–1922 Le Olimpiadi “fuori dal coro” – Le Olimpiadi femminili di Alice Milliat–
di Adriana Balzarini
In nessun libro che parla di Giochi Olimpici o di Olimpiadi viene posto un capitolo dedicato all’anno 1922, anno dei “Giochi Olimpici femminili”. Se proprio siamo fortunati troviamo un accenno nell’anno 1928 riferendo che è grazie ad Alice Milliat se le donne gareggiarono per la prima volta nell’atletica leggera ai Giochi olimpici. Certamente i risultati dei Giochi olimpici femminili non possono essere negli archivi del CIO ma questo alla nostra Milliat poco importava perchè questo non era il suo obiettivo. Credo comunque che sia giusto conoscere questa parte di storia che fecero tremare l’aristocratico barone Pierre de Coubertin; Olimpiadi che lo fece scendere a compromessi; si proprio lui che credeva seriamente che non esistesse altro mondo olimpico se non quello maschile, rendendolo chiaro nelle sue affermazioni verbali dai toni sprezzanti dove trattava lo sport femminile affermando che poteva essere praticato ma fuori dalle Olimpiadi, e chiarissimo addirittura attraverso i suoi scritti sulla rivista ufficiale del Movimento internazionale olimpico Revue Olympique. . Alice Milliat bretone, amante del canottaggio, organizzatrice di tornei di calcio femminile durante la Grande Guerra, donna dedita alla guida delle società sportive femminili francesi di fronte a questa insistenza del barone nel non volere le donne ai suoi Giochi decise di costituire nel 1917 la Federazione Sportiva Française Femminile.
Alice Milliat, forte di un vasto movimento femminile, formato da giovani donne che proprio durante la grande Guerra avevano dimostrato di saper sostituire gli uomini al fronte anche in lavori pesanti o prettamente maschili, chiese a De Coubertin che le donne potessero gareggiare. Alla risposta negativa del barone “la Milliat” non si perse d’animo e organizzò a Parigi le “Prime Olimpiadi femminili” alle quali presero parte circa 100 atlete provenienti da 9 Paesi: Belgio, Cecoslovacchia, Francia, Regno Unito, Lettonia, Polonia, Svezia, Svizzera e il Giappone, con una sola atleta; non solo di ceto borghese ma anche donne delle classi sociali meno abbienti. La Milliat con questa idea di sport rovesciò così non solo l’idea di sport al femminile, ma anche il modello di sport per donne delicate dell’alta borghesia.
Interessante la storia dell’unica atleta giapponese, Kinue Hitomi, che raggiunse la località della gara viaggiando sola sulla ferrovia Transiberiana fino a Mosca, dove incontrò un reporter del giornale Mainichi Shimbun che la accompagnò fino in Svezia. Prese parte a sei differenti gare conquistando la medaglia d’oro nel salto in lungo, nel salto in lungo da fermo, la medaglia d’argento nel lancio del disco e quella di bronzo nelle 100 iarde. Ricevette anche un riconoscimento da parte di Alice Milliat, presidente della Fédération Sportive Féminine Internationale per aver conquistato il più alto punteggio individuale.(fu in seguito la prima donna inclusa nel team olimpico del Giappone e 1928 partecipò ai famosi Giochi olimpici di Amsterdam aperti alle donne per le gare di atletica ).
Di fronte a questa organizzazione de Coubertin dichiarò:” Non pratica, non interessante, inestetica, scorretta, tale sarà secondo noi questa mezza Olimpiade femminile. Non è questa la nostra concezione dei Giochi olimpici nei quali riteniamo che si cerchi l’esaltazione di questa formula: l’esaltazione solenne e periodica dell’atletica leggera maschile, che ha come base l’internazionalismo, l’onestà come mezzo, l’arte come ambito e l’applauso femminile come ricompensa”.
20 mila spettatori a Parigi sigillarono la validità della manifestazione e a questo punto Alice Milliat si impegnò immediatamente per l’organizzazione della seconda edizione che si svolse a Goteborg, in omaggio alle società sportive femminili svedesi molto attive. Vennero proprio in questa sede riproposti per la terza volta a Praga nel 1930 e a Londra nel 1934 naturalmente con una cadenza quadriennale. Una vera e propria provocazione a tutti i componenti del CIO!! Il barone venuto a conoscenza dell’aumento del numero delle partecipanti alle gare di Gotegorg oltre al numero fantastico di presenze fra gli spettatori venne a più miti consigli e dopo questa seconda edizione volle subito un incontro con questa “donna dalle idee infernali”.
Attraverso la mediazione dello svedese Sigfrid Edstrom , presidente della federazione di atletica, riuscì a trovare un compromesso: le donne sarebbero state ammesse dai Giochi di Amsterdam nel 1928 alle gare di atletica, iniziando con un numero limitato di gare, cinque, in confronto a quelle maschili. Le classifiche dei Giochi femminili rimasero negli archivi della Federazione francese. Per le donne, grazie ad Alice Milliat, fu non solo una vittoria sportiva ma anche una vittoria politica per l’emancipazione femminile siglando con questa frase la sua vittoria su quell’uomo così restio alla partecipazione femminile “Un essere sano fisicamente e moralmente senza timore delle responsabilità è pronta a far valere i propri diritti, in tutti i campi, senza perdere la grazia e il fascino.”
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