-di Roberto Gerosa-
Mi piace ricordare la risposta che diedi anni fa quando un giornalista mi chiese quale fosse il valore aggiunto di un’auto storica:-“ Avere a che fare con vetture di questo tipo permette di riappropriarsi del vero piacere della guida, oggi sacrificato alla globalizzazione ed avulso dalla tecnologia, ben lontano dalla produzione di massa che, pur avendo contribuito in maniera significativa al miglioramento complessivo delle automobili, le ha rese tutte uguali ed anonime, privandole di seduzione e personalità”.
Ad oggi si parla dell’auto che si guiderà da sola, attribuendo al pilota un ruolo del tutto marginale. Al contrario degli anni sportivi del novecento, quando diversi corridori si misero in sella a vetture create ad personam ed elaborate spesso artigianalmente. In quegli anni nacquero diversi carrozzieri ancora oggi molto noti come Zagato, Bertone, Giugiaro, Pininfarina, Carrozzeria Touring che, utilizzando i telai più svariati, li vestivano con carrozzerie prevalentemente in alluminio, materiale che ben si adattava ai “batti lamiera” di quel periodo, senza tanti dispositivi di protezione elettronici ma poche e buone braccia robuste per sterzare all’occasione! Ai più giovani questo potrà sembrare un mondo preistorico, ma chi ha qualche capello grigio ricorda quei tempi con molta nostalgia e non senza qualche rimpianto.
Tra le varie gare dell’epoca, una nota doverosa va alla estenuante Liegi-Roma-Liegi che, con auto di “tutti i giorni”, partiva appunto da Liegi (Belgio), attraversava la Germania, l’ Austria, l’ Italia, la Francia per ritornare infine a Liegi. Nota bene che i corridori del tempo non avevano i radar di oggi, i navigatori satellitari o gli orologi elettronici con scansione al secondo, ma potevano usufruire, secondo le proprie finanze, di orologi da polso o cronometri meccanici e di cartine stradali oculate o di altre, certamente meno dettagliate, ricevute dal benzinaio di turno. Prima della partenza, via alle tradizionali routine pre gara: dipingere con vernice e pennello il numero di gara sulle fiancate, applicare le decalcomanie in punti specifici, nonché contrassegnare i motori tramite la cosiddetta “punzonatura” anti furbastri. Il mattino seguente, le vetture facevano bella mostra nella grande piazza della partenza dove, non essendoci spesso le transenne di sicurezza che dividevano i corridori dagli spettatori, essa si riempiva di appassionati in cerca di autografi; chi ha potuto viverla, avrà sicuramente presente l’atmosfera a dir poco elettrizzante mentre gli equipaggi attendevano il classico scandire del cronometrista di turno: meno 5, 4, 3, 2, 1… via! Ovviamente durante la gara non mancavano i fuori pista o peggio i capottamenti, come non potevano mancare i vari controlli necessari al cambio olio, candele, gomme e quant’ altro necessario al proseguimento, senza dimenticare che anche lo stomaco aveva i suoi diritti: pranzo o cena non certo luculliani, trattandosi sovente di panini, biscotti, qualche bibita o semplice acqua. Dopo gli oltre 5.000 chilometri percorsi con auto il cui condizionatore era spesso utopia, passando da temperature calde a più che fresche dei vari passi di montagna come quelli del Pordoi, del Falzarego, della Mendola, ecc. con conseguenti difficoltà a deambulare e dolori alla cervicale, non tutti riuscivano a tagliare il sospirato traguardo e consegnare la tabella di marcia completa di tutti i visti ricevuti nei vari punti di controllo obbligati.
Ecco a voi Signore e Signori gli impavidi piloti di quei tempi con quelle auto che, a differenza di oggi, si potevano riparare a volte con un semplice “fil di ferro”.
E’ piacevole e sorprendente segnalare che l’ ultima di queste gare si è svolta nel 1960 e fu vinta, su un’ auto Austin Healey 3000 , dalla signora (sì, sì, proprio una donna!!) Patricia “Pat” Moss nota pilota di rally e sorella di Stirling Moss pilota di formula 1 negli anni 50’, vincitore di ben 16 gran premi e purtroppo recentemente scomparso (Londra 12.04.2020).
*Particolare AUTO UNION Wanderer Streamline S. del 1938 prima della partenza.
*LANCIA AURELIA B20-GT in gara e vincitrice nel 1953. Furono prodotte dal 1951 al 1958.
*AUSTIN HEALEY 3000 vincitrice ultima edizione 1960. I vari modelli furono costruiti dal 59′ al 67′.
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