–di Enrico Brigi-
L’attesa è finita. Per qualcuno, finalmente. Nel tardo pomeriggio di giovedì 28 maggio è arrivata, infatti, la fumata bianca che ha sancito la ripartenza del campionato di calcio. Dal 20 giugno serie A, B e C torneranno a incrociare le armi a partire con l’obiettivo, non certo poco sfidante, di terminare entro il 2 agosto. Per quanto riguarda la serie A, toccherà al Consiglio di Lega scegliere se tornare in campo con la disputa dei recuperi o con la versione integrale della 27esima giornata. L’unica cosa certa in fatto di calendario è, invece, per il momento, l’antipasto del 13 e 14 giugno con il ritorno delle semifinali di Coppa Italia con finale probabilmente fissata per il successivo 17 giugno. Per consentire questo si dovrà derogare al recente DPCM che stabiliva il blocco di ogni manifestazione sportiva fino al 14 giugno ma questo, appare l’ostacolo sicuramente meno difficile da superare.
Le criticità, comunque, non mancano. All’orizzonte si profila già la prima “grana” riguardo alla Coppa Italia. Le squadre impegnate nelle “final four” rischiano di trovarsi davanti a un vero e proprio tour de force. Inter e Napoli hanno subito alzato la voce con i partenopei pronti a mandare in campo addirittura la formazione Primavera. L’altro tema annoso, poi, riguarda gli orari con l’Assocalciatori in prima fila a contestare quello delle 17.15, ritenuto inadatto in un periodo, quello estivo, dove le temperature pomeridiane sono ancora alte.L’incubo più pericoloso, però, riguarda il tema della quarantena. In caso di positività – come richiesto dal Comitato Tecnico Scientifico – sarà necessario porre in isolamento l’intera squadra con inevitabile sospensione del campionato. In questo caso sembrano già pronti un piano B, rappresentato da play off e play out, e un piano C costituito dalla cristallizzazione delle classifiche, una soluzione che nessuno si augura di dover mettere in pratica.
Quello che ci troviamo davanti è sicuramente un percorso ad ostacoli ma l’incubo – quello vero – di mancati introiti televisivi (nel mondo calcio pesano oltre il 50%) sembra essere stata il vero motivo trainante per andare avanti e spingersi anche oltre ogni rischio di contagio. Come le note di una famosissima canzone dei Queen, “The show must go on”. Ma il calcio a porte chiuse, lasciatecelo dire, non ha niente a che vedere con lo spettacolo. Questo, però, è tutto un altro discorso.
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