglia con i giapponesi, dall’aria di seconda guerra mondiale, la richiesta è stata garantita. E vuoi per scherzo del destino o perché lui se lo sentiva dentro, ha avuto ragione lui. Ancora.
Velocissimo nelle prove libere sia sul giro secco che sul passo gara. Inferiore a Fabio e Maverick senz’altro ma era lì, pronto a giocarsela e sfruttare ciò che la gara gli poteva offrire.
E, puntualmente, ha avuto ragione lui. Ancora una volta.
Per dovere di cronaca, la gara precedente sempre a Jerez girava 1 secondo più lento di domenica..
Perché è questo quello che fa un Campione. Insiste e si batte per ciò in cui crede.
E visto che sarà ancora in giro l’anno prossimo, sempre con Yamaha ma con il team Petronas, è giusto che la casa vada in contro alle sue esigenze ed alle sue richieste per poter combattere la davanti. Perché, se ci fosse bisogno ancora una volta di fare chiarezza, lui la davanti ci può ancora stare. Non necessariamente per essere il più veloce, ma di certo non per essere l’8o od il 9o del lotto.
E se qualcuno ancora dubitasse del suo status da Leggenda, questa ne è la prova inconfutabile e definitiva sbattuta in faccia a tutti i detrattori.
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