-di Romano Mattè–
C’è una bella differenza tra il caso Del Piero e la vicenda di Allegri. Mentre il divorzio tra Del Piero, giocatore-simbolo della Juve, annunciato in modo secco e perentorio a campionato in corso (i diritti di immagine erano il “casus-belli”!) aveva suscitato una certa clamorosa sorpresa per modi e tempi, per contro, la separazione da Allegri, l’allenatore tra i più vincenti non solo nella storia bianconera, ma anche del nostro calcio (dopo il Trap e Capello), è avvenuta nel modo più “soft” ed ovattato quasi fosse una vicenda normale e scontata.
Vediamo di cogliere e di comprendere le ragioni vere ed ovviamente non confessate di questo divorzio tecnico, che avrebbe potuto scatenare ben altro clamore, partendo da “considerazioni-valutazioni” ben lontane ed apparentemente non collegate a questo evento, ma ad esso, a mio giudizio, strettamente connesse.
Qual è il calcio più spettacolare d’Europa e quindi più spendibile sulla piattaforma mediatica mondiale, che è in piena espansione? : la risposta è quasi ovvia, quello della Premier inglese. Ricordo a proposito di diritti televisivi che da poche settimane è stato concluso un accordo di cessione di tali diritti con Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia per una cifra di 380 milioni per sei anni, più di quanto la nostra “A” ricavi da tutti i diritti internazionali che è di 371 milioni!.
Il calcio inglese ci entusiasma e ci emoziona, perché non ne siamo direttamente coinvolti sul piano sentimentale (è per noi pura estetica: vinca il migliore), e pertanto siamo catturati solo dalla sua “bellezza” e dalla sua intensità. Il nostro “prodotto-calcio” è meno spettacolare, meno “bello”, più sparagnino: si punta al risultato, spesso lo si pilota e ci si accontenta, mentre in Premier si gioca sempre per vincere e questo comporta un maggior dispendio “psico-energetico”, cui il nostro calcio non è ancora abituato per cultura e consuetudine. Quello inglese è il campionato più ricco del mondo e la libera circolazione degli stranieri vi ha attratto i migliori giocatori dando alla Premier la più straordinaria qualità media “atletico-tecnica”, che si possa avere al mondo: ci colpisce e ci affascina la velocità con cui fanno girare palla, che dipende dalla tecnica (qualità individuale): il controllo di palla a qualunque velocità essa arrivi è il loro vero segreto.
Questa spettacolare diversità è gestita dai migliori tecnici provenienti da tutto il mondo, che hanno “frullato” il tutto, producendo un calcio “nuovo”, ove si mescolano velocità e tecnica, intensità e spettacolari ripetute fulminee verticalizzazioni, che richiedono grande resistenza nella velocità: in Premier si corre, nella nostra “A” si cammina!. Un esempio eclatante, direi plastico, di questa “diversità” lo abbiamo visto nel match “Liverpool-City”, in due dei tre gol dei Reeds si è attraversato il campo da una parte all’altra impiegando dai 7” ai 10” con tocchi tutti di prima: sembrava di assistere ad una staffetta 4x100m. con il pallone come testimone!.
Non possiamo riproporre questo calcio in Italia: le squadre inglesi sono qualitativamente superiori alle nostre, per contro i nostri allenatori tatticamente non temono confronti: resta il “gap” atletico (ma in parte anche tecnico) perché qui vengono a svernare prossimi alla pensione ottimi giocatori stranieri, che sono però nella loro parabola discendente. Veniamo, quindi, finalmente alla ragione vera ed inconfessata di questo divorzio inatteso Juve-Allegri (il liovornese è considerato un “risultatista”: ricordo a proposito il famoso paradigma bonipertiano: “il risultato non è la cosa più importante, ma è la sola cosa che conta!”). Mentre il calcio di Allegri è essenziale, poco dialogato, concreto, pragmatico, tutto teso al risultato, raramente spettacolare, per contro il calcio “sarriano” (Sarri è un “estetizzante”) tenta di coniugare, talvolta non riuscendoci, spettacolo e risultato, pertanto è un prodotto più “bello”, più accattivante, più spettacolare e, quindi, più concorrenziale, più fruibile e spendibile sul mercato mondiale dei diritti televisivi, ove ballano parecchie centinaia di milioni di Euro, ed in cui la Premier (oggi incassa dall’estero per diritti televisivi circa 1,66 miliardi di Euro) fa la parte del leone, seguita a distanza dal calcio spagnolo, tedesco e francese, mentre al nostro calcio vanno purtroppo solo le briciole di questa immensa “torta” mediatica.
Questa è la ragione vera ed inconfessata di un divorzio inatteso, che stando ai risultati ottenuti, era ed è inconcepibile. Anche nel calcio, pertanto, vale l’antica regola “business is business”.
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