–di Adriana Balzarini–
Mentre i Giochi di Tokio 2020 sono sospesi e rinviati al 2021 per la pandemia ma il fuoco di Olimpia viene conservato acceso come segno di speranza.
L’Olimpiade invece sognata per la Germania, verrà annullata in seguito allo scoppio della Guerra Mondiale, anche se i tedeschi per l’organizzazione si erano buttati a capofitto fino all’ultimo momento in cui venne dichiarata la sospensione definitiva.
La Prima Guerra mondiale che dal 1914 al 1918 coinvolse buona parte dell’Europa oltre ad altri Paesi del Continente e nel 1917 coinvolse anche gli Stati Uniti; il CIO a questo punto si trovò di fronte a grossi problemi per l’organizzazione dei VI Giochi olimpici. L’attività sportiva divenne difficile da praticare per ovvie ragioni in tutte le nazioni coinvolte. Pierre de Coubertin scriverà a riguardo nelle sue memorie: “La guerra creò uno stato di cose che rischiava di mettere in pericolo l’essenza stessa dell’istituzione olimpica”.
Il 4 luglio 1912, alla 15a sessione del CIO tenutasi a Stoccolma, il Comitato Internazionale Olimpico assegnò la sesta edizione dei Giochi moderni a Berlino ma la Germania era una delle nazioni in guerra e fin dall’inizio delle ostilità si capì subito che lo svolgimento dovessero essere sospesi, pur salvando la numerazione (la sesta) in omaggio alla tradizione i Giochi. Il CIO trovò grosse difficoltà nel contattare i Paesi membri attraverso i loro rappresentanti e in più non aveva previsto ancora una sede ufficiale, fino allora tenuta a Parigi. Il barone de Coubertin scriverà ancora nelle sue memorie:” Dopo aver avvisato quei membri con cui potevo ancora comunicare, decisi di rinunciare ad altre impossibili consultazioni e guardai alla neutrale Svizzera come sede del CIO”.
Fu così nel 1915 la sua “idea-progetto” divenne realtà e la scelta cadde sulla città di Losanna in Svizzera (Paese neutrale al conflitto) che ancora oggi la vede come sede amministrativa mondiale dell’organo del CIO. Nello stesso anno l’Italia entrò in Guerra e l’Italia remiera contribuì alla nascita del CONI.
Per i Giochi, nel frattempo Berlino vide la nascita del nuovo stadio olimpico con 30.000 posti che sarebbe dovuto essere, secondo lo storico olimpico Volker Kluge, “ un sito centrale – dimora spirituale dello sport tedesco” .
Venne effettuata anche l’inaugurazione l’8 giugno 1913 alla presenza di Guglielmo II. Il complesso sportivo di Berlino nella zona di Grunewald fu successivamente demolito, e lo Stadio Olimpico per i Giochi del 1936, esistente ancora oggi, fu costruito nello stesso sito.
Quando il conflitto finì si pose il problema di riorganizzare i Giochi e la scelta della sede cadde sulla città di Anversa, città che aveva posto la sua candidatura già nel 1914. De Coubertin si rese conto che gli animi erano ancora “infiammati” fra i vincitori e i perdenti e che sarebbe stato rischioso ed imprudente far sfilare le squadre insieme e vicino. Egli stesso nelle sue memorie scrisse che il CIO decise di non invitare ai Giochi le cinque nazioni che erano uscite sconfitte dalla Guerra: Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria e Turchia. Sempre nelle sue memorie ritroviamo il passaggio che sancisce questa scelta: “…d’altra parte, proclamate solennemente un qualsiasi ostracismo, sia pure all’indomani di un conflitto che aveva insanguinato l’Europa, sarebbe equivalso a derogare da quello spirito olimpico, che fino ad allora era sempre stato così resistente, e quindi a creare un pericolo precedente. “. Del resto questa soluzione era molto semplice; in fondo ad ogni Olimpiade è il Comitato organizzatore che trasmette gli inviti, secondo la formula adottata fin dal 1896 ( anno della prima Olimpiade moderna). La decisone sembrò così essere corretta dal punto formale al punto che i rappresentanti della stampa di questi Paesi non-partecipanti alla rassegna sportiva furono presenti anche se nei loro report non fu molto teneri nei confronti dell’organizzazione definendo i Giochi carenti, anche se in realtà non lo furono.
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