-di Tonino Raffa–
Due ore di intenso dibattito, con la ricostruzione dettagliata di una drammatica vicenda a lieto fine. Quella che ha avuto per protagonista il popolare conduttore radiotelevisivo Andrea Vianello. Al termine, pubblico tutto in piedi per il lungo applauso finale all’autore che, su invito del Panathlon, ha presentato a Reggio Calabria il libro dal titolo “Ogni parola che sapevo”, opera che riassume il suo personale viaggio nell’inferno dell’ictus.
L’evento, collocato nel calendario dei “Caffè letterari” del sodalizio Rhegium Julii, si è svolto nella splendida arena del Circolo Tennis Polimeni. Vianello, nipote del poeta Alberto e del cantante Edoardo, la mattina del due febbraio del 2019, è inciampato in un buco nero. Si era alzato con un forte mal di testa, e, al momento di fare colazione, si era accorto che la mano destra non funzionava più, non riusciva a comandarla. Capisce tutto: quella mano penzolante è un sinistro avvertimento. Il giornalista comincia a urlare espressioni sconnesse, non riesce più a parlare come vorrebbe. Le frasi si stagliano nettamente in testa ma lui non riesce più a dire una parola. Si sente imbavagliato, imprigionato, sperduto. Un demone si è intrufolato nella sua bocca dalla quale escono solo strani fonemi. Per fortuna in casa c’è la moglie Francesca, che non perde la calma e si attiva rapidamente per i soccorsi. Andrea viene caricato su un’ambulanza, che lo trasporta all’ospedale Umberto primo di Roma, dove la diagnosi appare impietosa: ischemia cerebrale, causata da una dissecazione della carotide. Una brillante operazione d’urgenza, lo riporta nel mondo dei vivi, ma nulla può rispetto al danno che si era già propagato. Di colpo le sue parole sono perdute, sono precise nella testa, ma, all’atto pratico tutto va in confusione, escono frasi ingarbugliate, incomprensibili.
Un colpo terribile per chi fa televisione e lavora con le parole. Ma la malattia non aveva fatto i conti con la caparbietà e la tenacia del paziente. Il quale, dopo un lungo periodo di logo-terapia alla clinica Santa Lucia, ha recuperato la capacità di parlare e racconta nel libro (“Ogni parola che sapevo”, editrice Mondadori) tutti i passaggi di questa terribile avventura. La serata si è aperta con i saluti del presidente del Circolo tennis Igino Postorino, del vice-presidente del Rhegium Julii Giuseppe Caridi e del past president dell’area 8 del Panathlon Italia Antonio Laganà. Nel corso del dibattito, moderato dal presidente del Panathlon di Reggio Calabria Tonino Raffa, è stata proposta una toccante intervista con il neurochirurgo Simone Peschillo, l’uomo che ha salvato Andrea con quella complessa operazione che ha richiesto il posizionamento di due “stent” sul lato sinistro del cervello.
La lettura di alcuni brani da parte della giornalista Anna Foti, ha creato la giusta atmosfera per comprendere il valore dell’opera di Vianello, il quale ha ricordato quanto sia stato difficile, ma allo stesso tempo gratificante e sorprendente, il lungo percorso di riabilitazione, che lo ha portato al recupero totale della sua capacità di parlare in maniera fluente. “Questo libro – ha precisato l’autore- ricostruisce il mio viaggio nell’inferno, ma è stato al tempo stesso la mia terapia e la mia speranza. Sono qui anche per rivalutare il ruolo della sanità pubblica del nostro Paese. L’ictus assomiglia a un mostro, mi sentivo sfigurato, ma ho scoperto che se ne può uscire, senza vergognarsi. Perché la malattia non è una colpa”.
“Un racconto affascinante -ha osservato nella sua relazione Tonino Raffa- perché riassume il calvario personale dell’uomo che scopre la sua vulnerabilità fisica, ma affronta con coraggio la sua traversata solitaria del deserto e riesce a recuperare la sua parte migliore. E lo ha fa puntando su cose che nella vita spesso trascuriamo, come la famiglia, i figli, gli amici, i colleghi di lavoro. Aggrappandosi dunque a quei valori, come la solidarietà e gli affetti, che sono anche alla base del modo di essere del Panathlon”.
Al termine, sotto l’incalzare dei flash dei fotografi, il past governatore Antonio Laganà ha consegnato a Vianello il premio dell’area 8 e del club di Reggio. Poi l’autore si è sottoposto volentieri al rito delle foto-ricordo e delle dediche sulle copie del libro.