–di Massimo Rosa–
Simili a degli eroi, abbiamo il cuore a strisce
Portaci dove vuoi, verso le tue conquiste
Dove tu arriverai, sarà la storia di tutti noi
Solo chi corre può, fare di te la squadra che sei.
Juve, storia di un grande amore
Bianco che abbraccia il nero…
Chiedermi perché tifo Juve sinceramente non lo so, so comunque che la mia prima maglietta da calcio, si era agli inizi anni ’50, era a strisce bianco e nere. Perché avevo proprio quella, anche questo è un mistero.
Suppongo però che nel negozio dove fu comprata fosse magari l’unica (era di là a divenire il variegato merchandising dei giorni nostri) e, quindi, giocoforza quello passava il convento. Ho cercato spesso altre motivazioni e l’unica che potrebbe avere un certo qual senso è che mia nonna era di Torino ed il bisnonno di Cuneo.
Ma sinceramente non ci credo poi tanto.
Forse c’era il fatto che i giornali di quegli anni erano stampati in bianco e nero, e tra questi “Il Calcio Illustrato” che tutti noi, frementi, aspettavamo il martedì mattina in edicola, una sorta della domenica Sportiva su carta. E lì potevi leggere la cronaca accompagnata da molte foto.
Forse c’era anche il fatto che Juve, Milan, Inter e Toro erano le squadre con già diversi scudetti cuciti sul petto, quegli scudetti che noi ragazzi di provincia mai avremmo pensato potessero appuntarsi sulle maglie delle nostre squadre cittadine, caso eccezionale la mia Hellas Verona che questo miracolo lo compì nel campionato 1984-1985, annata straordinaria guidata da Osvaldo Bagnoli, l’uomo della Provvidenza venuto della Bovisa.
Sta di fatto che a distanza di oltre settant’anni quei colori bianconeri non solo li ho nel cuore, ma me li sento come una seconda pelle su cui sono tatuati i 37 (aggiornamento al 2019) orgogliosi scudetti tricolore, non uno di meno.
Ripensando a quei grigi anni ’50 ricordo che nella via dove abitavo, il nostro era uno dei pochi televisori esistenti. Ed ogni sabato pomeriggio era trasmessa una diretta della serie A, così casa mia diveniva uno stadio.
Il nitido flashback della memoria ancora mi regala immagini della sola Juventus e di nessun altro, ecco e sempre forse un altro motivo.
A lato del perché c’è anche un’ampia galleria di “Amarcord” a suffragare la mia forte juventinità, come ad esempio quel 14 febbraio 1962 in cui assistetti al Comunale di Torino ai quarti di finale di Coppa dei Campioni contro il mitico ed irripetibile Real Madrid, quello dei Di Stefano, dei Puskas, dei Gento, contrapposto alla Juve dei Boniperti, dei Charles e dei Sivori. Che spettacolo indimenticabile.
Sono anche juventino, e qui lo affermo consapevolmente, perché la Signora ha conosciuto momenti notoriamente difficili, giusti o sbagliati che fossero, dai quali ne è uscita a testa alta partecipando, con i suoi campioni del mondo e con la nuova nidiata di cuccioli usciti dal proprio vivaio, ad un campionato ad handicap di serie B in tutta umiltà, scoprendo quanto fosse popolare ed amata ovunque.
Essere juventino è uno status particolare, e mi spiego: esserlo significa fare parte di una vasta comunità che non conosce frontiere, che travalica le ristrette mura di Torino dilagando quindi all’esterno, facendo così della Juventus la società italiana apolide per eccellenza. La testimonianza ne è che gli incassi degli stadi dov’è ospitata fanno registrare i record di presenze, che sia in testa alla classifica oppure no.
La sua storia è anche infarcita di ben otto Palloni d’Oro ad avvalorare la bontà delle scelte, che hanno soddisfatto noi tifosi: Omar Sivori (1961); Paolo Rossi (1982); Michel Platini (1983/4/5); Roberto Baggio (1993); Zinedine Zidane (1998); Pavel Nedved (2003) e Paolo Cannavaro (2006). Per non parlare di essere da sempre il serbatoio per eccellenza della Nazionale pluricampione mondiale.
Per chiudere questo mio intervento sul “Perché tifo…” vi faccio una piccola confidenza: quando vado a Torino, e sono in mezzo agli altri compagni di fede, sono un po’ geloso perché sono costretto a dividere la Juve con loro, considerandola solo come mia… e un po’ degli Agnelli, of course. Penserete che sono un poco loco, forse ma è così.
Andate e portate il messaggio, non ve ne pentirete. E Forza Juve.
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