-di Francesco Schillirò–
Ormai siamo tutti impegnati a discutere della fase 2 ,di quel che farà il virus,di come sarà l’estate ,di come si riavvierà lo sport.
Io invece mi pongo una domanda: che fine faranno i mezzi elettronici che ci hanno fatto compagnia in questo periodo?
Nel pre Covid ,i “diversamente giovani” discutevano sui giovani che erano sempre con computer,telefonino in mano a chattare o a navigare su internet,isolandosi completamente dal contesto familiare.
Questa pandemia invece,ha fatto diventare informatici anche i più riluttanti,ma quel che è peggio,potrebbe far incorrere molti di noi in quella patologia aziendale conosciuta da oltre un ventennio con il termine di “Riunionite” ovvero “mania for meeting”.
Le nostre programmazioni giornaliere,si sono riempite di appuntamenti virtuali con discorsi alcune volte interessanti ma spesso affrontanti argomenti settoriali ,poco coinvolgenti.
A differenza dei meeting aziendali,dove le riunioni il più delle volte servono per rendere condivisibili le decisioni prese o per imporre la leadership, nel nostro caso di “comuni mortali”,potrebbero essere una “vetrina” per dimostrare il proprio “Ego”.
Nella impostazione di questi meeting “evo-involuzione?”un occhio attento,vede che è iniziata una competizione “chi riesce a far connettere più persone”.
Anche in queste riunioni oltre alle “autorità “ con dignità di saluto,hanno un ruolo rilevante gli uditori ,che alcune volte,visto l’incalzare e il sovrapporsi di riunioni on Line,per non recare dispiacere agli organizzatori,si trovano costretti a virtualmente correre , da un meeting all’altro.
Non nego che qualche volta ,in questi giorni,anche io ho peccato di presenzialismo ,non voluto ma dovuto,partecipando in un sol giorno ed alla stessa ora a tre meeting, il mio studio era diventato una sala regia.
A questo punto mi pongo delle domande” Cui bono? cosa ho acquisito?, J gave you?” Nel pormi queste domande passando dall’amata lingua madre all’attuale lingua inglese invito tutti ad una meditazione sui personali “risultati”.
Essendo estimatore di Cartesio ,mi rifaccio sempre al “cogito ergo sum” e riconosco nell’analisi retrospettiva,miei errori.
A questo punto ,ritornando al motivo di questa striscia, cosa avverrà,passata ,come tutti auspichiamo,la buriana SARS CoV 2?.
Molti di noi soffriranno di stress visivo digitale ,causato dall’uso prolungato di schermi elettronici;ne trarranno beneficio i colleghi oculisti e gli ottici.
In alcuni potrebbe nascere una “dipendenza patologica”,molto simile al craving per sostanze stupefacenti o per alcol.
Psicopatologie da ricollegare all’uso eccessivo e prolungato di internet”Internet Related Psychopathology “sono state già trattate d Cantelmi nel 2000.
Zanon el al. In un lavoro pubblicato su Jornal of Psychopatology,parlano di trance dissociativa da videoterminale definendola :” una forma di dissociazione collegata ad una dipendenza patologica dal computer e dalle sue molteplici applicazioni,che vanno assumendo un ruolo dilagante nella vita di ciascuno di noi…………………fino al punto di perdere il controllo di se e della situazione”.
Certo non voglio essere allarmista,ma nella piena libertà di pensiero ,che ognuno di noi ha diritto di esprimere,ho ritenuto di fare queste mie personali considerazioni,anche come antidoto a mie personali possibili cadute e nei canoni dell’autoanalisi.
Rifacendomi alla locuzione latina “cum grano salis”,dobbiamo ringraziare le possibilità forniteci dai mezzi elettronici in questo periodo,ma non dobbiamo cadere nel considerarli un “totem”.
In questi giorni,ho spesso sentito dire -peccato non aver scoperto prima la possibilità delle “conviviali” on line.
Niente di più errato,la conviviale è tutta un’altra cosa ,soprattutto per i Club service come la nostra Associazione Panathlon che ne fa parte a”Tutto tondo”.
Mai si potrà sostituire l’allegria e spensieratezza,ma soprattutto la voglia di incontrarsi e di poter dialogare (senza limiti temporali imposti da una scaletta) che sono insiti nel “convivium”.
Speriamo di poter ritornare al “modus agendi” del pre Covid 19 ed auspico che dalla mia mente venga cancellato un refrain che si rifà ad un titolo di un film di Laura Antonelli ,attrice icona dei giovani della mia generazione , “ Mio Dio come sono caduta in basso”.
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