-di Francesco Schillirò–
Non siamo nel 1630, non siamo durante la peste di Milano,non ci sono untori, non c’è l’ambiente descritto da Alessandro Manzoni, ma in molti di noi,permane uno stato ossessivo nell’ individuare il numero 1 di una eventuale area endemica, solo quando si è a conoscenza .
Infatti in questa fase tre,tutti vediamo ,che la voglia di ripresa,ha fatto allentare i vari accorgimenti che ci hanno consentito di ridurre o quasi azzerare il “picco”.
Niente di più errato.
La ripresa comportamentale allo stato pre Covid non è il miglior viatico per evitare la ripresa della pandemia.
Nello sport,il tennis era considerato uno dei meno pericolosi ,ma recentemente abbiamo visto quanto occorso al numero uno mondiale ,il Serbo Djokovic.
Molto si è scritto ,con considerazioni sui social sul torneo “Adria Tour” da lui promosso e che si è tenuto a Zadar e che è stato un cluster che oltre a Djokovic ha visto altri sei positivi al Covid 19.
Io mi soffermo su due affermazioni del Campione ,che ne dimostrano l’onestà di intenti :”tutto quello che abbiamo fatto,è stato fatto con il cuore e con intenzioni sincere.il nostro torneo aveva un carattere umanitario con l’idea di aiutare i tennisti della regione,per consentire loro di giocare,di guadagnare qualcosa in modo da superare meglio questo difficile periodo”.
Invito i lettori a leggere attentamente ,per le dovute considerazioni e deduzioni sul “modus agendi” ,la seconda affermazione del campione serbo ,che riporto :”Abbiamo organizzato il torneo quando il virus si era indebolito,pensando che ci fossero le condizioni per il suo svolgimento”.
Concludo con una citazione di Platone:”Quando un uomo è audace senza senno, ne ha sicuro danno;quando invece con senno,ne ha vantaggio”.
Ma il senno deve essere dell’atleta o dei dirigenti organizzatori e della governance?
“Meditate gente”
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