-di Gino Goti-
Sono pochissimi i campioni che in un giro d’Italia, un Tour de France o una Vuelta di Spagna hanno indossato la maglia di leader dalla prima all’ultima tappa. Nel giro d’Italia del 1990 fu Gianni Bugno a compiere questa impresa.
In precedenza furono Girardengo nel 1919, Binda nel 1927, Mercks nel 1973. Il giro del 1990 – 73^ edizione – partiva da Bari il 18 di maggio con un cronoprologo di 13 km e si concluse a Milano, con un circuito cittadino, il 6 di giugno. Bugno vinse il prologo e poi si affermò anche nella sesta tappa (Fabriano-Vallombrosa con arrivo in salita) e nella 18^ una crono individuale da Gallarate a Varese. Ma giunse anche secondo nella seconda, nona, undicesima e quindicesima tappa. I suoi avversari erano Fignon, vincitore dell’anno prima, Chioccioli che avrebbe vinto nel 1991, e poi Chiappucci, Lejarreta,Sierra, Ugrumov, Cipollini, Baffi, Pulnikov. A Milano la maglia rosa aveva distanziato di 6.33 il francese Charles Mottet e di 9.01 l’italiano Marco Giovannetti. Erano partiti 197 corridori, in 163 conclusero il giro. Fu una cavalcata trionfante e ricca di emozioni che premio la regolarità, la potenza, l’astuzia di un corridore che nei due anni successivi si sarebbe aggiudicata la maglia iridata: la prima in Germania, la seconda in Spagna.
La mia conoscenza con Gianni, con cui ci sentiamo molto spesso nel corso dell’anno, iniziò nel 1982 quando a Marsciano, in Umbria – vicino a Todi – si disputarono i campionati mondiali Juniores su strada e a cronometro a squadre e singoli ed io ero in regia con la mitica squadra esterna di Trieste. Poi incontrai più volte Gianni da professionista, ai comandi del direttore sportivo Franco Cribiori più volte disputò il giro dell’Umbria e io coniai per lui, con la soddisfazione del suo D.S., “Gianni, vai tranquillo hai la vittoria in…Bugno”. Era un ragazzo molto timido allora, ma la sua pedalata era un mix perfetto di forza, di eleganza, di stile e compostezza. Era proprio l’atleta che, come diceva Anquetil per un cronoman perfetto, poteva tenere una coppa di champagne sulla spalla senza farne cadere una goccia.
La passione di Bugno era il volo, l’elicottero di cui prese il brevetto di guida. E più volte, anche dopo aver vinto i due mondiali, mi diceva: “il mio sogno, a fine carriera, sarebbe quello di pilotare l’elicottero per le riprese del giro e del ciclismo in genere. Mi aiuterebbe certamente la mia esperienza di corridore per trovare la posizione più favorevole per l’operatore.” Ed io rispondevo:”Gianni, ma tu sei un campione, ti pare andare a fare…l’autista con le due maglie iridate che porti sulle sulle spalle”. “Ma anche con tre la mia passione sarebbe quella. Dai spendi una parola per me con il direttore di Rai Sport”. “Certamente ce la spendo, non so quanto sia lui a decidere o la direzione di produzione. L’elicottero non è della RAI, non è un mezzo aziendale, comunque gli farò presente questa tua richiesta”.
A fine carriera riuscì a pilotare l’elicottero della RAI e il suo operatore per anni è stato il mitico Giorgio Viana di Aosta, grande operatore anche in moto che sapeva raccontare la gara e quando c’era lui, che tra l’altro era un bravissimo cicloamatore, il regista poteva dormire sonni tranquilli e la trasmissione sarebbe stata super. Ma tutti gli operatori in moto o nelle postazioni fisse erano molto bravi anche perché a tutti, lavorando ed essendo a contatto con “lo sport più bello del mondo” ricordava ad ogni intervista Alfredo Martini, era venuta la passione della bicicletta e tutti ne avevano una anche nel camion delle moto per fare qualche chilometro nel dopo tappa. Pilotando l’elicottero di ripresa, per Gianni, era come vincere ogni giorno una maglia iridata, una di campione italiano o una di dominatore di una corsa a tappe o di una classica. Era un uomo soddisfatto che aveva raggiunto un obiettivo importante della sua vita. Forse ancora oggi è uno dei piloti più esperti e coraggiosi dell’elisoccorso per interventi rapidi o delicati in ogni parte d’Italia. Nel mondo del ciclismo è ovviamente rimasto e da anni è il presidente internazionale dei corridori professionisti ed è membro della ACCPI: Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani. Di recente a Monza in Brianza ha aperto un negozio, ovviamente di biciclette ed accessori, meta quotidiana delle migliaia di cicloamatori della Lombardia e dintorni sempre memori delle imprese di un campione.
A questo proposito ricordo un aneddoto: ero ospite a Retorbido (il paese di Bertoldo nell’oltre Po pavese) di Mario Resca e Agostino Guardamagna che ogni 21 dicembre, con qualsiasi tempo festeggiano un compleanno con un grande pranzo preceduto da un aperitivo in bici di una cinquantina di kilometri. Ovviamente entrambi gli ospiti appassionati ciclisti e provetti cicloamatori ogni anno invitavano anche i campioni del ciclismo, oltre a calciatori, direttori sportivi e mister famosi. Un anno c’era anche Bugno. Io, che in quel periodo ero a corto di preparazione, per un po’ ressi l’andatura, di chi era già allenato. Gianni mi attese e mi riportò nel gruppetto ma mi staccai di nuovo. Passò vicino a me un cicloamatore e mi disse “non ce la fai più?” “No, ho pochi kilometri sulle gambe e poi, vedi quello lì è Bugno”. “Chi, Bugno????”. Non disse altro, accelerò raggiunse Gianni e fece tutta la passeggiata al suo fianco. Forse ancora ricorda agli amici di quella sorprendente pedalata insieme al campione.
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