Adriano Gaito Presidente della Fondazione Circolo Artistico Politecnico di Napoli è stato Presidente del prestigioso Circolo Canottieri Napoli e Vicepresidente del Panathlon Club Napoli . Ha sempre profuso il massimo impegno e passione nella cura dell’arte e dello Sport.
Intervista di Francesco Schillirò
- La nostra nazione è stata sconvolta dalla Pandemia SARS Cov 2. L’opinione pubblica si chiede come sarà la ripresa dell’attività lavorativa, economica e sportiva, ma a mio avviso si trascurano le considerazioni sull’arte e sulla cultura. Lei da Presidente della Fondazione “Circolo Artistico Politecnico”, cosa ne pensa?
Tutta la nostra Europa è stata sconvolta dalla crisi pandemica con punte significative nel nord del nostro Paese. Ormai dobbiamo ragionare solo in termini di gruppo. Essere isolati è un male. A parte ciò, devo confessare che mi preoccupano molto di più le crescenti difficoltà economiche e lavorative. La ripresa appare difficile e lenta. Richiede una seria programmazione e una partecipazione collaborativa da tutti noi. Si assiste, invece, ad un balletto tra governanti che hanno portato l’Italia ai tempi dei “Comuni”. Tutti, politici ed amministratori in testa, appaiono muoversi senza una “rotta” con relative coordinate. In Germania, il numero dei decessi e dei degenti in terapia intensiva è stato molto contenuto rispetto a Spagna e Francia e Italia. Erano già preparati da tempo. Tale stato ha determinato anche una minore aggressione economica: La programmazione era più tarata sui bisogni. La nostra organizzazione domestica ha imposto 450 consulenti centrali, in aggiunta agli altri nelle 20 Regioni del Paese. Ora noi italiani dobbiamo dare mostra delle nostre capacità ed evitare continua lamentele verso la cattiveria degli altri. Il dopo coronavirus mi sembra il momento più propizio. Il Paese è stato messo economicamente in ginocchio. Ma basta non demordere per riuscire a risalire la china in un tempo ragionevole. Abbiamo solo bisogno di operare in maniera coordinata e collettiva seguendo una programmazione articolata settore per settore senza tralasciare alcuno. E’ giusto pensare al negoziante, al barbiere, all’estetista, al tassista, al cameriere, al ristoratore, al barista, all’extracomunitario, al lavoratore in nero, al malavitoso, al detenuto, ma è altrettanto giusto tarare gli interventi verso settori significativi per il recupero dello sviluppo del Paese. Non è possibile dimenticare i musei privati che con la propria azione, creativa, costante e silenziosa, alimentano il Turismo, che rappresenta il 12% del nostro PIL.
- Riusciremo di nuovo ad avere turisti stranieri o ogni Nazione si chiuderà nei propri confini?
Ovviamente io mi auguro che vi sarà la presenza dei turisti stranieri. Se mancasse questo importante flusso, ci troveremmo in un vero dramma. Il nostro territorio è appena lo 0,50% di quello totale del pianeta, la nostra popolazione rappresenta solo lo 0,83% del Pianeta. Di contro siamo il Paese con maggiore biodiversità vegetale (7000 specie), vitigni (530 vitigni autoctoni), animale (58000 specie) e umana. Nonostante questi dati contraddittori l’Italia possiede il 70% del patrimonio artistico mondiale. E’ questo il nostro giacimento di Uranio. E’ questo immenso patrimonio che muove il turismo ed è questo patrimonio che noi dobbiamo valorizzare attraverso il giusto sostegno alle strutture che ne costituiscono il tessuto fondamentale. Una miriade di strutture museali private, veri “Poli attrattivi” che offrono ai viaggiatori occasioni di visioni irripetibili in altre parti del mondo e motivazioni allo spostamento, sono il vero motore del turismo. E’ noto che, carenti altri aspetti, la nostra Napoli e il Territorio della Campania sono “turismoculturale/dipendenti”. Bisogna operare perché i viaggiatori stranieri non si dirigano in altre nazioni. Quale migliore occasione per valorizzarli al massimo? Sono le sale di rappresentanza del Paese. Trattare il settore culturale come un tutt’uno è un errore. La confusione tra chi svolge la funzione di imprenditore e quella del filantropo determina distorsioni nelle scelte. Se guardassimo questi attrattori come il “salotto di casa”, nel quale accogliere gli ospiti nel migliore modo possibile, i turisti stranieri verranno. E’ vero, ci sarà l’esplosione del remoto, ma come si può rinunciare ad andare a visitare un’opera d’arte dal vivo? Non credo che le frontiere resteranno chiuse per molto tempo, ormai la globalizzazione non consente deroghe. Dobbiamo però lavorare intensamente per creare le condizioni della ripresa e, anche se vi saranno molte difficoltà, per l’Organizzazione Internazionale del Lavoro il 37,5% dei lavoratori è impegnato in settori che, forse, non si riprenderanno dalla crisi e che 305 milioni di lavoratori sarà in Cassa Integrazione, io sono convinto che le frontiere riapriranno e che la ripresa ci sarà.
- Se ciò avvenisse, che danno avremmo per il nostro patrimonio artistico?
Ipotizzare che i Paesi possano non riaprire le frontiere determina in me spavento e desolazione. Alla chiusura del Turismo internazionale seguirebbe la chiusura del commercio tra i popoli e il blocco dello scambio di cultura e prodotti di ogni genere. Si agevolerebbero i conflitti dovuti al riemergere di nazionalismi vecchia maniera. Si perderebbero gli effetti positivi delle sinergie in ogni campo. Alcuni sono convinti che tutto potrà essere risolto dallo svilupparsi degli scambi tramite Bit. E’ uno scenario possibile, ma a mio avviso ancora prematuro. Non potrà sostituire tutto e subito. Dovremo affrontare un tempo di transizione, più o meno lungo, ma certamente molto pesante e foriero di contrasti per la supremazia e la sopravvivenza. Basta valutare la attuale corsa a chi produce per primo il “vaccino”. E’ un’ipotesi che respingo. La mente umana ha grandi capacità realizzative. Non credo che questo virus sia invincibile. Ci vorrà tempo, ma bisogna resistere e combattere.
- Cosa ne pensa del Lockdown e della ripresa condizionata?
Il lockdown è stato certamente uno shock assolutamente necessario. Gli effetti si sono visti nel giro di un paio di mesi. Purtroppo l’Italia si fa trovare sempre impreparata. Non è un Paese nel quale impera la prevenzione. Ci si muove solo quando la “casa brucia”. Manca una adeguata programmazione. Credo che se ci fosse stata non avremmo assistito a tanti disastri e non saremmo dovuti restare chiusi in casa per tanto tempo. Si poteva certamente operare meglio. Ma, a quanto pare, i segnali avuti dall’inizio dell’anno sono stati sottovalutati e il 9 marzo si è dovuto chiudere tutto. Il tempo di procurarsi la quantità giusta di mascherine, di guanti, di reagenti, di attrezzature c’era. No! Bisognava attendere l’ultimo minuto o, addirittura, il disastro e quindi muoversi dopo che si è innescare un altro disastro: quello economico. Credo sia inutile recriminare. Bisogna guardare a come far ripartire il motore economico con un propellente più esplosivo, capace di dare una spinta maggiore rispetto al passato, anche recente. La ripresa condizionata non ha alternative. Essa è l’unica risposta allo stallo generale, ovviamente, con una particolare attenzione a non riavviare l’aggressività del SARS Cov 2 e dove disporre un nuovo lockdown. Fortunatamente si è appreso che i guariti, anche se ancora positivi, non hanno prodotto nuovi contagi, ma siamo alle prime esperienze. Tutto è nelle mani del cittadino a qualunque categoria esso appartenga. Sono la sua sensibilità ed il suo senso civico “attori” della “ripresa condizionata”. E’ un concreto processo evolutivo della società nel suo insieme.
- Che interventi dovrebbe fare il Governo a tutela dell’arte?
Non mi stanco di dire che l’arte è il nostro vero giacimento. La nostra primaria fonte di reddito. Per Napoli e i napoletani è poi una vera manna. Albergatori, ristoratori, baristi, commercianti vari, organizzatori di gite, professori, critici, guide turistiche, oggettistica, librerie, teatri, cinema, editori, tabaccai, banche, politici, professionisti, amministratori, locali e tanto altro, vivono a valle, quale indotto dell’arte.
Il turista viene in città e resta in città perché attratto dal patrimonio artistico di notevole dimensioni quantitative e qualitative. Non ha eguali in altre parti. E’ un assioma: Musei e turismo sono strettamente legati ed interdipendenti: se i luoghi d’arte sono chiusi, i turisti non vengono; se i turisti non vengono i musei devono chiudere. Cosa farei io? Mi dedicherei totalmente al potenziamento dell’ospitalità museale, non solo rendendoli accoglienti, ma stimolando e sostenendo economicamente ogni iniziativa. Matera ha vissuto un’esperienza fantastica ed è cresciuta anche economicamente dall’essere stata scelta come Capitale della Cultura. L’intera città e la Regione ne ha tratto e ne trae vantaggi notevoli che si proiettano nel futuro. La stessa cosa si ripeterà per Parma nel 2021, quando sarà la Capitale d’Italia della Cultura. Non mi stanco mai di ricordare ad esempio l’utilizzo della propria casa. Se desidero avere ospiti devo necessariamente potenziare la mia ospitalità, partendo dalla sistemazione degli ambienti più rappresentativi. Più elevata sarà la mia ospitalità, più elevato sarà il numero ed il livello dei miei ospiti. Più persone saranno desiderose di visitare la mia dimora. Non è possibile che ciò non venga capito. Al potenziamento dell’offerta d’arte deve provvedere maggiormente chi ne trae beneficio per la sua attività. Il suo sostentamento non può gravare solo su coloro che con passione, creatività, pazienza, perseveranza difendono dalla dispersione un patrimonio utile alla Comunità. Ed allora, oggi che siamo tutti colpiti da un nemico invisibile e subdolo, le cui conseguenze nel settore spingono alla chiusura, i Governi Nazionale e Regionali, devono muoversi pesantemente e con urgenza e predisporre progetti e piani di sfruttamento della risorsa Arte, attraverso la valorizzazione dei siti. Ho scritto al Governatore, ai Ministri Franceschini e Gualtieri, al Direttore Molinari di Repubblica perché non ci si limitasse a reperire risorse solo per commercianti, studi professionali, ambulatori, aziende di trasporto, imprese di qualsiasi tipo, farmacie, calciatori, lavoratori, cittadini, barbieri, parrucchieri, agenzie, centri di estetica, albergatori, bar, palestre, ristoranti, immigrati, lavoratori in nero, detenuti di qualsiasi grado di gravità.
Bisogna reperire fondi adeguati per l’arte. In particolare per i musei privati, per quelli Statali provvede il Paese, che devono predisporre le strutture alla riapertura, fare i conti con i diktat del Comitato tecnico scientifico, adeguare l’organizzazione, munirsi di dispositivi di sicurezza, termo scanner, programmi di sanificazione degli ambienti, controllo del numero di accessi, separazione di spazi di entrata e uscita, giusto equilibrio tra microclima per le opere e una perfetta manutenzione dei condizionatori, formare il personale, assumersi la responsabilità penale sui contagi interni, ecc. ecc. Come afferma Pappalardo su Repubblica serve un patto tra pubblico e privato che garantisca il futuro del patrimonio artistico ed eviti l’annullamento del flusso turistico culturale.
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