-di Alessandra Rutili–
La terribile pandemia che ha colpito il mondo ed il nostro Paese ha fermato tutto e tutti. Anche lo sport! Anche il calcio. Non appena possibile le Istituzioni si sono mosse per trovare una soluzione ad uno dei maggiori problemi del momento; la ripresa del Campionato. Sì perché il popolo voleva sapere quando il calcio sarebbe ripartito. Poco importa se per la scuola e l’istruzione non si trovano soluzioni. Il calcio è sacro. Infatti, il Campionato ripartirà.
Forse non sarà come speravamo, forse tutto sarà deciso da un algoritmo. Ma il popolo avrà il suo spettacolo da seguire, le sue partite da commentare, i suoi idoli da osannare. Ma anche il calcio si è schierato. E, nemmeno a dirlo, dalla parte degli uomini. Perché se tutti siamo rammaricati per la mancata ripresa delle serie minori, in pochi, pochissimi si sono ribellati alla scellerata decisione di fermare il Campionato di Calcio femminile. Il Consiglio della Federcalcio ha approvato la linea Gravina. Detto fatto, le donne si fermano. Le calciatrici che chiedevano a gran voce di avere, se non gli stessi compensi dei colleghi uomini, almeno gli stessi diritti. Le donne, che hanno faticato il triplo per poter praticare questo sport. Le donne non giocheranno più. Ma di che cosa ci meravigliamo? Non saremo forse noi a pagare il prezzo più alto anche quando tutto ( forse) tornerà alla normalità? Certo che sì. Pensiamo a chi dovrà fare i salti mortali per portare i figli scaglionati a scuola? La mamma, che nel 99 per cento dei casi ha già dovuto rinunciare alla carriera per conciliare il ruolo di madre e moglie, e che, comunque, ha in media uno stipendio di molto inferiore a quello del marito. Ci stupiamo forse che abbiano fermato il campionato femminile?. Ci diranno che le donne non muovono lo stesso business, ci diranno che il movimento è ancora all’inizio. Racconteranno altre storie. Ma la verità è che al solito qualcuno ha deciso di relegare le donne nell’angolo. Poteva essere una bella occasione per dimostrare che almeno lo sport non fa differenze. Poteva essere un modo per ribadire che tutti i calciatori e le calciatrici hanno gli stessi diritti. Ma poi c’è sempre quel se.. che introduce quel periodo ipotetico della irrealtà. Perché la verità è che ancora una volta, fatalità, altri hanno scelto per noi. Interrompendo un percorso, un sogno. Hanno scelto per noi, loro che di noi non sanno nulla. Complimenti!
La terribile pandemia che ha colpito il mondo ed il nostro Paese ha fermato tutto e tutti. Anche lo sport! Anche il calcio. Non appena possibile le Istituzioni si sono mosse per trovare una soluzione ad uno dei maggiori problemi del momento; la ripresa del Campionato. Sì perché il popolo voleva sapere quando il calcio sarebbe ripartito. Poco importa se per la scuola e l’istruzione non si trovano soluzioni. Il calcio è sacro. Infatti, il Campionato ripartirà. Forse non sarà come speravamo, forse tutto sarà deciso da un algoritmo. Ma il popolo avrà il suo spettacolo da seguire, le sue partite da commentare, i suoi idoli da osannare. Ma anche il calcio si è schierato. E, nemmeno a dirlo, dalla parte degli uomini. Perché se tutti siamo rammaricati per la mancata ripresa delle serie minori, in pochi, pochissimi si sono ribellati alla scellerata decisione di fermare il Campionato di Calcio femminile. Il Consiglio della Federcalcio ha approvato la linea Gravina. Detto fatto, le donne si fermano. Le calciatrici che chiedevano a gran voce di avere, se non gli stessi compensi dei colleghi uomini, almeno gli stessi diritti. Le donne, che hanno faticato il triplo per poter praticare questo sport. Le donne non giocheranno più. Ma di che cosa ci meravigliamo? Non saremo forse noi a pagare il prezzo più alto anche quando tutto ( forse) tornerà alla normalità? Certo che sì. Pensiamo a chi dovrà fare i salti mortali per portare i figli scaglionati a scuola? La mamma, che nel 99 per cento dei casi ha già dovuto rinunciare alla carriera per conciliare il ruolo di madre e moglie, e che, comunque, ha in media uno stipendio di molto inferiore a quello del marito. Ci stupiamo forse che abbiano fermato il campionato femminile?. Ci diranno che le donne non muovono lo stesso business, ci diranno che il movimento è ancora all’inizio. Racconteranno altre storie. Ma la verità è che al solito qualcuno ha deciso di relegare le donne nell’angolo. Poteva essere una bella occasione per dimostrare che almeno lo sport non fa differenze. Poteva essere un modo per ribadire che tutti i calciatori e le calciatrici hanno gli stessi diritti. Ma poi c’è sempre quel se.. che introduce quel periodo ipotetico della irrealtà. Perché la verità è che ancora una volta, fatalità, altri hanno scelto per noi. Interrompendo un percorso, un sogno. Hanno scelto per noi, loro che di noi non sanno nulla. Complimenti!
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