–“La Patria non è un’opinione. O una bandiera e basta. La Patria è un vincolo fatto di molti vincoli che stanno nella nostra carne e nella nostra anima, nella nostra memoria genetica. È un legame che non si può estirpare come un pelo inopportuno”. (Oriana Fallaci)
di Massimo Rosa
Cosa c’è di meglio di questo profondo e significativo pensiero di Oriana Fallaci per sottolineare il sentimento delle persone, seppur lontane nel tempo, nel periodo in cui muoveva i primi passi la “Ginnastica Pro Patria et Libertate”.
All’epoca il concetto di Patria era fresco di imprinting, nato solo un decennio prima al termine del periodo risorgimentale, quando l’Italia di fatto diventava una nazione, dopo la conquista di Roma il XX Settembre 1870.
Così nel periodo postrisorgimentale nascevano le società sportive, la cui filosofia era quella di temprare e forgiare i giovani in caso di un qualsiasi evento bellico (premonitori).
Dunque in quel tempo nascono le società ippiche, quelle di ginnastica, quelle del tiro a segno e quelle di scherma.
A Busto nasce nel 1881 la “Ginnastica Pro Patria et Libertate”, una tra le società più vecchie e gloriose italiane.
Questa società, un po’ come tutte, al proprio interno erano praticati altri sport come la ginnastica, la scherma ed il tiro alla fune, sport in gran voga. Più tardi anche il football.
Sul fare degli anni ’80 fanno capolino i primi “pedatori” della palla. Sono principalmente stranieri che lavorano nel territorio Busto-Gallarate votato all’industria tessile. Questi sono soprattutto ingegneri, periti, operai provenienti dalla vicina Svizzera, dall’Austria, dalla Germania e financo dall’Inghilterra, dove il calcio sta già conoscendo popolarità.
Da noi è sbarcato da poco a Genova, dove i marinai inglesi si dilettano a giocare a pallone sul molo del porto.
Di lì è dunque partita la scintilla che ha fatto innamorare anche gli italiani.
Ma ritorniamo a Busto. Se da un lato gli stranieri-lavoratori contribuiscono alla sua popolarità non di meno è l’apporto dei giovani abbienti locali che, freschi di studi all’estero alfine di conoscere le nuove e moderne tecnologie, o perché liceali, avevano conosciuto questo nuovo e divertente sport.
Così iniziano le sfide tra italiani e stranieri, dove da battere sono sicuramente i maestri inglesi, gli ideatori del football o “Furbal”, come pronunciato in dialetto.
Non c’è prato dove non si svolga una partita, non c’è partita dove non finisca in rissa tanto forte è l’agonismo dei contendenti. Ma questo è il bello di quel calcio che, senza rivalità e senso di appartenenza, non sarebbe successivamente esploso.
Il terreno più ambito è quello di via XX Settembre, leggermente in salita, ma poco importa.
La passione è tale che i ventidue protagonisti di ciascun match si montano le porte, si tracciano le linee forzatamente sghembe del campo, vanno a prendere in prestito sedie per dare vita alle antesignane tribune, affittandole agli spettatori che sempre di più arrivano attratti dal nuovo affascinante sport, poiché il divertimento è assicurato.
Di questo proliferare di partite e d’interesse tra la gente non può non accorgersene la “Ginnastica Pro Patria et Libertate” che inizia ad accogliere questi nuovi sportivi, un po’ come sta avvenendo anche in altre città.
Il fenomeno non tarda ad imporsi ovunque in Italia, tanto che la Federazione Ginnastica Nazionale comincia a non vedere di buon occhio questa concorrenza, invitando le società a rallentare le adesioni del “Furbal”.
Così accade anche a Busto, dove il calcio continua ad essere praticato con immutato entusiasmo, con la freddezza della gloriosa società bustocca. Ma è solo questione di tempo.
Nel frattempo, siamo nel 1906, nasce la prima società calcistica di Busto: la mitica e storica Aurora.
Primo presidente Roberto della Torre. Prima sede l’albergo Tre Re di via Milano che, non a caso, è di proprietà di Attilio Tre Re, futuro mediano-mezzala del Milan. I colori sociali della casacche sono quelli a strisce bianco-blù della “Ginnastica Pro Patria et Libertate”. A seguito di questa prima e determinante realtà dell’arte pedatoria nascono altre società.
Nel frattempo scoppia la prima Guerra Mondiale. Moti giocatori partono per il fronte, da cui torneranno macilenti e mutilati nel corpo e nello spirito, tra questi anche Piero Guidali e Remigio Bossi, che, viste le difficoltà economiche, e perché no sociali, pensano bene di riunire tutte le realtà calcistiche bustocche in una sola realtà. Così presso il Caffè Brugioli la proposta è accettata: nasce la “Unione degli Sport Bustesi, Pro Patria et Libertate 1881 sezione Calcio”, primo presidente il Cav. Carlo Marcora. Neanche a dire la casacca è quella a strisce verticali bianche blu, quella che ancora ai giorni nostri regala emozioni ai bustocchi. Oggi come 100 anni fa.
MR
P.S. La Pro Patria mi ricorda il primo calciatore di pelle nera da me visto contro il Verona: Washington Cacciavillani.
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