–da Russia Oggi. “Il viaggio di due automobilisti italiani. Novemila chilometri in pieno inverno”.–
Una canzone per caricarsi, Stalingrado degli Stormy Six. Un fuoristrada e tanto coraggio. Ma la scommessa – raggiungere Volgograd in auto dall’Italia, per di più d’inverno – sembrava già persa in partenza. “Per una bufera di neve tra Toscana e Emilia Romagna, trovammo la strada chiusa e accumulammo subito tre ore di ritardo”. L’obiettivo era arrivare per l’anniversario della vittoria dell’esercito sovietico sui tedeschi, e quindi fare ritorno. Nonostante le premesse e dopo quasi 9mila chilometri (8.777 per la precisione), missione riuscita per i piloti di rally Emanuele Calchetti e Guido Guerrini: “Con buona pace degli sponsor – raccontano ancora soddisfatti a Russia Oggi – decidemmo che il nostro fuoristrada doveva raggiungere Roma con addosso il fango raccolto nelle strade di mezza Europa”.
E il viaggio, compiuto dal 21 gennaio al 15 febbraio del 2011, è diventato un libro: “Via Stalingrado – Tra neve, pel’meni e ricordi di guerra” (Petruzzi Editore). Con tappe in ex Jugoslavia, Ungheria, Romania, Moldavia, Transnistria e Ucraina. “Gli scopi del viaggio erano tre – spiegano i protagonisti – dimostrare che si poteva effettuare un viaggio così difficile con un veicolo ecologico, un pick-up a gpl messoci a disposizione dalla casa cinese Gonow; in secondo luogo, ripercorrere i luoghi della tragica ritirata delle truppe italiane durante la Seconda Guerra Mondiale. E, non ultimo, consegnare vestiti alla comunità Giovanni XIII che nella città russa assiste i senzatetto. In ogni viaggio cerchiamo sempre di aiutare associazioni o enti benefici che lavorano lungo il percorso”.
Avventurieri, ma non inesperti. Guerrini e Calchetti, uno come pilota, l’altro come responsabile della logistica, erano già passati alle cronache insieme ad altri amici per un’altra impresa: il viaggio realizzato nell’estate del 2008 da Torino a Pechino su una Fiat Marea, attraverso la Siberia, poi raccontato nel libro “Aregolavanti!”. “Da quell’esperienza nacquero l’omonima associazione, la Torino-Pechino appunto, che realizza raid con mezzi ecocompatibili e una squadra di Rally che corre i campionati della stessa categoria”. Gente che ce l’ha nel dna: il padre di Guerrini con altri compagni raggiunse Mosca a inizio Anni Settanta con una Fiat 128.
Tra strade dissestate e lunghe attese per passare le dogane (“in più di una occasione ci è tornato utile conoscere il repertorio di Pupo e Celentano”),“Via Stalingrado” descrive paesaggi e panorami affascinanti. Dalla celebre scalinata di Odessa, innevata, alle piccole Lada che camminano sul Don ghiacciato (“eravamo tentati anche noi, ma visto il carico, abbiamo preferito non rischiare”). Il libro si sofferma anche sui cambiamenti sociali ed economici avvenuti negli ex Paesi comunisti. Oltre a fornire una galleria delle tradizioni culinarie dei singoli paesi: “Tornati – raccontano sempre Calchetti e Guerrini – ci siamo divertiti a riproporre agli amici borsch e pel’meni”.
Tanti dettagli, anche curiosi:“L’immancabile peluche di Cheburashka alla mostra sui giocattoli di Chisinau in Moldavia è diventato da quel momento la mascotte di tutti i nostri viaggi”. E la scoperta di piccoli cimeli di epoca sovietica. “Come la lettera lasciata da Jurij Gagarin nei saloni sotterranei delle cantine di Cricova dove l’astronauta festeggiò un suo compleanno” aggiunge Calchetti, appassionato della storia e della cultura della Russia e dei Paesi dell’Est. “Sicuramente abbiamo vissuto alcuni momenti difficili. Per colpa di una indicazione sbagliata siamo finiti impantanati in Moldavia lungo una strada dove passavano solo carretti. Ma ne siamo sempre usciti”.
Nutrita, infine, la galleria di personaggi: “l’italiano di Transinistra” Sergio, le babuske che escono di mattina presto per la messa domenicale a Berdjans’k, i reduci dell’Armata Rossa che depongono i fiori sotto la statua della Madre Russia. E i poveri i di Volgograd. Per loro, per dare una mano al centro Giovanni XXIII, che Calchetti è in partenza con un visto di tre mesi. Intanto però si lavora già a una nuova impresa: “Torneremo a Volgograd il prossimo anno – assicurano i due piloti -, magari soffermandoci di più in quei posti dove non ci siamo potuti trattenere a lungo la prima volta”. Ovviamente, sempre in auto.
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Fonte: Russia Oggi