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–Anversa 1920 parte seconda
-Per la prima volta una donna italiana entra in azione e due uomini diventeranno dei miti!
-di Adriana Balzarini–
2663 furono gli atleti presenti, fra questi 77 sono donne. Atleti che si incrociano, si sfidano, fanno amicizia, condividono gioie e delusioni. Sfortunatamente per l’organizzazione le giornate delle gare sono sempre state accompagnate dalla pioggia e questo non ha permesso la presenza di molti spettatori durante lo svolgimento delle gare. Gli atleti più vincenti furono gli americani che con il tiro conquistarono 7 medaglie ciascuno ma i nostri atleti si fecero onore e per la prima volta nel gruppo italiano era presente una donna, la tennista Rosetta Gagliardi.
Fortunata perché questa sua presenza ad Anversa la porterà per sempre nella storia dello sport olimpico italiano. Non ebbe grandi risultati ma nel tennis diventò l’anno prima dei Giochi campionessa italiana nel singolare e grazie a questo risultato potè partecipare. Era stata anche precedentemente campionessa italiana di pattini a rotelle per sei anni. Gareggiò sia nel singolare, dove si fermò al secondo turno, eliminata dalla britannica Kitty McKane, quest’ultima vincitrice del bronzo, per 6-1 1-6 6-2. Partecipò anche nel doppio misto, insieme a Cesare Colombo, uscendo anche in questo caso al secondo turno, per mano dei belgi Stéphane Halot e Marie Storms, vittoriosi per 8-6 6-3.
Protagonista assoluto fra gli uomini fu Nedo Nadi, che già aveva vinto un oro nei Giochi precedenti. Era arrivato ai Giochi dopo aver combattuto nella Grande guerra conquistando due medaglie al valor militare come capitano nel “Genova Cavalleria”. L’atleta, livornese, affrontò il torneo olimpico del fioretto in due giorni. Assente il forte francese Gaudin, chiamato anche “il diavolo bianco”, per infortunio ma Nedo Nadi negli incontri non lascerà spazio a nessuno altro concorrente al punto che i suoi avversari non riusciranno nemmeno a toccarlo con il fioretto. Nadi sembrava che stesse danzando , un attimo difesa e l’ attimo dopo il suo affondo coglieva nel segno, con la precisione di un compasso umano. «Insuperato campione alle tre armi», si legge con un po’ di fatica nella a lui dedicata. Nadi infatti fu un atleta eccezionale, unico in grado di vincere in tre discipline diverse (fioretto, spada e sciabola) conquistando 6 medaglie d’oro alle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912 (dove esordì a 18 anni) e ad Anversa nel 1920. Prima di ritirarsi nel 1931, dimostrò ancora la sua bravura di schermitore di livello internazionale, vincendo nel 1930 il Campionato del Mondo per “professionisti”, cioè i Maestri di Scherma, nella spada. Divenuto tecnico della nazionale di scherma, vinse ancora nelle Olimpiadi del 1932 a Los Angeles (due ori, quattro argenti, due bronzi) e nel 1936 a Berlino (quattro ori, tre argenti, due bronzi) . Alberto I di Sassonia-Coburgo, stupito e nello stesso tempo con grande ammirazione dovette premiare tre volte l’atleta azzurro, protagonista assoluto di quell’Olimpiade insieme al fratello Aldo, anche lui vincitore di tre ori a squadre e sconfitto in finale nella sciabola individuale proprio dal fratello .
Ugo Frigerio diede all’Italia il primo e mitico oro all’Italia. Ai Giochi del 1920 ne vinse addirittura due di medaglie d’oro , nei 3 km e nei 10 km di marcia e passò da giovane apprendista tipografo , professione che svolgeva prima dei Giochi a diventare il mito della marcia italiana , specialità povera e proletaria con gare che si svolgevano come battaglie su strade sconnesse e polverose. Dopo la vittoria dei 10 km. Il milanese Frigerio fu celebrato dall’allora giornalista e vicino di casa Benito Mussolini che sul giornale da lui diretto scrisse: Ha vinto senza apparente sforzo, con andamento regolare delle braccia e un’ampia apertura delle gambe rendendolo un perfetto stilista”.
Un evento nell’evento avvenne quando Frigerio prima di prendere il vai alla gara dei 3 km consegnò al direttore della banda ( allora si suonava direttamente sul campo dello stadio dal vivo) uno spartito con la musica per essere sostenuto dalla musica durante la sua performance e al suo arrivo come consuetudine attraversando il traguardo urlò : Viva l’Italia”. I seguito Frigerio vinse anche alle Olimpiadi di Parigi nel 1924 ma non potè partecipare a quelle del 1928 perché la specialità della marcia venne cancellata nel programma di quella edizione. Ma Frigero non si scoraggiò, si ripresentò ai Giochi del 1932 a Los Angeles e conquistò il bronzo nei 50 km, gare che era all’esordio, nonostante terminò la gara con gravi ferite ai piedi che lo costrinsero a letto per quindici giorni. Uno dei pochi atleti italiani ad aver vinto tre medaglie d’oro olimpiche ma è stato anche l’atleta che al momento di una premiazione, esattamente quella ad Anversa, il direttore d’orchestra suonò “O sole mio” invece dell’Inno di Mameli perché proprio il direttore aveva dimenticato a casa lo spartito.
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