-di Massimo Rosa–
La regole della Vela sono divise in tre parti
LA STORIA
L’uomo sin dall’epoca più remota ha fatto del territorio la sua casa. Qui si spostava in continuazione alla ricerca di una migliore sopravvivenza e lungo questi spostamenti trovava gli ostacoli naturali a complicargli ulteriormente la vita: montagne, laghi, fiumi. Furono proprio i corsi d’acqua presenti ovunque che gli creavano le difficoltà più immediate al suo cammino. Come superarli ? La difficoltà aguzza l’ingegno. E così dapprima usò i tronchi d’albero e, successivamente, le pelli degli animali riempiti d’aria. Ma un po’ alla volta affinò questo mezzo di locomozione, ed ecco che circa 5.000 anni prima di Cristo fecero la loro apparizione le prime vele, come testimoniano alcuni geroglifici trovati nelle tombe dei Faraoni.
Dunque il regno di Tutankamen fu il progenitore della vela.
Gli Egizi,infatti, navigavano su barche di papiro a vela quadrata. Man mano che il tempo passava cominciarono a costruirne di più grandi in legno di fico e sicomoro. E con le loro imbarcazioni spinte anche a remi navigarono nel Mediterraneo.
In ordine di tempo i navigatori che fecero epoca furono senz’altro i Fenici, abitanti dell’attuale Libano, che per primi introdussero la chiglia, costruendo navi lunghe anche trenta metri. Ai Fenici seguirono i Greci nella capacità cantieristica navale costruendo navi lunghe quaranta metri, spinte da vela quadrata e da remi. Loro fu l’invenzione delle biremi e triremi.
A questi seguirono i Romani, quest’ultimi però al mare aperto preferivano la navigazione sottocosta. L’ingegneria navale romana era capace di progettare navi lunghe anche 70 metri. Si deve sicuramente ai Romani la tecnica della calafatura, cioè dell’impermealizzazione dello scafo con il catrame.
Vennero poi i Vichinghi anche loro con la vela quadrata e poppa e prua uguali in modo da poter remare nei due sensi senza compiere manovre. A loro sembra si debba attribuire il primo avvistamento del continente americano.
Nel XIV secolo ecco apparire sulle navi tre alberi con vele sono ampliate, e con il timone è incernierato. E’ un momento significativo per la costruzione delle navi, infatti, queste erano costruite a più ponti per contenere le merci e le artiglierie di bordo. Il fasciame era irrobustito sia per i maggiori carichi, sia per il peso dell’armamento.
Il secolo successivo è la volta del Galeone, e proprio da qui si può dire cominci la storia delle navi da guerra.
Poi ecco apparire il Vascello: una nave sviluppata su tre ponti, sempre con tre alberi e con una velatura ancor più ampia; al suo interno vi si trovava l’alloggio del comandante e degli ufficiali.
Numerose altre innovazioni fecero capolino, come: l’argano per lo spostamento dei pesi, la gru per il recupero delle ancore, o come le pompe di sentina.
Tra i vascelli storicamente famosi il Victory di sua maestà britannica.
Al Vascello si aggiunge quindi la Fregata, e poi la Corvetta, il Cutter e la Bombarda. Molte caratteristiche di queste antiche imbarcazioni sono ancora oggi presenti sui moderni scafi.
LA VELA
La vela è un’ampia superficie di tela o di moderne fibre sintetiche distesa e sostenuta in modo da ricevere la pressione dell’aria dovuta al vento, capace di trasmettere questa pressione-forza all’imbarcazione che diviene forza propulsiva per navigare.
Quando le vele si dice siano in assetto fanno un effetto ala, in modo da far sì che il vento sulla sua superficie, combinato con la tendenza dello scafo a non spostarsi lateralmente, produca lo spostamento in avanti. In questo caso l’unica limitazione è l’impossibilità di veleggiare nella direzione ventosa con un’angolazione inferiore ai 45°. E’, quindi, obbligatorio procedere con una navigazione a zig-zag.
LE VELE
Ecco di seguito le numerose definizioni delle vele:
Aurica: la loro forma è trapezoidale, e sono: randa, controranda, vela a tarchia, vela al terzo o da trabaccolo, vela al quarto.
Bastarda: anche conosciuta come Vela Latina.
Belvedere: è una delle tre vele quadre (la penultima partendo dal basso) che si trovano sui velieri a tre alberi. Nel gergo marinaro le tre vele sono chiamate “velacci”.
Borda: altro nome di quella Latina.
Brigantina: è la randa che i brigantini portano all’albero di poppa.
Carbonera: è la vela che si alza tra l’albero di maestra e quello di trinchetto.
Cavalla: è altro nome della Carbonera.
Cavalletta: è la vela di strallo, detta anche “mezzanella”.
Cocca: prende il nome da un tipo d’imbarcazione ed è quadrata.
Cocchina: è una vela quadrata simile a quelle usate nelle cocche.
Coltellaccio: sono le quattro vele trapezoidali che le navi a vele quadre spiegano con il tempo favorevole.
Contromezzana: è una delle tre vele, chiamate “gabbie”, nei velieri a tre alberi a vele quadre. Essa è la vela più bassa del secondo albero.
Controranda: la sua forma è a trapezio irregolare o a triangolo, che si piega al di sopra della randa.
Controvelaccio: è la più alta e la più piccola vela quadra nei velieri a vele quadre.
Fiocco: nome generico delle vele triangolari che si alzano a pruavia dell’albero vericale di prora. I fiocchi dei velieri sono distinti come: Trinchettina di fortuna o Fortuna; Trinchettina; Gran fiocco; Controfiocco.
Gabbia: si trova nei velieri a vele quadre ed è quella che si trova immediatamente al di sopra della vela maggiore.
Latina: per antonomasia è la vela storicamente triangolare. Quella dell’albero di maestra si distingueva a seconda della forza del vento in: Bastarda (la maggiore), Borda (la mediana) e Marabutto (la minore).
Il suo nome, come si potrebbe pensare, non deriva dal popolo latino, bensì essa era conosciuta come “vela trina”, cioè triangolare.
Lugne: vela quadrilatera inserita ad un pennone obliquo.
Mezz’anella: è la piccola vela latina posta a poppa delle piccole imbarcazioni dai navigatori di quell’epoca.
Pappafico: è la vela che si trova al di sopra delle gabbie, chiamato anche Belvedere, Velaccino e Velaccio. Un tempo era triangolare ora è quadra.
Parrocchetto: è la vela quadra posta immediatamente sopra a quella di Trinchetto. nelle navi con alberi molto alti per maggior maneggevolezza è suddivisa in due vele che costituiscono il Parrochetto doppio. C’è anche il Parrocchetto fisso o Basso Parrocchetto o Parrocchetto inferiore, che nel caso del doppio parrocchetto, sta al di sopra della vela di trinchetto.
Pandola: vela a tarchia.
Polaccone: mezza vela.
Puntina: vela di punta.
Quadra: è la vela quadrangolare, che assume anche la figura trapezoidale, inserita nel pennone che a seconda degli alberi assume il nome di: maestra, trinchetto e mezzana.
Randa: è la vela che ha la forma di un trapezio irregolare ed è allacciata con il lato superiore al Picco e con il lato prodiero all’albero. Il suo lato inferiore si distende invece lungo il Boma.
Saccoleva: è altro nome della vela Tarchia.
Sampietra: è la vela issata in caso di tempesta dai pescatori del Mare Nostrum.
Trachia: la sua forma è quadrilatera il cui vertice superiore poppiero è molto acuminato e disteso da un’asta diagonalmente alla vela.
Trevo: anch’essa è quadra. E’ la più bassa e più grande dell’albero di maestra e di trinchetto.
Trinchetto: è la vela quadra inserita al pennone più basso dell’albero di trinchetto. Trinchetto è anche la vela di prora di una lancia o di un latino. Il Trinchetto Latino è invece triangolare.
Vela al terzo: è un tipo particolare di vela che ha il lato superiore inserito ad una pendula e la mura bordata sulla prua, o come si dice in gergo “ a piè di albero”, con la drizza volta ad un terzo della pennola.
Vela al quarto: in questo caso la vela è data volta ad un quarto della pennola.
Velaccio: è una delle vele quadre dei bastimenti a tre alberi, chiamata anche Belvedere e Pappafico.
AMERICA’S CUP
VIDEO https://youtu.be/iJEN4yktEHc
E’ la regata che più affascina l’immaginario collettivo, forse perché nelle ultime edizioni ci ha visti tra i protagonisti.
Le sue origini contrariamente a quanto si potrebbe pensare non sono statunitensi, bensì “ The Race “ nasce nelle acque di Sua Maestà Britannica, e precisamente nell’isola di Wight.
Era il 22 Agosto 1851 e proprio in quei mesi si teneva a Londra la prima Esposizione Universale. Gli inglesi è notorio essere conosciuti come un popolo di grandi navigatori, è stato, infatti, attraverso la propria Home Fleet ed attraverso le epiche imprese di Sir Francis Drake, il navigatore di corte, che l’Inghilterra conquistò il mondo, costruendo il più grande impero coloniale dell’epoca.
Come festeggiare, dunque, la grande Esposizione Universale? Semplice, con una regata.
Acque del contendere quelle prospicienti l’isola di Wight.
La regina Vittoria ordinò una coppa al gioielliere di corte, Garrard, che venne chiamata Cento Ghinee dal suo costo.
Noblesse oblige gli inglesi invitarono alla race anche il New York Yacht Club, che per onorare un simile invito fece costruire un’apposita goletta chiamata “ America “.
Dopo una veloce attraversata dell’Atlantico, l’America, quello storico 22 Agosto 1851 dovette regatare contro ben 14 barche inglesi, sbaragliandole tutte, e portando in patria quel prestigioso trofeo, che sarebbe rimasto saldamente in mani americane sino all’edizione del 1983 quando il loro Liberty fu battuto 4/3 dagli australiani di Australia II.
Perse per strada le cento Ghinee l’evento venne ribattezzato “ America’s Cup “, in onore di quella loro veloce imbarcazione.
I VENTI
Andare per mare vuole dire conoscere anche i venti, questi sono conosciuti come:
Tramontana: è un vento proveniente da nord solitamente freddo ed asciutto, usualmente il cielo è sereno e la visibilità buona.
Grecale: è un vento proveniente da nord-est freddo ed intenso, tipico delle stagioni fredde. Può essere generato da un’area anticiclonica presente nell’Europa nord orientale, contrapposta ad una ciclonica sul Mediterraneo.
Levante: come indica il nome è un vento tipicamente estivo proveniente da est, la sua influenza si sente sul Tirreno e sull’Adriatico centro-meridionale.
Può preannunciare l’arrivo di perturbazioni.
Scirocco: è il classico vento africano in origine caldo e secco proveniente da sud-est. Se in origine è secco, durante il suo percorso di avvicinamento sul mare all’Italia si carica di umidità. Esso è generato da una depressione situata nel nord Africa.
La sua presenza indica giornate estive calde e afose.
Mezzogiorno – Ostro: è un vento debole meridionale poco sentito sui nostri mari.
Libeccio: è un vento violento e a raffiche proveniente da sud-ovest. E’ generalmente molto temuto perché genera spesso forti mareggiate, burrasche e piogge molto intense. Si forma dallo scontro fra un fronte freddo a seguito di una depressione sul centro Europa e aria calda ed umida proveniente da una zona anticiclonica a sud.
Ponente: è un vento tipicamente estivo proveniente da ovest che provoca lungo i litorali la brezza dovuta alla differenza termica tra terra e mare.
Maestrale: è un vento intenso dovuto alla discesa di aria polare verso le regioni meridionali. Lungo questa discesa l’aria polare si scontra con quella più calda ed umida proveniente dall’Oceano Atlantico.
In Italia scarica piogge intense e vento forte da nord-ovest.
IYRU
Con questa sigla s’indica l’International Yacht Racing Union, ossia il governo mondiale della vela, che detta le regole per regatare in gara.
La sua fondazione risale al 1906.
IOR
E’ l’acronimo di International Offshore Rule.
Questa non è altro che la formula, introdotta nel lontano 1970, utilizzata a livellare gli handicap degli yacht nelle regate d’altomare.
Con questa formula si tiene contodella lunghezza dell’imbarcazione, della murata, della profondità, della circonferenza, della superficie velica e del brodo libero, esprimendo così la classe dell’imbarcazione.
YACHT
Con questa parola inglese s’indica l’imbarcazione da diporto nel senso più lato, cioè si va da quelli con cabine e sale in bella mostra a Porto Cervo a quelli, invece, più spartani.
Comunque sia la loro classificazione avviene a seconda delle vele e del numero di alberi, e queste sono:
- Sloop
- Cutter
- Yawl
- Ketche
- Golette
(1/continua)
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